A cena

386 55 68
                                    


Prendendo la via di casa, cercava una scusa da affibbiare alla curiosità vorace della madre, che si sarebbe chiesta di sicuro il motivo di quell'abbondante mezz'ora di ritardo.

Piombò a casa come un uragano e trovò la tavola imbandita e la madre contrariata per il suo ritardo.

"Piccola! Per fortuna che ho preparato la caprese e non c'è pericolo che si raffreddi. Come mai così tardi?"

"Scusa, mamma."

A Clara non servivano affatto le scuse della figlia, l'avrebbe perdonata in ogni caso perché la sofferenza che aveva stroncato la sua tenera infanzia le dava il diritto di errare senza doversi scusare. Questa sua convinzione, molto poco cosciente, era un vessillo che marchiava l'amore di Clara per sua figlia.

Lara, con gli occhi inzaccherati d'amore, sorrise alla mamma e si accomodò sulla sedia accanto a lei, per sbocconcellare la cena. Intanto, Clara la guardava e le parve di notare nei suoi occhi un curioso lucore, una luce che non aveva mai visto in quelle due pietre di mistero.

"Sei andata in chiesa a portare la tua lode alla Madonna?"

"No, andrò sicuramente domani."

"Bene, Don Antonio sarà contento di leggerla."

"Non credo che a lui importi leggerla, la porgerò ai piedi della Vergine e, se lui vorrà, la leggerà per conto suo."

"Tesoro, ma che dici? Io sono sicura che è ansioso di ascoltare la lode proprio dalla tua voce! Giudichi davvero male il povero Don Antonio e lui non merita questo tuo giudizio negativo."

Lara posò delicatamente la forchetta sul piatto, ancora pullulante di rosso e bianco, ingoiò il boccone, con il volto assorto nel piacere del gusto.

"Mamma, non si tratta di un giudizio negativo, è solo che credo che ultimamente abbia altro per la testa e, magari, non ha tutto questo desiderio di leggere la mia lode, tutto qui."

Clara osservò le parole della figlia colare dalla sue labbra come pezzi ancestrali di stelle, pensò che la sua piccola avesse davvero una voce d'una sonorità seducente, una tonalità lieve e mielosa che nutriva ogni angolo più recondito dei timpani. Immersa in questo pensiero lusinghiero e idealizzante, si dimenticò pure di cosa stessero parlando, quindi decise di cambiare rotta.

"Dai, tesoro, ora mangia, stasera sei insolitamente lenta. Non avevi voglia di caprese? Ieri hai detto che era da tanto che non la mangiavamo, quindi ho pensato che avresti avuto piacere di trovarla per cena!"

Lara afferrò la forchetta con risolutezza e inforcò un pezzo di pomodoro insieme ad una fettina di mozzarella.

"Certo, sono contenta che tu abbia preparato la caprese, erano settimane che non la preparavi! Hai avuto una buona idea, sono lenta solo perché ci siamo perse in chiacchiere! Quindi ora basta parlare, godiamoci questi bocconi squisiti!"

Consumarono la cena nell'atmosfera resa densa dalla luce che la lampada, incastonata nel lampadario, inondava copiosa sul tavolo e da quella più lieve che Lara recava negli occhi, irradiati d'amore.

More SelvaticheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora