Lara non andava in chiesa ormai da un mese, da quando Giovanni le aveva fatto notare che Don Antonio non era più lo stesso dal giorno in cui lei si era confessata. Quando Clara le chiedeva spiegazioni in merito alla sua prolungata assenza dalla messa domenicale, Lara rispondeva adducendo scuse banali e insulse.
Quel curioso giovedì di un assolato luglio, dopo aver pranzato, in quell'angusto angolo di tempo che separa il presente dall'angosciosa attesa di un incontro bramato, quello serale con Giovanni, Lara si risolse a curare quel graffio sul cuore che bruciava già da un po'. Mise su il suo vestito rosa con i fiorellini bianchi, si spalmò sul viso l'aria più disinvolta che trovò accanto al cuore e uscì, svelta e decisa, freccia verso il bersaglio.
Quando entrò in chiesa, trovò Don Antonio seduto al primo banco, in preghiera, lo stesso banco dell'ultima volta in cui aveva parlato con lui e constatato il suo turbamento. Per un attimo fu tentata di defilarsi, poi i suoi occhi sfiorarono l'immagine santa della Madonna e non riuscì a trovare per la Vergine nessuna scusa che giustificasse una fuga. Mangiò a passi lenti la navata centrale, cauta ma senza un'oncia di indecisione ad adombrarle il cuore, leonessa nella savana. Si fermò dinanzi all'altare, si segnò la croce e andò a sedersi accanto a Don Antonio, non troppo vicino ma non abbastanza lontano.
Le narici di Don Antonio avevano già assaggiato il suo profumo, ancor prima di vederla. Aveva avuto tutto il tempo e la pazienza di fare i conti con l'inquietudine libidinosa che sollecitava nel suo animo la presenza di Lara, quindi si voltò pacato verso di lei.
"Ciao Lara, come stai? E' un bel po' che non vieni in chiesa!"
Lara fu piacevolmente sorpresa dalla quiete composta delle parole del parroco, così si sentì libera di girare la chiave sul cuore e spalancare la porta su quel graffio bruciante.
"Padre, sono innamorata e mi macchio continuamente di peccato."
Don Antonio non si aspettava certo una risposta di quel genere che andava a parare in una direzione che nulla aveva a che vedere con quella che le sue banali domande avrebbero dovuto indicare. Fu così spiazzato dalle parole di Lara che rimase in silenzio, ripercorrendole sillaba dopo sillaba, per afferrarne il senso.
"Capisco, Lara ... è una confessione?"
"Si, Padre, ma ho paura di non essere davvero pentita dei miei peccati!"
Quella confessione, che si rivelava nella sua mancanza di pentimento, era qualcosa che, oltre a stupirlo, complicava molto il dovere a cui la sua vocazione lo chiamava. A rendere ancora più complessa la situazione in cui si trovava, c'era quel crepitio angoscioso che giungeva dal nucleo sottocorticale del suo cervello. Era una vibrazione che si diffondeva silente in tutto il corpo, e aveva il tono stonato della rabbia e quello stridente della gelosia. Fece un'enorme fatica a lasciare quello stridio confuso sullo sfondo.
"Cara Lara, io non so se posso aiutarti a sciogliere il tuo dubbio, il pentimento è una questione tutt'altro che semplice e quando manca lo è anche di più. E' necessario che tu ti penta per avere l'assoluzione perciò voglio comprendere meglio cosa intendi dire quando dici di non essere pentita." Detto questo, succhiò una piccola dose di secondi per trovare le parole da dire, poi sbottò risoluto. "Lo ami?"
Lara rimase spiazzata da quella domanda, ma non ebbe nessun tipo di esitazione nella risposta.
"Da morire!"
"Vorresti sposarlo?"
"Anche subito."
Senza ribattere, il parroco iniziò a recitare la formula di remissione dei peccati e diede l'assoluzione a Lara che rimase a guardarlo: le mani giunte, il corpo raccolto in preghiera, lo sguardo affogato chissà dove.
"Recita un atto di dolore e tre Ave Maria, spero di vederti alla messa delle diciotto, manca solo un'ora. Ti lascio pregare, a dopo, spero!"
Lara non rispose, riportò gli occhi sulla Madonna, per raccogliersi in preghiera. Era stata assolta, lavata dal sangue di Cristo, eppure si sentiva ancora addosso il morso del peccato, la sua bava vischiosa sulla carne, il suo olezzo acre sull'anima. Terminato che ebbe di recitare le preghiere prescritte e quelle suggerite dal cuore, guardò il serpente calpestato dai piedi della Madonna e un fiotto di parole, sgorgate da un ricordo fiorito nella mente, colò lento e lieve dalla feritoia creata dalle labbra.
"E' a te che confido i peccati più neri e sporchi che albergano nudi nella mia anima peccatrice perché tu mi invada con il Tuo Perdono, spazzando via tutte queste belve che mi mordono il cuore. E sono qui, accasciata dinanzi ai Tuoi Piedi Sacri, a guardare il demonio che calpesti, insieme ai demoni che mi strisciano dentro."
Le parole di Lara strisciarono sibilanti nell'aria sacra della chiesa, sulle pareti fredde, sul pavimento marmoreo, sull'altare, sulle statue ignave e gaudenti, infilandosi persino nel tabernacolo, a riposare accanto al cuore di Cristo.
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Romanzi rosa / ChickLitUn, due, tre stella... Eccomi, tento di fermarmi, come una statua di carne e sangue, davanti alle vostre menti voraci, torbide, ambigue. Niente di strano, anche la mia è inzaccherata di non detti, mezze verità, bugie mascherate di veridicità. La mia...