Suona la sveglia, come se avessi chiuso occhio 'sta notte.
Mi alzo svogliatamente dal letto, non ho nemmeno le forze di fare yoga oggi.
Mi guardo allo specchio e il mio aspetto è terrificante, ho due occhiaie nere, il viso è pallido e spento, come i miei occhi.
Mi servirà una seduta di restauro per andare a scuola, altro che filo di cipria oggi. Meglio mettersi al lavoro.Beh, il risultato finale mi piace, non male, mi complimento con me stessa.
Mi infilo dei mom jeans, una felpa cropped della Nike e le Air max bianche, chiodo di pelle nero e sono pronta.
Sono addirittura in anticipo oggi, farmi una passeggiata non mi farà male, quindi esco di casa."Mi fai passare?" Dico scocciata a Luca che è stravaccato sulle scale bloccandomi il passaggio.
"Solo se parliamo." Ribatte lui.
"No, abbiamo già parlato, non ho nulla da dirti, quindi levati dal cazzo." Sto veramente perdendo la pazienza.
"Facciamo così, entriamo alla seconda ora, ci andiamo a prendere un caffè, tu puoi anche non rivolgermi la parola tutto il tempo, basta che mi ascolti." Dice con voce supplichevole, vorrei tanto dirgli di no, ma non ce la faccio, voglio sapere cosa ha da dirmi, quindi mi limito ad annuire, sorride e lo seguo mentre scende le scale."Era buona la pizza ieri." Dice interrompendo il silenzio tra noi.
"Buon per te allora." Sputo acida facendo una smorfia di disgusto.
"Sai che sei buffa quando fingi di fare l'arrabbiata?"
"Non sono arrabbiata, nè delusa o ferita. Non mi fotte un cazzo."
"Beh, è un passo in avanti. Sediamoci fuori."Non mi ero nemmeno accorta che fossimo arrivati al bar, ci accomodiamo e dopo una decina di minuti, il cameriere ci porta due caffè.
"Allora? Che volevi dirmi?" Chiedo spazientita mentre mi accendo una sigaretta.
"Già che mi parli mi fa piacere. Comunque, io ero serio. Non volevo ferirti, ma io sono così. A me piace stare in tua compagnia -quando non fai la stronza acida- ci aiutate con la situazione che ho a casa, quando sto con te riesco a non pensare a quanto cazzo sono incasinato e poi sai tenermi testa."
Quasi mi strozzo col fumo."Non so come dirlo, ma sarò più schietto possibile e senza fare giri di parole. Fisicamente mi fai impazzire e non negare, tra noi c'è attrazione fisica e mentale, non cerco una ragazza, non so provare amore o quelle cazzate lì, non sono il tipo."
"Aspetta." Comincio fingendo una risata.
"Non ho mai detto di essermi innamorata o quelle cazzate lì, ho avuto più ragazzi ma non mi sono mai innamorata, quindi credo tu abbia frainteso un po' di cose. Di certo tu non cambierai niente." Dico stizzita.
"Ma hai confessato che hai provato qualcosa, però."
"Era appena morto mio padre, ero confusa e mi sbagliavo, non farti strane idee." Fingo disinvolta mentre spengo la sigaretta nel posacenere.
"Amici come prima?"
"Si, quel che ti pare."
"Mi accompagni a prendere l'erba e poi entriamo in classe?"
"Okay."
Paga i due caffè e ci incamminiamo tra le stradine di Salerno.Incontra un tizio incappucciato che gli passa una bustina con l'erba, paga e andiamo via, dirigendoci verso scuola.
"Cazzo, la cinofila." Dice sussurrando a denti stretti, mentre si avvicinano a passo svelto verso di noi.
"Ora?"
"Ora dobbiamo scappare, seguimi." Mi prende per mano e iniziamo a correre.
"Fermi voi due!" Sentiamo le urla del carabiniere, il suo cane del cazzo abbaiare e i passi svelti che ci inseguono.Che situazione.
Ho l'adrenalina a mille, ma non ho la più pallida idea di dove mi stia portando, ma per sta volta mi fiderò di lui.
Fuma come un turco ma come corre svelto, faccio fatica a stargli dietro."Più veloce o finiremo nella merda prima che tu te ne accorga." Dice tra un respiro e l'altro, ma io a stento mi sento le gambe, mi giro per una frazione di secondo e credo che l'abbiamo seminato.
Stiamo comunque continuando a correre e svoltando tra mille stradine desolate che sembrano tutte uguali, finché non terminano e troviamo davanti a noi un vecchio Hotel abbandonato, ci fermiamo a riprendere fiato.
"Vieni con me." Dice ancora affaticato.
"Non sarà pericoloso? Questo edificio sembra possa crollare da un momento all'altro."
"Fidati di me, vengo sempre qui."E per la seconda volta nel giro di pochi minuti, mi ritrovo ad aver fiducia in lui, tanto ormai. Lo seguo tra le macerie, vetri rotti e calcinacci, finché non arriviamo sul tetto di questo lugubre posto.
Si siede sul cornicione con le gambe a penzoloni.
"Siediti." Mi intima e lo accontento, anche se avrei preferito di gran lunga stare in piedi.
Si accende la canna appena rollata e me la passa.
"Da quando vieni qui? Come conosci questo posto?" Chiedo ingenuamente.
"Una volta, a casa mamma non c'era, mio padre era ubriaco e voleva picchiarmi, ma sono riuscito a scappare, ho corso per un po', mi sono perso, poi ho trovato questo posto. Fortunatamente non trovai nessun barbone o drogato, rimasi su questo tetto fino all'alba. Da quel giorno è diventato il mio posto sicuro. Ci vengo da solo, quando non mi va di stare con nessuno."Dice guardando il panorama che si vede da quassù, gli prendo la mano e mi sorride, ma è un sorriso triste.
"Mi dispiace."
Non so che altro dirgli.Ma se ci viene quando non gli va di stare con nessuno perché mi ci ha portata?
Eva, basta con i film mentali.
Probabilmente era nel panico scappando da quel carabiniere e mi ha portata nel suo 'posto sicuro'.
Proprio per evitare altre batoste, evito di fargli questa domanda, conosco già la risposta.
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Dimmi di noi.||Capoplaza
FanficDue ragazzi provenienti da realtà diverse. Eva, figlia di un ricco imprenditore Milanese è costretta a trasferirsi a Salerno, città natale della madre. Ed è proprio qui che incontrerà un ragazzo, Luca, che è più incasinato di quanto crede.