5.

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Eva's pov

"Eva sei in super ritardo! Ti vuoi alzare?"
Mi urla mia madre praticamente nelle orecchie, guardo il cellulare e si, è tardissimo per me, sono le 7, posso dire addio al mio yoga mattutino oggi.

Mi alzo di scatto e corro in camera spalancando la porta.
"Buongiorno bambolina." Dice il ragazzo seduto sul mio letto, ancora comodamente in pigiama mentre si stiracchia.
"Esci dalla mia camera, è tardissimo, farò tardi per il bus, muoviti." Gli ordino, incrociando le braccia al petto.
"Non c'è bisogno, alle 8 fatti trovare giù, ti do uno strappo con la macchina." Ed esce dalla mia camera.

Manco morta, se perdo il bus preferisco farmela a piedi dopo che ieri ha rischiato di investirmi.

Mi preparo in fretta e furia, prendo il mio zainetto e scendo di corsa le scale.

"Dai cazzo!" Impreco alla vista del bus che è appena partito e si allontana.
Piove pure.

"Puoi sempre accettare il mio passaggio, no?" Una macchina mi si accosta accanto e sento la voce di Luca che sovrasta la canzone 'Cupido' di Sfera.
Quanto mi manca anche Gionata.

"No grazie, vado a piedi." Ribatto io, iniziando a camminare velocemente verso la scuola, ma lui mi segue a passo d'uomo.
"Non fare la difficile baby, non vorrai inzupparti tutta." Continua lui sporgendosi da finestrino con un sorriso beffardo sul volto.
"Non chiamarmi così."
"Dai cazzo, sali, altrimenti faremo ritardo entrambi." Sbuffo e controvoglia salgo in macchina, mi allaccio la cintura e giro la testa verso il finestrino.
"Un grazie sarebbe apprezzato."
E parte.

Dopo poco ci fermiamo e lo guardo con aria interrogativa.

"Sto aspettando i miei amici, passo a prendere anche loro tutte le mattine, ci diamo appuntamento qui, ah eccoli."
Mi giro e vedo questi tre tizi che si accingono a salire in macchina.

"Loro sono Ava, che in realtà si chiama Francesco, ma è più comodo chiamarlo così, Mario ed Elia." I ragazzi mi tendono la mano presentandosi.
"Io sono Eva." Dico ricambiando loro la stretta.

"Eva che ne dici di questa canzone?" Mi chiede Elia, indicandomi lo stereo mezzo rotto di questa macchina che sembra cadere a pezzi.

"Sembra carina." Affermo sincera.
"È un pezzo del ragazzo seduto accanto a te." Continua lui.
"Ah si? Fai anche canzoni?" Domando ironicamente a Luca.
"Bambolina, tutti e quattro lo facciamo." Dice voltandosi verso di me e facendo l'occhiolino.

Non me lo sarei mai aspettato da uno come lui.

Dopo un tragitto che mi è sembrato infinito, costretta ad ascoltare roba di calcio, ragazze e musica, arriviamo a scuola.
Saluto gli altri e faccio per entrare.
"Aspetta, entriamo insieme." Mi dice il moro, mentre fa gli ultimi tiri alla sua sigaretta.

Alzo gli occhi al cielo e lo aspetto.
Non voglio sembrare troppo scontrosa, mi ha offerto un passaggio alla fine.

Appena entriamo insieme in classe, tutti si voltano a guardarci stupiti.
Ci andiamo a sedere al nostro banco e mi guarda con aria divertita.

"Hai visto un fantasma?"
"Perché tutti ci fissano con quelle facce da pesci lessi?" Azzardo a chiedergli.
"Pensano tu sia già la nuova conquista di Plaza." E mi fa un sorriso ammiccante.
"La cosa di chi?" Chiedo ancora più confusa.
"Il mio nome d'arte è Capoplaza, pensano già che tu sia roba mia."
"Oh ma non penso proprio, si sbagliano di grosso."

Sta per ribattere ma viene interrotto da Camilla e Marta che mi salutano con dei baci sulla guancia che ricambio.

Tre ore di matematica consecutive con questo prof non si affrontano. Un'agonia.
Infatti ho smesso da un po' di seguirlo, son cose che ho già fatto lo scorso anno, quindi mi limito ad appoggiarmi su una mano e fissare il prof pensando ai miei amici, a cosa staranno facendo, se si stanno divertendo anche senza di me, se sentono la mia mancanza.

Vengo interrotta da una leggera gomitata da parte di Luca e torno sulla terra.

Lo vedo mentre mi passa un foglietto: "Sei stupenda quando ti perdi tra i tuoi pensieri"
Mentre lo leggo, cerco di trattenere un sorriso che non si merita. È del tutto fuori luogo, ma lo prendo e lo infilo in mezzo alle pagine del quaderno.
Sento una sua leggera risata, ma fingo di ignorarlo, lui a quanto pare se ne accorge, probabilmente tradito dalla mia espressione in viso, e comincia a ridere più forte.

"D'Orso! Mi dica cosa ha da ridere durante la mia, a quanto pare per lei, noiosa lezione di matematica. Magari fa ridere anche noi." Lo richiama il professore.
"Nulla, nulla prof." Dice il moro accanto a me, cercando di ricomporsi.

Suona la campanella che sancisce finalmente la fine di questo strazio.

"Vuoi venire a fumare?" Mi chiede avvicinandosi al mio orecchio e il suo respiro caldo mi sfiora il collo.
"Possono venire pure Marta e Camilla?"
"Va bene da."

Dico loro il breve programma che avevamo in mente, ma non accettano, volevano parlare di una cosa importante tra loro.

Mi incammino verso Luca che mi sta aspettando fuori dalla classe.
"Non vengono le tue amichette?"
"Non sono mie amiche." Rispondo fredda.
"Vuol dire che saremo solo io e te, bambolina. Gli altri sono usciti prima, mancava una prof."
"Vanno tutti e tre in classe insieme?" Chiedo e lui annuisce.

"Ma che è sto posto? Puzza di piscio."
Mi sto tappando il naso dalla puzza. Luca mi ha portato in una mezza struttura abbandonata a se stessa.
"Sono i sotterranei della scuola, il posto non è dei migliori, ma sicuramente è più sicuro del muretto dove ti hanno portato le tue amichette a fumare ieri." Mi spiega mentre si accenda la canna e me la passa.

"Non sei una tipa di molte parole." Spezza il silenzio che si era creato.
"Mh, sarà." E gliela passo.
"Fatti conoscere. Che vita avevi lì?" Chiede curioso.
"Non avevi detto che sapevi tutto di me?" Sputo acida.
"So solo della tua situazione familiare, non so nulla di te."
"Facciamo rimanere le cose come sono allora, non voglio raccontarti di me."
"Come vuoi." Si arrende e alza le mani al cielo in segno di resa.
Sorrido e scuoto la testa alla vista di questa scena.
"È il secondo sorriso che ti strappo oggi, posso ritenermi soddisfatto." Aggiunge infine.

Dimmi di noi.||CapoplazaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora