Gocce salate di sudore solcavano la nuca inclinata di Lara, sdrucciolavano, con variabile accelerazione, accanto al collo e qui si mescevano con altre gocce, per cadere velocemente nell'incavo creato dalle clavicole, e da quella grotta si vedevano sgorgare copiose. Da quel punto si rovesciavano, senza fretta, dentro il nido creato dai seni. Fili sparsi e sinuosi erano appiccicati sulla fronte dalle minute goccioline salate che fuoriuscivano piano dai pori. Le mani, infilate dentro guanti sbrindellati di schiuma bianca, guizzavano nell'acqua del lavabo, disegnando movimenti circolari lenti e ipnotizzanti, dentro il cerchio bianco dei piatti. Era una delle azioni minime in cui Lara amava immergersi, coccolata da quel piacere particolare e semplice che lega l'anima agli atti più banali. Risucchiata dal suo buco nero di non-pensiero, si sentiva tutta mani e gomito, schiuma e acqua. Lo sguardo assorto, il volto sereno, l'anima statica e stoica, infilata nel suo momento di pura essenza. Proprio mentre era intenta a sciacquare l'ultima stoviglia, venne morsa dallo squittio insopportabile del campanello. Riemerse, rassegnata, dal nucleo di pace in cui era rannicchiata, posò il pentolino sullo scolapiatti, si tamponò le mani bagnate sul prendisole giallo e andò ad aprire la porta. La stizza per l'interruzione lasciò il passo alla gioia di vedere sua zia Katia sulla porta, con quel cucciolo di Gaia, la sua cuginetta di tre anni e mezzo, attaccata alla gamba. Lara acchiappò la bimba come un pupazzetto tenero, per sbaciucchiare le sue guanciotte morbide e profumate e accarezzare i suoi capellucci biondi come il sole e boccolosi proprio come i suoi.
"Pupattola, sei venuta a trovare la tua cuginetta preferita? Che bella sorpresa! E questo vestitino rosa? Te l'ha regalato la fata dei bimbi?"
"No Lalà, me l'ha comprato la mamma! Le fate hanno troppe cose da fare e non possono fare regali ai bimbi!"
Lara rimaneva sempre stupida dalle risposte nude e bizzarre di Gaia, la spiazzavano e la facevano ridere di gusto. Katia sorrise composta, doveva essersi assuefatta al linguaggio meraviglioso di sua figlia.
"Gaia mi dice da giorni che dobbiamo passare a trovarti e oggi non ho potuto dirle di no. Mamma è al lavoro, vero?"
"Sono proprio fortunata ad avere una cuginetta così affezionata." Pronunciò queste parole guardando Gaia, poi spostò lo sguardo sulla zia. "Si, zia, mamma sta lavorando."
Lara prese dal frigorifero il succo di frutta al mango e riempì tre bicchieri, poi sistemò qualche biscotto al cioccolato in un piattino.
Raggiunse la zia e la cugina che, intanto, si erano accomodate senza troppi convenevoli, in un clima di genuina confidenza. Quando Lara si sedette, Gaia sgattaiolò verso l'ingresso, frugando nella scatola dei giochi, che era sempre lì per allettare le sue frequenti visite.
La zia prese a guardarla intensamente, quasi scrutandola."Sai, Lara, Barbara mi ha detto che ti vede spesso con Giovanni, il figlio di Carlo e Maria."
Lara inghiottì il sorso di succo di mango che sciabordava sontuoso nella sua bocca, per schiudersi in un sorriso genuino.
"Allora non era solo Gaia a voler venire a trovarmi! Sei venuta per sapere se ci sono novità, vero?" Senza aspettare risposta, proseguì. "Si, zia, sono fidanzata e innamorata! Mi sembra di vivere un sogno e perdonami se non sono venuta a raccontartelo ma sono un po' presa ultimamente, capisci?"
Katia guardava la nipote con uno sguardo complice e malizioso e un sorriso che sapeva di curiosità e amore. Intanto, Gaia parlava con se stessa di chissà quale storia magica e armeggiava col bicchiere carico di succo.
"Certo, tesoro, certo che capisco. Sono contenta per te, hai una luce nuova negli occhi e profumi d'amore! Lui mi pare un bravo ragazzo e poi ..."
Prima che potesse terminare la frase, catturò la sua attenzione un gridolino di sorpresa, Gaia si era rovesciato addosso il succo, mentre giocava a fare l'aereo con il bicchiere. Katia la rimproverò severamente e la bimba, intimorita e piangente, si infilò sotto il tavolo.
"Gaia, esci immediatamente da lì sotto!" La redarguì la madre.
"No!" L'urlo di Gaia, stridulo e acuto, saturò la stanza.
Nella mente di Lara, balenò violento l'eco di una frase che aveva letto una volta su qualcuno dei suoi tanti libri, una frase che ricordava agli adulti la necessità di mettersi all'altezza dei bambini. Una lampadina si accese in un angolo recondito della sua mente e, repentina, si alzò dalla sedia per infilarsi sotto il tavolo. Gaia, per qualche secondo, la guardò spiazzata, col volto sfigurato dalle lacrime, gli occhi rossi e lucidi, poi esplose in una risatina acuta, seguita da quella scomposta di Lara.
"Lala! Ma che ci fai qui sotto?"
Lara la prese tra le braccia e la strinse forte, bagnandosi il prendisole di succo di mango.
"Come che ci faccio? Quello che ci fai tu! Voglio vedere come si sta sotto il tavolo!"
Katia, che non era riuscita a resistere alla tentazione di ridere, guardò Lara uscire da sotto il tavolo, con Gaia attaccata al suo corpo come una tenera sanguisuga. Sua nipote aveva davvero un talento naturale con i bambini, riusciva sempre a districarsi dai loro capricci e ad assecondare i loro giochi. Dopo essersi messa a sedere, con Gaia stretta in grembo, Lara decise di prendere il testimone del discorso.
"Giovanni è davvero un bravo ragazzo e poi ... sono troppo felice quando sto con lui!"
"E io sono davvero felice per te, tesoro!"
Rimasero un'oretta a chiacchierare, sotto i dardi giocosi di Gaia, che ogni tanto le coinvolgeva in discorsi assurdi e divertenti. L'argomento principale della conversazione fu, naturalmente, l'amore; anche Gaia pareva aver intuito la natura di quel sentimento, ovviamente cogliendone il suo lato più semplice e pratico. Ad un certo punto, distogliendo l'attenzione dal sole che stava disegnando con un dito sul tavolo, si introdusse nel discorso.
"E quindi tu e Giovanni vi date tanti baci e poi, quando io divento grande, fate pure i figli?"
Quest'affermazione si alzò nell'aria come una rondine bianca, autentica e pura quanto la bimba che l'aveva pronunciata, e fu seguita a ruota dalle risate sguaiate di Lara e Katia, l'una proiettata nel pensiero felice dei suoi futuri figli, l'altra inorgoglita da quel cucciolo di bimba che la guardava con tanto di occhi vispi e lucenti.
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ChickLitUn, due, tre stella... Eccomi, tento di fermarmi, come una statua di carne e sangue, davanti alle vostre menti voraci, torbide, ambigue. Niente di strano, anche la mia è inzaccherata di non detti, mezze verità, bugie mascherate di veridicità. La mia...