Sor(presa)!

326 50 75
                                    


Lara, meravigliosamente inconsapevole, uscì leggera e limpida dalla chiesa, attraversò la porta principale nel suo passo seducente e spedito. Alcune donne pettegole e inacidite dall'invidia la guardarono come fosse un sogno contorto e bizzarro che si tuffa sull'orizzonte del mattino e, costretto ad incontrarsi con gli spigoli della realtà, perde copiosamente sangue e significato. Lara neppure fece caso a quegli sguardi pungenti come saette e prese la via di casa, consolata e nutrita dal rito sacro della messa. Mentre muoveva i suoi passi sinuosi, le si piazzò davanti Giovanni, facendola sussultare di paura.

"Oh, mio dio, Giò! Tu mi fai morire!"

La voce tremolante di Lara aveva note stanche e languide. Giovanni la abbracciò da dietro, il corpo di lei si incastrava in modo incompleto su quello del ragazzo ma le due anime si ficcavano perfettamente l'una dentro l'altra, colmando le loro reciproche e spigolose sporgenze, i loro più reconditi anfratti.

"Amore, ti volevo fare una sorpresa. E poi lo sai che mi diverto a spaventarti!"

Lara liberò il suo braccio dalla stretta del ragazzo e menò uno schiaffetto giocoso sul suo bicipite nudo, facendosi scappare dalle labbra un pallido gemito di contrarietà. Giovanni scoppiò a ridere.

"Non te la prendere, farfallina! Ti ho portato un regalo ma se fai la stronzetta me lo riporto, eh!"

Lara mise su un'espressione di gioia che frantumava i suoi occhi in una miriade di schegge luccicanti; un'espressione che Giovanni aveva visto solo sul suo viso e che aveva amato dal primo momento, come ogni più piccolo sussurro di quel volto.

"Davvero mi hai portato un regalo? Dammelo, ti prego! Sono troppo curiosa!"

Giovanni tirò fuori dalla tasca destra dei jeans un filo di caucciù nero, dov'era agganciata una pietra rosa, fluttuante di sfumature dense e voluttuose.

Lara emise un gridolino soffocato, aprendo il volto in un'espressione di sorpresa.

"E' quarzo rosa! La mia pietra preferita! Oh, che bel pensiero che hai avuto, Giò! Ti amo! Ti amo! Ti amo!"

Si tuffò fra le braccia del ragazzo, con la sua furia seducente, e lo baciò in modo convulso e passionale. Giovanni, con il filo di caucciù stretto nella mano destra, sentì l'eccitazione impossessarsi di tutti i suoi sensi. Si staccò da Lara, le infilò dalla testa il cerchio di caucciù e la prese per mano, trascinandola via con sé. Lei svolazzante nel suo abito rosa, lui stretto nei suoi jeans e nella sua maglietta bianca, due grumi vagolanti di desiderio e amore. Lara riempì il tragitto verso la cascata con coaguli di parole erranti che percorrevano il filo tra leggenda e realtà.

"Lo sai, Giò, che c'è una leggenda orientale che spiega l'origine del quarzo rosa! C'era un giovane povero e avvenente che amava una giovane di una casta superiore alla sua, quindi per amarsi si incontravano di nascosto. Questo giovanotto regalava sempre alla sua amata una rosa bianca e rosa, come la sua carnagione. Purtroppo, il padre della ragazza li scoprì e li uccise, la rosa che aveva in mano il giovane si trasformò in un fiore di pietra dalla bellezza disarmante: il quarzo rosa."

Lara parlava, strofinando la pietra tra il pollice, l'indice e il medio della mano destra, lo sguardo errante.

"Questa pietra ha proprietà straordinarie: allevia lo stress, la stanchezza e l'insonnia. E poi è la pietra del cuore e dell'amore."

"Allora è proprio la nostra pietra, farfallina! E poi ti somiglia pure!"

Lara aggrottò la fronte.

"Mi somiglia? Cosa vuol dire che mi somiglia?"

"E' bella, seducente e luminosa come te, tesoro! Oggi, poi, con questo vestitino rosa sembri proprio una scheggia di quarzo che se ne va seducendo il mondo. La prossima volta metti un vestito più decente per andare a messa! Si vedono tutti i pizzi decorati delle mutandine!"

"Ma dai! Sul serio?"

"Serio!"

"Bhe, Dio non si scandalizza della mia nudità. In fondo, gli uomini sono stati creati nudi e hanno conosciuto la vergogna e sentito l'esigenza di vestirsi solo dopo aver peccato."

"Sei tremenda! Hai sempre una buona giustificazione per le tue follie!"

"A me non sembrano follie, sono cose naturali!"

"Dio non si scandalizza, certo, ma le donne di questo paese sì! Lo sai che la gran parte di loro è abituata a sparlare di tutto e tutti."

"Beh, vedi, io sono altruista e clemente, offro loro una buona dose di pettegolezzi così che possano riempire le loro giornate vuote e insignificanti, e do via una buona reputazione perché non so che farmene."

Intanto, il fragore folle della cascata si faceva sempre più forte, arrivarono sotto il loro salice piangente, soli, eccitati e scroscianti. Il letto d'erba era già pronto ad accoglierli. Le mani di Giovanni corsero sulle cosce di Lara, per risalire rapide tra le natiche e infilarsi sotto i ghirigori neri delle mutandine di pizzo. Lara, intanto, incartò il suo volto tra le mani, rovesciandogli addosso uno sguardo liquido e selvatico. Mentre la mano di Giovanni armeggiava tra le sue cosce, impastando la sua carne umida, Lara disegnava con la punta della lingua scie di desiderio sulle labbra carnose dell'amato. Già si dipanavano nell'aria afosa fili di gemiti ebbri. Lara si lasciò scivolare sull'erba, vinta dal piacere, sempre più affamata. E la sua voce era un gemito osceno quando disse: "ti voglio, adesso". Giovanni si inginocchiò davanti al suo corpo, sfilò quegli angoli di pizzo, lasciando che percorressero tutta la lunghezza delle cosce, insieme alle sue mani. La guardò: i boccoli sparpagliati sull'erba, le gote imporporate, la bocca sbocciata, gli occhi affogati nel desiderio. Fu preso dalla voglia insensata di ficcarsela nel cuore e chiudere a chiave. Tirò giù la stoffa rosata del vestitino per scoprirle i seni e, con le dita, prese a giocarci. Poi s'infilò tra le sue cosce, affondando la lingua nella sua carne nuda e umida, con pennellate convulse. Quando riemerse, Lara aveva già lo sguardo scomposto dal piacere, ancora più porpora sulle guance. La baciò avidamente e, mentre riempiva la sua carne con onde violente, lasciava che i gemiti sempre più acuti di Lara affogassero nella sua bocca.

Riversi sulle sponde del loro amore selvatico, intrecciarono le loro ossa fradice di desiderio e nutrirono la loro carne, pulsante di sangue e di vita.

Incastrati nel tempo vago e indefinito dell'amore, i due amanti si scontrarono ancora una volta con il volto scuro della sera e furono obbligati a salutarsi. Al momento di lasciarsi, Lara infilò una delle sue citazioni nella bocca calda del suo amante.

"Salutarti è un sì dolce dolore che ti direi addio fino a domani mattina."

"Lo so, Giulietta, ma non mi tentare perché non ho l'autocontrollo di Romeo e potrei sequestrarti fino all'alba per approfittare della tua carne."

Lara sfrigolò in una risata birichina, lo baciò ancora una volta, poi si staccò dalla sua pelle e fuggì via con una delle sue corse folli. Giovanni rimase a guardare la sua vita volare via da lui, sentì un'ombra densa calare sull'anima e un cupo presentimento invadere il suo sangue.

More SelvaticheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora