Rivelazione

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Quando la luce del mattino iniziò ad entrare copiosa dal balcone della camera, riversandosi sul suo letto come una fontana d'acqua calda, Lara riemerse dal sonno, morbida, fragrante come pane appena sfornato, le palpebre e le labbra gonfi di sogni non ancora spenti. Scivolò dal letto come un fantasma, persa nella sua vestaglietta bianca di lino, entrò nel bagno, lasciò scivolare dalla pelle l'indumento leggero, si ficcò sotto il getto freddo della doccia. Lavò il sudore dai capelli e sciacquò via dalla pelle i residui della giornata precedente, per prepararsi, monda e vergine, al nuovo giorno che l'attendeva dietro la porta. Finito di lavarsi, infilò un vestitino rosso porpora, che scendeva morbido e ampio sotto i seni e sistemò tra i capelli il fermaglio di seta e sangue che la madre le aveva regalato. Si avviò per le scale e, arrivata in cucina, si fermò in piedi a leccare con gli occhi il ben di dio che vedeva sul tavolo, una colazione degna di una vera principessa: la tazza di latte tiepida con il caffè, i biscotti con le gocce di cioccolato accoccolati su un piatto, un bicchiere di succo di mango, un po' di more dentro una ciotolina e tre cioccolatini al latte.

Lara rimaneva sempre piacevolmente sorpresa le volte in cui la madre decideva di prepararle la colazione. Corse verso Clara, che l'aspettava in piedi accanto al tavolo, e l'abbracciò, lasciandole addosso il suo profumo di ortensia.

"Mamma, ti voglio troppo bene! Ti ho già detto che sei la mamma migliore del mondo? Devo essere stata davvero uno stinco di santo nella mia vita precedente, per meritarmi una mamma come te."

Mentre la sua cucciola si staccava da lei repentina, per sedersi e iniziare la colazione con qualche mora, Clara cercava dentro di sé il coraggio di farle la fatidica domanda. Decise di non temporeggiare e sputò lì la questione.

"Amore, dimmi solo come si chiama!"

Lara smise di masticare, spalancò gli occhi sulla madre, inghiottì il boccone e si toccò il lato destro della bocca con la mano sinistra, come faceva quando voleva tentare di districarsi dall'imbarazzo. Poi, senza prendere fiato sufficiente e privando il suo intento di qualsiasi esitazione, si sciolse nella confessione.

"E' Giovanni, il figlio di Carlo e Maria." Sviò lo sguardo in basso a sinistra, si inumidì le labbra. "Sono innamorata, mamma." Riprese fiato, quasi temesse di soffocare, poi, con uno sguardo carico di timore, continuò. "Non sei arrabbiata, vero?"

Clara guardò la figlia con un'artefatta espressione di severità.

"Certo che sono arrabbiata! Perché me lo hai detto solo adesso?"

Poi allargò le labbra in un sorriso affettuoso.

"Tesoro, non dire sciocchezze! Non potrei mai avercela con il mio tesoro! Se ti fa stare bene io sono contenta! Questo è tutto quello che conta per me!"

Lara tirò un sospiro di sollievo, si avvicinò a Clara e le stampò un bacio scrosciante sulla guancia destra.

"Grazie, mamma!"

Poi, fuggendo via come un antilope impetuosa, lasciò le sue parole ruzzolare scomposte verso la madre.

"Vado da lui!"

Clara rimase seduta senza dire una parola, correndo col pensiero al figlio di Maria e Carlo. Non lo conosceva bene, ma sperava fosse un bravo ragazzo e, soprattutto, sperava che amasse davvero sua figlia perché non si meritava di soffrire ancora a causa di un altro uomo.

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