Luna di latte...

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Lara consumò la cena, in un'attesa trepidante che le faceva sussultare il cuore, sotto le sue scosse sferzanti. Faceva fatica ad inghiottire anche il più minuto boccone, piena com'era di quel sentimento che le invadeva ogni organo.

Clara si accorse della smania folle che irradiava la figlia, tutta cinta in un aura luminosa, e non le era certo sfuggito l'odore acre d'amore che si diffondeva dalla sua pelle. Come tutte le madri più selvatiche, sapeva che all'amore non si può mettere un limite e, per questo motivo, sperava solo che il ragazzo che ne era l'oggetto non ferisse il cuore già fragile della sua piccola dea terrena.

Lara ingoiò, con grande sforzo, l'ultimo boccone di cotoletta e si alzò dalla sedia per andare nella sua stanza, galoppando su per le scale come una giumenta. Si mise di fronte all'amico eccitato che amava accogliere il suo riflesso, intinse un pennello ampio dentro il phard, con cui colorò gli zigomi. Coprì le labbra con una coltre densa di burro cacao e spruzzò, al centro del collo, il suo profumo alla violetta, strizzò le labbra carnose in un bacio che, con la mano aperta, fece volare sullo specchio che spaccava la parete e fuggì via dalla stanza.

Fu dinanzi alla porta in un attimo.

"Ciao Mamma, non tornerò tardi, te lo prometto."

"Va bene, tesoro. Mi raccomando, fai la brava!"

"Sempre, mamma." Ribatté Lara, con un sorriso malizioso che le traviava il volto; poi uscì, chiudendo la porta dietro il fiotto di ansia che schizzava dalla sua pelle, profumata di violetta e di desiderio.

Don Antonio era sul ponte a rubare la sua dose di aria fresca quando la vide. Trasalì, nel timore che dovesse passare proprio lì, ma scoprì che il suo tragitto quella sera non prevedeva la traversata di quel ponticello. Tirò un sospiro di sollievo, mentre guardava il vestitino di Lara svolazzare ampio dietro la sua schiena, per poi sbattere sulle cosce, con schiaffi gentili. Cercò di ammazzare il fluttuo di eccitazione che rischiava di travolgerlo ancora, incamminandosi svelto verso casa.

Intanto, Lara proseguiva il suo cammino verso la meta che aveva ben chiara in mente. Sotto il lampione, di fianco al sentiero che portava alla cascata, trovò Giovanni ad aspettarla, impaziente. Saltellò verso di lui come una bambina giocosa, per gettarsi tra le sue braccia e, lì, perdersi. Il ragazzo la strinse, mangiando il suo profumo violento, il sentore vivido della fragranza alla violetta non riusciva a mascherare quello più delicato e autentico della sua pelle, un misto di miele, olivo e pesca. La prese in braccio, facendola sorridere di gusto e se la portò verso la cascata.

"Piccola troia, che hai combinato oggi?"

Lara affondò i suoi occhi vivaci in quelli penetranti di Giovanni e rubò dal suo sguardo un sorriso che non l'avrebbe mai più abbandonata, un sorriso che profumava di sicurezza e sapeva di autentica gioia di vivere. Mentre si guardavano, nascosti dentro la garitta del loro amore improvviso e vero, Lara si scioglieva in una profusione di parole che ripercorreva tutta la giornata appena trascorsa, sciorinandone, soprattutto, i dettagli più densi e significativi.

Quando le parlò del comportamento assurdo di Don Antonio, Giovanni parve per un po' catturato da un pensiero che lo allontanò dal presente, e che fece sentire Lara smarrita e sola.

"Giò, a cosa pensi? Non sei con me!"

Giovanni ritornò, sorrise d'un sorriso composto e lieve.

"Eccomi, piccola. Pensavo a Don Antonio. Ero in chiesa quando la settimana scorsa sei entrata in confessionale. Tu non mi hai visto ma io non ho potuto fare a meno di notarti, eri un fuoco che bruciava davanti all'altare!"

Questa affermazione fece sgorgare dalla bocca di Lara un flusso di risate acute e scomposte, mentre la sua testa si rovesciava indietro, un po' al di là della realtà, e gli occhi si chiudevano, per perdersi chissà dove. Giovanni, guardandola, pensò che quella donnina potesse essere davvero un angelo ribelle, sbattuto sulla terra per redimersi.

"Beh, comunque, quando tu sei andata via, ho notato che Don Antonio usciva dal confessionale visibilmente sconvolto. Ha urtato contro un banco e il suo sguardo pareva essere in un'altra dimensione, una dimensione terrifica intendo. E poi, quando la sera ha celebrato la messa, era in uno stato di turbamento tangibile."

Lara si faceva sempre più seria, mentre ascoltava le parole dell'amante; non rispose ma si chiuse a chiave dentro di sé. Quindi era lei la causa dell'insolito comportamento di Don Antonio. Ripensò a tutte le volte che lo aveva incontrato dopo la confessione e tutto ora le pareva più chiaro. Come aveva fatto a non accorgersene? Era nato tutto dalla sua confessione, da quel momento Don Antonio non era stato più lo stesso. Ecco perché fuggiva via ogni volta che la incontrava, doveva averlo sconvolto davvero tanto. Ma come poteva essere? Davvero la sua confessione aveva avuto questo potere su di lui? In fondo, si trattava solo di peccati carnali, chissà quanti ne sentiva ogni giorno. Don Berardino non si era mai sconvolto così tanto per le sue confessioni.

Dopo qualche secondo, Lara riaprì la porta sul presente, il suo sguardo passò dal dubbio al piacere e l'espressione seria, che qualche attimo prima aveva imprigionato il suo volto in una serie di nodi, si scompose, per lasciare il passo ad un'espressione che splendeva più della luna piena, lanciata sulla volta del cielo nero, spavalda regina della notte. La ragazzina fece volare lo sguardo sopra la luna che se ne stava al centro del firmamento, ubriaca di luce bianca, e iniziò a raccontare una stramba storia mitologica che riguardava Selene, la dea della luna piena. Giovanni l'ascoltava, attento e divertito.

"Selene, la dea della luna piena, si innamorò di un giovane, di cui non ricordo il nome, semplicemente guardandolo mentre dormiva in una grotta. E da questo giovanotto ha avuto cinquanta figli! Ma ci pensi! Cinquanta! Per fortuna era una dea, altrimenti sarebbe morta con tutti quei parti!" Fece una pausa, per consentire alla sua risata di mescolarsi con quella di Giovanni, poi proseguì con il racconto. "Selene non poteva sopportare che un giorno il suo amante sarebbe morto perciò gli fece un incantesimo, facendolo sprofondare in un sonno eterno. Tuttavia, fece in modo che dormisse con gli occhi aperti, per poterla guardare tutte le notti, quando lo andava a trovare. Secondo me, l'ha addormentato perché si era rotta le scatole di sfornare pargoli!"

Di nuovo le risate dei due amanti si intricarono tra loro e con le tenebre, abbeverate dal lucore che la luna rovesciava sulla campagna assonnata.

"Sai che il ciclo lunare ha un potere incredibile sugli uomini? E quando c'è la luna piena nel nostro corpo si ha un carico eccessivo di energia che ci può fare anche impazzire?"

Arrivarono lungo le rive dove il loro amore era sbocciato come un rovo di more selvatiche. Giovanni distese la sua dea sul letto erboso che aveva come tetto le lacrime verdi di un grosso salice, si stese su di lei e si guardarono per un tempo indefinito, occhi negli occhi, pelle contro pelle.

"Allora deve essere la luna piena che mi fa essere pazzo di te!"

Un velo cupo balenò sopra lo sguardo focoso di Lara, macchiettandolo di terrore.

"No! non mi piace! Vuol dire che domani non sarai più pazzo di me?"

"Io sarò pazzo di te per tutta la vita, anzi, per questa vita e per le prossime venti!"

Sull'orizzonte di quel tempo senza minuti né secondi, Giovanni si riversò come una pioggia scrosciante sulla bocca di Lara, sui suoi seni liquidi, sull'ombelico annodato nella sua nicchia di carne, dentro il suo sesso che si riempiva di un fluido copioso e innamorato. Si imbrigliarono con la pelle e con l'anima, sotto la pioggia dei rami fruscianti del salice, ai piedi della luna lattiginosa che li guardava eccitata, nel suo letto nero puntellato di stelle. 

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