21.

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"Quindi te ne andrai a Milano?" Mi domanda Luca passandomi la canna e prendendo una manciata di patatine.
"Non lo so, io non voglio." Espiro.
"Non voglio entrare troppo in merito, ma il diploma lì vale molto di più, poi tornerai dai tuoi amici e tutto il resto."
"Vuoi che me ne vada via?" Chiedo in modo accusatorio, alzando di un ottavo la mia voce.
"No! Ma sicuramente lì avrai più possibilità." Risponde calmo.
Mi prende la mano, ma io mi allontano dalla sua presa.

Mia madre ha ragione, non credo porti nulla di buono questo ragazzo e in men che non si dica si sarà dimenticato di me. Ma cosa potrei aspettarmi in fin dei conti?

"Portami a casa." Il mio tono non accetta repliche, mi alzo e lo guardo con le braccia conserte.
"Ma che ho detto di male?" Chiede confuso.
"Perché mai a nessuno frega di Eva! Gli unici sono Mirko e Gionata! Ero molto legata al mio vecchio gruppo, ormai a stento ci sentiamo e per di più è entrata una troia che ha preso il mio posto! Mi ha sostituita in due settimane! Quando sono scesa qui, secondo te, a mio padre è fregato qualcosa? No! Mia madre probabilmente salirà lasciandomi qui! E sai perché? Perché a nessuno fotte un cazzo di me! Io me ne vado!"
Urlo tutto d'un fiato, mentre le lacrime scorrono veloci sulle mie guance, è doloroso ammetterlo ad alta voce ma anche liberatorio.
Non credo di essermi mai sfogata in questo modo.

Mi giro e inizio a correre fino ad uscire da quel posto. Non so nemmeno dove mi trovo, girovago un po' e noto un muretto dove sedermi e calmarmi, prima che mi venga un attacco di panico.

"Eva, che cazzo fai? Ti avevo persa! Non puoi girare in questi quartieri da sola, di notte."
Luca mi raggiunge col fiatone, io non rispondo, continuo a tenere la testa china, nella speranza di calmare il mio pianto.

"Non piangere, a me importa di te." Dice mentre mi stringe a sè, ma non ricambio l'abbraccio, mi limito a poggiare la testa sul suo petto.
"Non dire cazzate, in men che non si dica avrai trovato un'altra da prendere per il culo."
"Non sei come le altre." Mi sussurra e mi lascio coccolare da quella che so essere una bugia bella e buona.
Ma adesso ne ho bisogno, quindi non aggiungo altro.

Odio me stessa quando piango, ancora di più quando lo faccio davanti a qualcuno, soprattutto davanti a lui.
Non voglio che pensi che sono fragile, ma in fondo lo sono, la corazza che mi sono costruita è tutta apparenza, non sono forte come sembro, non lo sono per niente.

"Ti riaccompagno a casa." Dice dolcemente, staccandosi da me e asciugandomi le lacrime.
Mi prende per mano e ci avviamo verso la macchina.

Durante il tragitto nessuno dei due spiccica una parola, ma a me sta bene così.

"Domani vuoi venire con me e gli altri a scuola?" Chiede prima di entrare nel suo appartamento, accetto e lo saluto.

Luca's Pov.

Saluto Eva che è entrata in macchina e guido per andare a prendere i miei amici.

Ieri sera, dopo quello che è successo, non ha spicciato una parola e questa mattina non sembra da meno.

"Luchè, sei pronto per sta sera? Ciao Eva." Mi chiede Mario entrando in macchina, seguito dagli altri due che ci salutano allegramente.
"Cosa?" Chiedo confuso.
"Sta sera combatti, te ne sei scordato? Eva vuoi venire?" Continua lui.
"Mario sta' zitto!" Sentenzio girandomi verso di lui, che sgrana gli occhi e alza le mani in segno di discolpa.

Cazzo.

"Cosa fai? Combatti? Ma sei serio?" Urla la ragazza accanto a me.
"Lascia stare, non sono affari che ti riguardano." Dico brusco.
"Ragazzi, vengo anche io. Mario, se non ti dispiace, puoi venirmi a prendere tu? Luca non mi ci porterebbe comunque. Aggiungimi il tuo numero." Chiede sfacciata girandosi verso i sedili posteriori, passando il telefono a Mario. Questa ragazza è incredibile, sa essere una stronza quando ci si mette.
"Non la porti da nessuna parte." Aggiungo.
"Non sei nessuno per dirmi cosa posso fare o meno."
"Dai Lù, calma, che c'è di male?" Chiede Ava come se nulla fosse.
Preferisco non rispondere, finalmente siamo arrivati.

Non volevo coinvolgerla in questa merda, Eva sa fin troppo di me, non doveva sapere anche questo.
Fanculo Mario e quella sua boccaccia che non sa tenere a bada, in tutti i sensi.

"Andiamo nei sotterranei, dobbiamo parlare." Dice Eva alzandosi non appena suona la campanella della ricreazione, sbuffo e la seguo.

"Beh, allora?" 
"Che vuoi sapere? Combatto illegalmente e allora? Mi servono soldi." Spiego come se fosse la cosa più naturale al mondo.
"Quindi quella volta in classe in cui dicesti che avevi fatto a pugni con qualcuno non era vero? Nemmeno quella volta che sei venuto a casa mezzo agonizzante?" Chiede incredula, scuoto la testa, non sono proprio in vena di darle spiegazioni.
"E perchè non me l'hai mai detto?"
"Perchè avrei dovuto dirtelo? Fatti i cazzi tuoi, ti ripeto che non sono cose che ti riguardano." Sbotto mentre mi giro per andar via.
"Sta sera verrò, non mi importa. O mi ci porti tu o Mario." La sento insistere, quanto è impertinente. Ma non posso farla andare col mio amico, ancora dovesse venirgli in mente l'idea di baciarsela di nuovo.
"Alle 20 fatti trovare pronta, ci vediamo in classe." Dico e raggiungo gli altri.




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