Quella del tredici giugno fu una lunga notte per Don Antonio, le ore si dilatavano a dismisura, per diventare buchi neri che risucchiavano follia, per poi rigurgitarla fuori.
Il parroco si dimenava nel letto come un pesce caduto nella rete di un pescatore esperto. Il suo corpo scultoreo era tutto un fascio di nervi e di tensione, irretito e perso dentro un intrico tortuoso di voluttà. La voce di quella ragazzina gli aveva fottuto l'anima e ora si insinuava nelle sue membra come un veleno insidioso, che lo consumava lentamente e inesorabilmente. Ripercorse il flusso morbido e sensuale di quella melodia peccaminosa che sapeva di sangue e di ciliegia, di tenebre e di fuoco, e saturava l'aria in modo soffocante.
Si riversò bocconi sul letto, il contatto con il duro materasso scatenò nella sua mente torbida un delirio immaginativo, vide le mani di Lara posarsi decise sul suo membro e accarezzarlo senza pudore. Quando si girò supino, con uno scatto furioso, nel vano tentativo di scacciare quell'insana immagine dalla mente, percepì un odore violento invadergli le nari, era l'odore di donna, che la sua memoria, anni prima, non aveva mancato di annotare nell'agenda dei ricordi. Scattò in piedi, voleva fuggire da quella percezione assurda, ma l'effluvio intenso di femmina non lo abbandonò. Forse stava delirando o, forse, quella donna aveva il dannato potere di aprire un cunicolo verso l'inferno. Si stagliò nella sua mente l'immagine di Lara, riversa nella sua nudità sensuale. Percorse con l'occhio della mente i contorni gentili dei seni, la curva perfetta dei glutei, scivolò inesorabilmente tra le cosce, in quell'orifizio carnoso che profumava di vita, di sangue e di terra.
Si strinse la testa tra le mani per soffocare quella corruttela immaginativa, poi prese a camminare su e giù per la stanzetta, attanagliato in quella tensione che lo faceva sentire imbalsamato come un soldatino di piombo. Afferrò la bottiglia d'acqua posata sul comodino e ne bevve un generoso sorso, mentre pulsava nella sua mente l'eco di quel nome: Lara. Rimase immobile, seduto sul letto, come ad aspettare qualcosa o qualcuno. Neppure a distanza di anni seppe spiegarsi cosa fosse quell'ombra che vide addensarsi sul bianco del muro e che somigliava al volto di una donna in godimento. Invece, rimase scolpita nella sua memoria, con vivida precisione, la sensazione che seguì quella specie di visione: percepì l'immagine sfumata di quel volto appiccicarsi dentro di lui e marchiare a fuoco la sua anima. Il coagulo di emozioni che seguì quella percezione delirante, fu come uno pugno ben assestato nel nucleo pulsante della sua castità. Sentì un calore invadergli il basso ventre e un'eccitazione lancinante sfondargli la carne, mentre il suo membro diventava duro come il marmo ed era lì, in tutta la sua enormità, a ricordargli che la carne è debole e non sempre lo spirito è abbastanza forte da poter rimarginare le piaghe che la spaccano. Nel corso di quella maledetta notte, la carne trascinò il suo spirito inerme per i capelli, gettandolo in un limbo di perversione e follia. Fu assediato da demoni travestiti da donne affascinanti e perverse, che lo cavalcavano in un orgia che si teneva nella sua immaginazione e contro la sua volontà. Per la prima volta nella vita, Don Antonio ebbe il timore di perdere sé stesso.
Si lasciò cadere sul letto, inerme, non riuscendo a trovare dentro di sé la forza sufficiente a frenare quelle fantasie perverse.
Sì, quella del tredici giugno fu una notte lunga per il parroco della frazione di Sant'Eusanio, una notte di delirio insonne.
Al mattino, nell'aria fradicia di follia della modesta stanzetta, fiottava inconfondibile l'odore del suo seme. Il prete indugiò ad aprire la finestra, per il timore di vedere quell'effluvio osceno riversarsi nelle strade del paese, come vessillo inequivocabile del suo peccato d'impurità.
Mentre il pensiero di Lara camminava sotto la sua pelle, gli corrodeva le ossa, fluiva nel suo sangue e rimuginava la sua carne putrida, Don Antonio mangiava a grandi passi la strada che l'avrebbe portato dal suo confessore, Frate Lorenzo. Sarebbe stata dura spiegargli quale orripilante bestia stesse corrompendo la sua anima come un tarlo, ma doveva assolutamente liberarsi di quel sasso che minacciava di soffocarlo.
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ChickLitUn, due, tre stella... Eccomi, tento di fermarmi, come una statua di carne e sangue, davanti alle vostre menti voraci, torbide, ambigue. Niente di strano, anche la mia è inzaccherata di non detti, mezze verità, bugie mascherate di veridicità. La mia...