I vicoli di Sant'Eusanio brulicavano di vita, le persone parevano tante formiche affaccendate, un cicaleccio confuso faceva da sottofondo alla musica degli organetti e ai canti folcloristici. Da ogni vicolo eruttava musica allegra e ovunque c'era odore di scurpelle, le tipiche frittelle di Monteruduni, preparate con farina, sale, uova, lievito e olio, impastate dalla mano calda e sapiente delle nonne e delle mamme del paesello, sagge massaie di pani e di cuori. Venivano vendute dallo stand enogastronomico della piazza principale, dove affluiva, lento, un torrente multicolore di persone. Uomini, ragazzi e bambini avevano il capo coperto da sfiziose pagliette e indossavano camicie a quadri o semplici magliette bianche, calzoni o jeans sdruciti, alcuni tirati su con buffe bretelle, quasi tutti avevano un foulard quadrettato avvolto intorno al collo. Donne, ragazze e bambine indossavano lunghe gonne nere o beige, ampie camicette, perlopiù bianche, alcune avevano dei foulard annodati sulla testa, altre i capelli raccolti in due trecce.
Lara si faceva strada tra i nugoli di persone, i piedi stretti nelle sue ballerine argentate, indossava una gonna lunga, di un verdastro scuro, con due profondi spacchi laterali che lasciavano schizzare fuori la carne nuda e soda delle cosce e, al posto della più popolare camicetta ampia, c'era la sua fascia nera che le copriva appena i seni. Aveva infilato i boccoli dentro due trecce strette, ma i cirri selvatici della frangia le invadevano ostinatamente la fronte. Camminava leggera, col suo passo di giovane gazzella, quando sentì una forza bruta afferrarla per un braccio e trascinarla su una delle piste improvvisamente tra i vicoli del paese. Incastrato tra la buffa paglietta del capo e il foulard a quadri sotto il collo, scorse il volto malizioso di Giovanni. Per un attimo, scomparve tutto, la musica, la gente, l'odore di scurpelle e pure la notte, rimase solo quel ragazzo scostumato e sfrontato, con lo sguardo crepitante di scintille furiose. Ritornò alla percezione completa del tutto, solo quando Giovanni l'acchiappò sulle anche per spronarla a ballare.
Nell'aria frizzante, saettavano impazzite le note del saltarello e Lara fu costretta a danzare dal suo cavaliere impetuoso, che ora le girava attorno, sorridendo beffardo. I piedi argentati cominciarono a punzecchiare l'asfalto consunto, parevano spilli impazziti, la gonna svolazzava ovunque, con onde larghe e morbide e le cosce si gettavano orgogliose sull'aria sontuosa della notte, diventando calamita di sguardi lascivi. I seni piccoli danzavano su e giù, insieme alle trecce. Giovanni afferrò la sua dama, verde di stoffa e rosa di carne, e iniziò a farla girare vorticosamente, a destra, a sinistra e poi ancora a destra e di nuovo a sinistra. Lara si lasciava trasportare in quella danza selvatica e folle, scrosciante di risate. Poi si trovò di nuovo sola, mentre Giovanni riprendeva a girarle attorno. Ricominciò a saltellare sull'asfalto, il sudore iniziò a spaccarle la carne e i cirri della frangia ad appiccicarsi sulla fronte. La musica si faceva sempre più folle, le note sempre più ardite, il ritmo sempre più incalzante. I piedini argentati della ballerina schizzavano sempre più veloci, le guance si imporporavano di schegge sanguigne e l'iride degli opali si illuminava di pagliuzze scintillanti. Con gli occhi frantumati di desiderio, Giovanni affondò lo sguardo sulle cosce di Lara poi, guardandosi distrattamente attorno, divenne improvvisamente consapevole di tutti gli altri sguardi che si appiccicavano su quella carne nuda come insetti famelici. Una folle e insensata gelosia gli invase il sangue e, mentre la ragazza danzava come una dea ubriaca, la afferrò di nuovo, più forte di prima, trascinandola via dalla pista. Lara si lasciò strascicare, inerme, calda e sorridente.
"Andiamo a bere qualcosa, ti va?"
"Ok!"
E che senso aveva, poi, chiedere se le andava? La stava letteralmente trascinando, ammanettata alla sua mano rude. Arrivarono davanti allo stand, il rapitore e la sua sabina.
"Cosa prendi, piccola?"
"Birra, ovviamente!"
"Birra?"
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ChickLitUn, due, tre stella... Eccomi, tento di fermarmi, come una statua di carne e sangue, davanti alle vostre menti voraci, torbide, ambigue. Niente di strano, anche la mia è inzaccherata di non detti, mezze verità, bugie mascherate di veridicità. La mia...