E così iniziarono ad armeggiare tra i fornelli. Mentre Lara tagliava la cipolla, Don Antonio spezzava i pomodorini e mentre lei affettava il pane, canticchiando, lui imbandiva la tavola, bevendo la sua voce. Il pranzo fu presto pronto, Don Antonio preparò i piatti fumanti di pasta con pomodoro fresco, sotto lo sguardo goloso di Lara.
"Lo sai che Pablo Neruda ha scritto una poesia dedicata al pomodoro?"
"Si, mi pare si chiami Ode al Pomodoro. Ti piace Neruda?"
"Da morire! E' uno dei miei poeti preferiti! Se solamente mi toccassi il cuore, se solamente mettessi la tua bocca sul mio cuore ..."
Don Antonio sentì un pizzico sullo stomaco e il cuore prese a palpitare con il ritmo di un galoppo folle. Ci mise qualche secondo per realizzare che Lara stava citando le parole di una poesia, il tempo che l'illusione impiega per scivolare via dall'anima e lasciare spazio alla ruvida realtà.
"La tua bocca sottile, i tuoi denti, se mettessi la tua lingua come una freccia rossa lì dove il mio cuore polveroso martella, se soffiassi nel mio cuore, vicino al mare, piangendo, suonerebbe con rumore scuro, con suono di ruote di treno assonnate, come l'autunno in foglie, come sangue."
Don Antonio guardava estasiato Lara, che aveva gli occhi vacillanti, volti verso il cielo, il viso aperto in un'espressione carica di godimento, le parole incastonate tra il bianco dei denti e il rosso della bocca. Poi Lara ritornò al presente, affondò la forchetta due o tre volte nel piatto rosso e fumante e portò la pasta sugosa alla bocca, masticando con gusto.
"E' una poesia di Neruda? Impari a memoria le poesie?"
"Solo alcune, mi piacciono così tanto che, leggendole e rileggendole, inopinatamente, mi restano scolpite nella memoria."
"Sei davvero una ragazza particolare, generalmente alle ragazze della tua età non piace la poesia."
"Io nella poesia ci sono nata, è una sorta di condanna per me. Adoro leggere poesie e non posso fare a meno di scriverne. A volte ho l'impressione che sia il gorgoglio dell'acqua a suggerirmi i versi."
Don Antonio avvicinò la sua mano alla fronte di Lara, posandovi sopra il palmo aperto.
"Per caso hai la febbre? E' vero che l'acqua qui a Sant'Eusanio disperde ovunque il suo mormorio, ma da qui a suggerire poesie ... "
Lara esplose in una risata fragorosa. Don Antonio sorrideva, mentre si nutriva dell'immagine sensuale di quella dea terrena e immaginava di incastrarsi tra i suoi boccoli sussultanti e precipitare in quella fossetta sensuale che il sorriso le disegnava accanto alla bocca.
"Perché la cascata non può suggerirmi delle poesie? San Francesco non parlava con tutte le cose della terra, anche quelle inanimate?"
"Appunto, parlava con loro ma non ha mai detto che queste creature abbiano mai risposto, tantomeno per recitare delle poesie!"
"Beh, forse ho un'immaginazione troppo vivida!"
"Forse?"
"Ok, sì! Ho certamente una vivida immaginazione! E' una cosa tanto brutta?"
"No, Lara, è una qualità rara e incantevole, è una di quelle qualità che ti rende speciale!"
Lara ficcò il suo sguardo accattivante dentro il volto del parroco e scorse, infilato tra i raggi neri dell'iride, un segreto d'amore e di passione. Avrebbe voluto sfilarlo da quegli occhi e srotolarlo tutto, come si farebbe con un tessuto prezioso perché lo si possa ammirare e se ne possa godere. Glielo avrebbe rivelato in ogni più minuto stralcio, invece lo lasciò lì, nella notte dei suoi occhi e si alzò dalla sedia.
"Preparo il Caffè"
Mentre se ne stavano beatamente stravaccati sul divanetto rosso, cedendo al torpore post-pranzo, iniziarono a parlare di sonno e Don Antonio faceva mostra di tutte le sue conoscenza in merito.
"Un mio professore universitario era fissato con il sonno e il dormire, diceva che dal modo in cui dorme una persona si possono comprendere tante cose su di lei."
"Ad esempio?"
"Beh, è difficile fare degli esempi generali."
"Io dormo con un cuscino sotto la testa e l'altro stretto tra le gambe, cosa vuol dire?"
"Mi pare che il cuscino rappresenti la sorella!"
"Peccato che io sia figlia unica!"
"Non è mica una scienza esatta, Lara!"
"Io non riesco a dormire con la biancheria addosso, che vuol dire?"
Don Antonio sentì un calore denso invadergli il petto e scivolare giù. Cercò di non cedere, ma non riuscì ad abbandonare il terreno sdrucciolevole del gioco.
"Vuol dire che sei una svergognata!" rispose sorridendo.
"Perché? Non può vedermi nessuno mentre dormo!" ribatté Lara, lanciandogli uno sguardo di sfida.
"E se per caso entrasse un ladro in casa?"
"Gli regalerei il mio corpo in cambio della promessa di non portare via nulla di prezioso!" Rispose Lara, con un tono languido e provocatorio.
Don Antonio sentì una nuova ondata di calore invaderlo e distolse lo sguardo dalla ragazza, cercando di inghiottire il desiderio di baciare quella sua bocca rossa e sensuale, che sputava dardi infuocati di provocazione e malizia.
Lara lo sentiva, guardava Don Antonio lottare contro la tentazione e questa consapevolezza non faceva che attizzare la voglia di stuzzicarlo, più lo vedeva resistere, più desiderava che cedesse. Quanto più egli si arrabattava per celare quel tessuto di passione, tanto più Lara provava a sfilarlo via dal guscio del non detto, presa dal desiderio matto di afferrare quel tessuto e avvolgerselo addosso per sentirne la consistenza, l'odore, il sapore.
"Dai, dimmi, cos'altro sai riguardo al modo di dormire? Facciamo così: io ti dico come dormo e tu mi dici che vuol dire." Proseguì Lara.
"Ma tu non puoi sapere come dormi! Mica ti vedi! E poi non si possono fare esempi in generale! L'unico modo per fare quello che mi chiedi è guardarti dormire!" si pentì immediatamente dell'ultima frase pronunciata, stava perdendo il controllo di sé.
"Eh va bene, allora prima o poi faremo in modo che accada!"
Il discorso era ormai diventato terreno pericoloso e nella mente del parroco ruzzolavano queste parole: "Eva mangiò dal frutto, e ne diede ad Adamo, che era con lei". Don Antonio era con lei e il solo fatto di esserci era già metà del peccato. Che senso aveva non mordere dal frutto se il suo cuore ne assaporava già il gusto voluttuoso e immaginava modi, luoghi e tempi di quel morso dannato?
"Sì, come no! E se qualcuno ci scoprisse a dormire insieme cosa ci inventeremo? Mica possiamo dire che ti stavo osservando mentre dormivi per studiare a fondo la tua personalità? Chi ci crederebbe?"
"In effetti, sembrerebbe una scusa davvero assurda! Però sarebbe divertente vedere la faccia che farebbe la gente di fronte ad una spiegazione simile!"
"Divertente?"
"Sì!"
Don Antonio rimase in silenzio, diviso tra il desiderio di fuggire e quello di restare con lei. Lara lo guardava e percepiva tutto il suo tormento. Lo strattonò nella sua direzione.
"Davvero, mi piacerebbe se mi guardassi dormire!" Concluse, ficcando sul volto di Don Antonio uno sguardo carico di sfida.
Un silenzio gonfio di eccitazione si spalancò tra i due giovani, Lara teneva un lembo del tessuto, aspettando un attimo di cedimento da parte dell'altro, per tirarlo ancora un po' dalla sua parte.
"Lara ... stai attenta a quello che desideri ..." disse Don Antonio, con tono serio e preoccupato.
"Non sto mai attenta a quello che desidero, i miei desideri stanno molto al di là della mia volontà deliberata." Sentenziò Lara, con una voce brulicante d'eccitazione, senza togliere lo sguardo dal volto di Don Antonio, che invece guardava il pavimento davanti ai suoi piedi, col desiderio di sprofondare lì sotto e non dover sopportare quel supplizio della carne.
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ChickLitUn, due, tre stella... Eccomi, tento di fermarmi, come una statua di carne e sangue, davanti alle vostre menti voraci, torbide, ambigue. Niente di strano, anche la mia è inzaccherata di non detti, mezze verità, bugie mascherate di veridicità. La mia...