19.

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"Cazzo Luca! Oggi avevamo il compito di chimica, quella non ce lo fa recuperare."
Gli mollo un colpetto sul braccio, ridendo, lui mi guarda con un'aria incredula ma allo stesso tempo divertita.
"Sei seria? Il compito di chimica? Avrai una storia da raccontare ai tuoi figli grazie a me. Potrai dire 'figliuoli, un giorno conoscevo un tizio, siamo andati a comprare l'erba e un carabiniere ci ha inseguiti.'" Dice provando ad imitare la mia voce, con pessimi risultati.
"Ma io non parlo così! Stronzo." Puntualizzo fingendomi ferita e mettendo il broncio.
"No, la piccola si è offesa." Continua lui con una voce da bimbo, prendendomi per le spalle e avvicinandosi a me, che fingo di non guardarlo, ma poi mi volto verso di lui, i suoi occhioni scuri si incastrano nei miei.

Dannazione quanto è carino. È sempre stato così bello? Il mio sguardo si posa istintivamente sulle sue labbra.
Mio Dio le sue labbra.

E come se mi leggesse nel pensiero annulla la poca distanza tra noi.
Mi godo le sensazioni che mi provoca con il cuore a mille, finché non mi torna in mente la conversazione di un paio d'ore fa.
Amici no? Gli amici non fanno così, ne sono più che sicura.

Torno con i piedi per terra, mi stacco da lui e scuoto la testa.
"Che succede?" Chiede con un'aria interrogativa.
"Non possiamo essere amici se fai così."
"Non potremmo mai essere amici Eva, io non ti resisto, perché non ti godi il momento e basta?"

Perché se faccio come dici tu prevedo che mi farò male.
Se mi sei troppo vicino le mie guance vanno in fiamme, mi sento avvampare, il mio stomaco suona l'orchestra, la mia mente va in tilt e il mio cuore lo segue a ruota.
La parte peggiore, caro Luca D'Orso? Non ho mai provato tutte queste cose insieme baciando un ragazzo.

Ecco cosa avrei voluto dirgli, ma ho preferito evitare per un sacco di buone ragioni.

"Vuoi pranzare da me? Ricambio il favore dell'altro giorno." Chiedo titubante e lui accetta il mio invito.
Non so perché l'ho fatto, forse si ma non voglio ammetterlo a me stessa.

Entriamo in casa, sono quasi le 14.
"Uhm, quindi cosa vuoi mangiare?" Chiedo dandogli le spalle, aprendo il frigo.

Mentre cerco di pensare cosa poter cucinare, visto che il frigo era praticamente vuoto, ad un tratto sento i suoi passi avvicinarsi e le sue mani afferrarmi i fianchi.

"Te." Sussurra al mio orecchio. Una scarica di brividi percorre il mio corpo, mi giro verso di lui e ci scambiamo sguardi d'intesa.
Si avvicina sempre di più e io indietreggio, finché non rimango incastrata tra lui e il ripiano della cucina.

Mi prende per i fianchi e mi ci fa sedere su, mentre si posiziona tra le mie cosce e si avvicina pericolosamente al mio viso.
Ormai il mio respiro è irregolare, ma noto che anche il suo non è da meno.

Le sue mani si infilano sotto la mia felpa e sento un calore improvviso che mi manda in tilt il cervello, tremo sotto le sue mani, lui se ne accorge e mi sorride.
"Siamo così diversi, ma in fondo vogliamo le stesse cose." Abbassa la voce, mentre inizia a torturare il mio collo con piccoli baci morbidi, io ansimo ad ogni tocco, a ogni bacio, a ogni sua carezza.
Finché i suoi baci non diventano più roventi, più passionali, io trattengo un gemito strozzato e lui fa lo stesso mentre spinge il suo bacino contro il mio.

Faccio scivolare delicatamente le mani tra i suoi capelli e non riesco a non sorridere, fortunatamente lui non può vedermi, è concentrato a baciarmi il collo e far girovagare le mani sul mio corpo che non ce la fa a reggere tutto questo.
Anche alcune parti del suo corpo sembrano non reggere tutto questo e la cosa mi provoca dei brividi piacevoli al basso ventre.

"Mi fai impazzire Eva." Dice maliziosamente, staccandosi dal mio collo e pronto ad avventarsi sulle mie labbra, ma lo blocco con una mano sul petto.
"Io...io sto impazzendo di fame." Ammetto imbarazzata scendendo dal ripiano, diventando bordeaux, lui se ne accorge e soffoca una risata.
"Si, certo, mangiamo."

Una scusa migliore non potevo inventarla? Patetica.
Ma perché ho interrotto tutto se mi piaceva così tanto? Perché sta giocando con me e non prospetto nulla di buono se questa situazione andrà avanti così.
Non voglio stare male per un ragazzo, non è da me.

Il karma mi sta punendo, ne sono sicura.
Prima ero io che giocavo con i ragazzi, illudendoli che tra noi ci fosse qualcosa, ma non è mai stato tale.
Questa volta io sono consapevole che da parte sua non ci sia nulla, alla fine non mi sta illudendo, ma io ci sono dentro fino al collo.

"Non faccio la spesa da giorni, ti va bene pasta e tonno? Credo sia l'unica cosa che si possa fare." Dico aprendo le varie dispense della cucina, evitando così di guardarlo in faccia.
"Si va bene, sarà sicuramente meglio della pasta che avrei cucinato a casa."

"Non stavi impazzendo di fame?" Ridacchia lui vedendomi giocare con la pasta nel piatto.
"Oh, si...certo. Ma ora mi è passata." Rispondo senza alzare lo sguardo.
"Dai questa pasta è anche buona, posso capire se fosse come quella che ho cucinato io."
"Chiunque riuscirebbe a cucinare una pasta migliore della tua."
"Ma vedi un po' questa! Hai ferito il cuoco che è in me." Ribatte facendo il melodrammatico e portandosi una mano sul petto, scuoto la testa ridendo, ma questa volta lo guardo.

Mi rendo conto che il suo sorriso mi lascia veramente senza fiato.
Ma che diavolo mi sta succedendo?

Dimmi di noi.||CapoplazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora