Rosso cremisi...

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L'aria umida e fresca entrava dalla finestra, che si apriva timidamente sul piccolo patio; la casa si andava riempiendo di una fragranza terrigna, che sapeva di erba bagnata e di legno madido di pioggia.

Lara si dava alle faccende domestiche, con animo solerte e giocoso; spazzava il pavimento a passo di danza, lavava il vetro della finestra recitando poesie di Neruda, il corpicino infilato in una maglietta bianca, lenta e ampia, le cosce avvolte nel tessuto leggero e trasparente di un paio di leggings neri, il cuore stretto nel corpetto colorato della poesia e del sogno. Vide, con la coda dell'occhio, una sagoma nera balenare attraverso la finestra; una folata di vento recò nelle sue nari quell'odore ormai familiare, carico di ricordi densi e di desideri innominabili. Sentì qualche colpo flebile passare attraverso il legno spesso della porta, insieme alla voce calda e rassicurante di Don Antonio.

"Lara, ci sei?"

Quella voce stava diventando, per Lara, un richiamo immediato all'essenza, all'istinto primordiale che sostanzia l'essere. Sentì un rimestio farraginoso di emozioni brulicare sotto la pelle e il respiro saturare l'aria, mentre il cuore sussultava.

"Eccomi."

Ruzzolò verso l'uscio come una pietra lanciata giù da un precipizio e aprì. Si disegnò, sul suo iride bagnato d'ansia, l'immagine attraente di Don Antonio.

"Disturbo?"

"Tu non disturbi mai, Don Antonio!"

Il parroco arrossì esageratamente, chinò il capo e porse a Lara un pacchetto, rilegato con carta rossa. La ragazzina spalancò gli occhi, riversando, prima sul pacco e poi sul parroco, uno sguardo carico di sorpresa e d'attesa.

"E' per me?"

"Certo, Lara! E' un pensiero da parte mia, consideralo un regalo di compleanno arrivato in ritardo di qualche mese."

Lara sorrise, afferrò il pacco con l'eccitazione di una bambina e lo scartò lentamente. Sotto la carta sanguigna, c'era un libro con la copertina rosso fuoco e, sopra, una scritta dorata, scolpita a caratteri cubitali e svolazzanti: "La Sacra Bibbia". Avvolta intorno al libro, a doppio giro, una coroncina d'argento con grossi grani di un rosso cremisi. Mentre si nutriva di quella visione sacra ma opulenta, un olezzo vivo e corposo di rosa violentò le sue narici. Si avvicinò al libro, con le froge spalancate e gli occhi socchiusi, quell'odore peccaminoso intrideva i grani cremisi della coroncina. Dopo essersi inebriata della fragranza rosea, volse lo sguardo su Don Antonio e fu presa da una crepitante commozione. Due goccioloni caldi sfondarono l'iride, per gettarsi veloci sulle guance, fino a perdersi nelle pieghe sensuali della bocca.

Vinta da quell'emozione violenta e insensata, riversò il suo volto umido sulla spalla dell'amico che accolse la ragazza dentro un abbraccio stretto e avvolgente. Nel farlo, avvertì un tremito interiore che, man mano che scorrevano i secondi, diventava sempre più simile ad un terremoto.

"Stai tranquilla, Lara!"

Lara sentì la voce del parroco riversarsi come un unguento nel nucleo di sofferenza che si portava nel cuore, recando un sollievo immediato. Si staccò lieve dal suo corpo, lasciando sul tessuto nero della camicia un tiepido grumo di lacrime. Don Antonio raccolse il viso della ragazza tra le sue mani, fece scivolare i pollici sui suoi occhi umidi e scintillanti, per asciugare le lacrime che vi erano incastrate. Le mani di Lara, richiamate da una forza misteriosa, raggiunsero quelle del parroco, posandovisi sopra, a formare una sensuale coppa intorno al suo volto; un fusto carnale fatto di braccia e di mani, sosteneva un frutto dalla bellezza struggente: due opali verdi e un bocciolo sanguigno, sopra una pelle di porcellana. Si guardarono, gli occhi colanti d'amore e di desiderio. Si avvicinarono, come richiamati da una forza arcana, erano ad un soffio di distanza, tanto che i loro respiri si mescolavano, intrecciandosi senza remore. Sarebbe bastata una frazione di secondo, un battito di ciglia, sarebbe bastato che uno dei due vacillasse per un solo istante, un infinitesimale soffio nell'eternità. Sarebbe bastato adombrare per un po' la coscienza, quella beffarda signora che ci tiene sempre gli occhi addosso. Sarebbe bastato, eppure una lama dura di contegno e proibizione li fece staccare d'improvviso l'uno dall'altra, spezzando la scultura in due cocci lontani e solitari.

"Scusa, io non so cosa mi è preso. E' un regalo così bello!" biascicò Lara.

"Sono contento che ti piaccia." rispose Don Antonio con voce tremula.

Silenzio, un silenzio che sibilava, insieme al vento che spazzava via le foglie cadute sul patio. Un silenzio pieno di tutto.

"Io vado. E' ora di pranzo e non voglio disturbarti." Concluse  il parroco, risoluto.

Mentre si stava per voltare, Lara gli posò una mano sul braccio. Un palmo, cinque dita, una presa, niente più che un contatto, un contatto che afferrava tutta l'anima di Don Antonio, insieme all'avambraccio.

"Ti prego, resta con me!"

Don Antonio la guardò, smarrito nel suo fuoco, mentre una frase sibilava nella sua mente: certo che resto con te, Lara! ci resterei una vita accanto a te, se solo potessi.

"Mamma non viene a pranzo, mangia un panino al volo perché ha tanto da lavorare. Non ho voglia di mangiare da sola!" 

Non era un invito quello di Lara, era un ordine perentorio mascherato da richiesta. Lei lo sapeva, Don Antonio ne era ancor più consapevole, lo leggeva nei suoi occhi di brace. Se avesse considerato quella beffarda signora che lo guardava sfacciata, sarebbe scappato a gambe levate e invece rimase.

"Ok, Lara. Ti faccio compagnia e ti aiuto anche a preparare il pranzo!"

E la beffarda signora abbassò lo sguardo, girò i tacchi e li lasciò soli con i loro desideri.

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