La fiera di notte era una serpe di luci gialle che fiancheggiava i marciapiedi. Un ronzio netto di gruppi elettrogeni, accompagnato da un coagulo di risate, chiacchiere e urla, faceva da sottofondo alla musica che fiottava dalla piazza. Lara faceva lo zig zag tra i grumi di persone, per raggiungere in fretta la creperia. La minigonna nera era così corta che minacciava di lasciar intravedere la brasiliana bianca. Con una scia di occhi lascivi, si piantò davanti alla donna che stava spalmando sulla crepe un velo di nutella. Mentre si guardava distrattamente attorno, gli occhi di Lara accolsero un'immagine familiare, un uomo di spalle che chiacchierava con una ragazza dai lunghi capelli biondi, lisci come spaghetti. Un rossetto eccessivamente pesante metteva in rilevo due labbra sconce e l'eyeliner contornava due occhi azzurri come il ghiaccio. Una tuta intera aderente, nera e bianca, metteva in risalto un corpo snello e slanciato. Rideva sguaiatamente, mentre una mano si andava a posare sul petto del ragazzo che aveva di fronte. Appena una manciata di secondi e il cuore di Lara sussultò. No, non era lui. Ma proprio in quel momento il ragazzo si voltò di profilo e, sì, era proprio Giovanni. Il volto di Lara si infiammò, il cuore prese a galoppare. Un sentimento mai provato percorreva le sue membra, aveva il sapore acre della paura e l'olezzo inconfondibile della rabbia. Non ebbe il tempo di dargli un nome, si girò intorno. Vide Mario, veniva verso di lei per salutarla. Era un amico di Edoardo, troppo legato all'amico perché potesse mai divenire meta dei suoi desideri. Ma, in quel momento, non le importava niente. Pronunciò il suo nome abbastanza forte, perché l'altro la sentisse e si accorgesse di lei. Gettò le braccia al collo del ragazzo e gli stampò un baciò sulla guancia, mentre con la coda dell'occhio già scrutava la reazione di Giovanni. Prese la mano di Mario e se lo trascinò verso la panchina che era gettata all'ombra di un platano. Il ragazzo, incredulo e felice, si ritrovò Lara seduta sulle sue gambe. Giovanni, intanto, aveva seguito con lo sguardo i due ragazzi e, ora, fissava Lara con due braci al posto degli occhi, la fronte aggrottata.
Lara, senza togliere gli occhi da quelli di Giovanni, parlava all'orecchio di Mario.
"Lo so che mi hai sempre desiderata. Fammelo sentire, fammi sentire il tuo desiderio, adesso."
Il ragazzo, come una bomba innescata, fece scivolare la mano destra sulla coscia di Lara, stava quasi per infilarsi tra le gambe, quando sentì una forza improvvisa staccare dal suo corpo l'oggetto del desiderio. Subito dopo un ragazzo tutto muscoli e rabbia, lo afferrò per un braccio, intimandogli di sparire. Mentre Mario si dileguava, Lara affrontò il nemico. Si piantò davanti a lui, ad una manciata di centimetri.
"Come ti permetti?"
Giovanni la prese per un braccio, mentre lei sbraitava inutilmente. La portò in un vicolo stretto e lontano da occhi indiscreti. Sì fermò, le afferrò le braccia con le sue manette di carne, inchiodandola con le braci che avevano preso il posto dei suoi occhi.
"Che cazzo ti passa per la testa?"
Lara lo guardò con occhi di sfida.
"Chi era quella puttana bionda che ti sbavava addosso?"
Giovanni abbozzò un sorriso che smorzò per un attimo le fiamme che aveva negli occhi. Si avvicinò fino a posare le labbra su quelle di Lara.
"Che importa chi è?"
Infilò nella sua bocca un bacio, poi si staccò per posare la bocca sul suo orecchio destro.
"Lara, Lara, tu mi fai diventare matto"
Infilò la mano destra sotto la gonna della ragazzina, prendendo a giocare con la sua carne fragile, mentre guardava quegli occhi da cerbiatta perdersi nella bruma del piacere.
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ChickLitUn, due, tre stella... Eccomi, tento di fermarmi, come una statua di carne e sangue, davanti alle vostre menti voraci, torbide, ambigue. Niente di strano, anche la mia è inzaccherata di non detti, mezze verità, bugie mascherate di veridicità. La mia...