33.

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I giorni passano inesorabilmente lenti ed è davvero frustante far finta che Luca non esista, ma fortunatamente Marta e Camilla mi stanno vicino, ogni tanto vengono anche a casa mia per vedere qualche film o fare un po' di gossip, mi costringono ad uscire e quando sto con loro mi sento meglio.
Camilla mi ha perfino proposto di fare a cambio di posto, io ho accettato e lei si è seduta dietro con Luca, non l'ha mai sopportato più di tanto, ma l'ha fatto per me e le sono infinitamente grata.

Durante queste due settimane è capitato di incrociarci ogni tanto nel portone o per le scale, oltre che a scuola, io l'ho ignorato e lui... lui pure.
A quanto pare non ero così importante come mi faceva credere di essere.

Però nonostante il male che mi ha fatto, nonostante siamo stati poco insieme e ci conosciamo da poco più di tre mesi, è l'unica persona che è stata in grado di farmi provare cose sconosciute, parlare di amore è troppo, ma è qualcosa che si avvicina, anche perchè non saprei descrivere cos'è l'amore.

Questa sera ho un appuntamento con Samuel, in verità non volevo nemmeno andarci, ma le mie due amiche hanno insistito affinchè ci uscissi, continuano a ripetermi che devo andare avanti e stronzate del genere, ma ancora non sanno che tra poco più di due settimane, una volta iniziate le vacanze di Natale, in questa città non metterò più piede.
So che dovrei dirglielo, ma aspetto il momento giusto per farlo.
Inutile dire che mia madre ha fatto i salti di gioia quando l'ho chiamata giorni fa, ha iniziato già a chiedere il trasferimento per scuola.

Mi sono vestita fin troppo semplice oggi, nulla di elegante, sfarzoso, semplicemente un jeans, un maglioncino, Nike e un giubbotto.

Samuel mi avvisa che è appena arrivato sotto casa, mi precipito verso la porta ma trovo un bigliettino, mi abbasso a prenderlo e riconosco immediatamente la scrittura un po' storta di Luca.

"So che devi uscire con Samuel, se ti serve baby chiama me, uno squillo e sono già da te."

Non riesco a non sorridere a queste semplici parole, infilo il bigliettino in tasca e scendo.

"Ehi Eva." Mi sorride il ragazzo venendomi a salutare non appena esco dal portone.
"Ciao Samuel." Saluto ricambiando il sorriso.
"Pronta per andare?"
"Dove andiamo?" Chiedo curiosa.
"In un ristorante carino, nulla di troppo sofisticato, ma nemmeno una trattoria." Mi risponde con un tono saccente, se inizia così non credo che finirà bene.
"Mi avvisavi, mi sarei vestita meglio!" Ridacchio cercando di mascherare il mio disagio.
"Stai benissimo con tutto!" Ribatte lui, ma non hanno nessun effetto su di me le sue parole.

Saliamo in moto e partiamo, guida un po' troppo velocemente per i miei gusti, ma fortunatamente il ristorante non è molto lontano, un paio di minuti fuori Salerno.
A primo impatto sembra molto chic e raffinato e lui è vestito in camicia e giacca, io sono totalmente fuori posto. Credevo fosse un appuntamento normale, una passeggiata e una birra, non in un ristorante, se sta cercando di fare colpo, beh, ha sbagliato, questo avrebbe funzionato con la vecchia Eva.

Ci accomodiamo e mi fissa con mezzo sorriso accennato senza spiccicare una parola, il mio imbarazzo è alle stelle, non so cosa fare o dire e senza pensarci prendo il bigliettino che ho conservato nella tasca dei jeans e mi spunta un sorriso a 32 denti.

"Cos'è?" Chiede il ragazzo di fronte a me evidentemente incuriosito dalla mia reazione.
"Nulla di importante." Dico schiarendomi la voce e tornando a lui, anche se preferirei essere qui con Luca, correrei in bagno a chiamarlo, di venire a salvarmi da questa situazione, ma ricordo il motivo per cui non gli parlo più e cambio repentinamente umore.

"Signori avete già in mente cosa ordinare?" Si avvicina un gentile cameriere mentre ci sorride.
"Per me un filetto di manzo andrà bene." Rispondo io.
"Una tartare al salmone per me, grazie." Risponde invece Samuel.
"Gradite del vino?"
"Sì molto, grazie." Aggiungo sbrigativa io, non vedo l'ora che passi questa serata.

Samuel cerca di conversare, ma la mia testa è altrove, il mio pensiero torna sempre a Luca.

"Eva, so che Camilla e Marta ti stanno chiedendo come va questo appuntamento, ma potresti togliere il cellulare? Eva tu mi piaci, davvero, ma devi dirmelo se per te non è la stessa cosa, non prendiamoci in giro." Vedo gli occhi supplicanti di Samuel implorare la mia attenzione e mi rendo conto di quanto egoista sia stata, ho passato la serata a lamentarmi con Marta e Camilla, a rispondergli il minimo necessario e far cessare le varie conversazioni.
"Lo so Samuel, scusami, è un periodo un po' così, sei un bel ragazzo, simpatico, stronzo il giusto ma anche dolce, però non sono in vena di conoscere nessuno, mi dispiace." Dico io e lo penso sul serio.
"Perchè hai accettato allora?"
"Pensavo ci saremmo presi una birra e fatto quattro chiacchiere, non serve un ristorante per impressionarmi, ma lo apprezzo e ti ringrazio."
"Ti accompagno a casa?" Mi chiede dolcemente e io annuisco.

Dopo un battibecco su chi dovesse pagare il conto, tra l'altro abbastanza salato, torniamo in sella alla moto, l'accende e partiamo, solo che ho una brutta sensazione che mi attorciglia lo stomaco.

"Samuel attenzione!" Urlo vedendo una macchina a tutta velocità che si avvicina in controsenso verso la nostra direzione.

Mi spinge giù dalla moto in movimento e rotolo a filo del guardrail e sento un tonfo assordante e subito dopo l'auto che riparte.

Non riesco a muovermi per via della caduta e non riesco a pensare lucidamente, riesco solo a chiamare Luca, il mio primo pensiero.
"Abbiamo fatto incidente, chiama qualcuno, stiamo sulla strada per il ristorante 'Piano A'."
"Non dire altro, arrivo." Lo sento dire preoccupato, mentre chiudo la chiamata e cerco di alzarmi per controllare dov'è e come sta Samuel.

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Oggi ero particolarmente ispirata ed eccovi un secondo capitolo!
So che mi odierete per questo finale ma cercherò di pubblicare il prima possibile.
Grazie a tutti/e per il supporto che state dando a questa storia.
Bacini xx♥️♥️

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