Era, finalmente, giunto il giorno della tanto odiata mietitura.
Durante quei mesi Seneca ed io ci eravamo scritti con cadenza settimanale e ovviamente Theo e Myriam non ne sapevano nulla; lo avevo confessato solamente a Diana, che inizialmente era turbata, ma poi se ne fece una ragione.
Il giorno della mietitura era sempre una grandissima angoscia, soprattutto per i più piccoli e per i genitori; a me ad esempio non era mai fregato più si tanto, ma in quell'occasione speravo che Kalina, l'accompagnatrice del nostro Distretto, pescasse il biglietto con il mio nome.
Mi ero messa uno dei primi vestiti che mi erano capitati a tiro e non era neppure il più bello: Myriam è Theo non dissero nulla, anche loro erano molto agitati.
Theodore parlava poche volte dell'esecuzione di Zaphyra e si era molto incupito; Myriam, invece, era sempre acida e non mi parlava quasi mai, neppure a Natale lo aveva fatto.
E solo perché avevo ricevuto un regalo da Seneca, che si era firmato come semplice anonimo, mentre lei nulla da nessun ammiratore.
Avevo imparato a conoscere quel ragazzo, e alcune volte mi ritrovavo a parlare di lui allo specchio; chissà se anche Seneca parlava di me a sua sorella o ai suoi amici.
Ogni mio pensiero venne interrotto dalla vocina di Kalina, amplificata per sua fortuna dal microfono, che la sottoscritta aveva aggiustato poco prima dell'inizio della mietitura.
<Buongiorno a tutti, abitanti del Distretto 5!> iniziò lei, con la sua solita cantilena, dove spiegava a tutti i presenti in che cosa consistevano gli Hunger Games e di quanto onore e quanto rispetto dovevano ricevere i futuri tributi.
Mentre parlava mi fumai due, o forse tre, sigarette, mentre il mio cuore martellava nel petto.
La mia vicina, una ragazzona di diciassette anni, aveva i capelli tutti crespi e un vestito decisamente troppo attillato per la sua stazza; durante il discorso di Kalina mi rivolgeva alcune occhiatacce inquietanti, tanto da mettermi in soggezione.
Incominciai così a giocherellare con le ciocche dei miei capelli color rosso acceso; quella mattina non ero riuscita nemmeno a farmi una coda decente e ora mi ritrovavo ad avere tutti i ricci sugli occhi.
Posai gli occhi su Kalina, pronta ad estrarre un bigliettino dalla palla di vetro; ne tirò fuori uno e si schiarì la voce:<La signorina che avrà l'onore di rappresentare il Distretto 5 è...
Ginevra Pollion.>
Vidi una bambina, perché questo era, avanzare scortata da due pacificatori, che talvolta le sferravano qualche colpo a Ginevra per farla andare avanti.
<Mi offro volontaria!> gridai.
Tutti i presenti si girarono verso di me; anche Theo e Myriam, dopo essersi guardati a vicenda, posarono gli occhi sulla loro elettricista preferita.
Kalina era rimasta bloccata, ma poi un sorriso smagliante sfociò sulla sua faccina tutta impiastricciata di trucco.
Mi invitò a salire e nel frattempo fece scendere e rispedire al proprio posto la piccola Ginevra.
Salii sul palco e strinsi la mano a Kalina, molto entusiasta del mio gesto.
Theo si era immobilizzato e Myriam annuì senza sbilanciarsi troppo.
<Come ti chiami?>
<Jessie Electron. E non parlare dei miei genitori.>
L'accompagnatrice strinse le labbra e poi mi annunciò. <Il tributo femmina del Distretto 5: Jessie Electron.>
Kalina, sempre con grande entusiasmo, afferrò il biglietto nella teca contenente i nomi dei tributi maschili.
<Francis Adler.
Prego Francis, da questa parte.>
Kalina aveva pescato il nome di un altro dodicenne, ma nessuno si offrì al suo posto.
<Siete delle merde!> urlai agli possibili tributi <Non potete mandare un ragazzino a morire!> continuai, prima di essere allontanata da due pacificatori sotto gli occhi increduli dei due mentori e dei miei pochi amici.
Prima di salire sul treno che ci avrebbe portati a Capitol City, vennero a salutarmi la madre di Drew e Zaphyra, Diana e suo padre e la stessa Ginevra Pollion, che voleva ringraziarmi per il gesto.
Mi disse che sua sorella, la ragazzona al mio fianco, si era sentita offesa dopo che mi fui offerta volontaria al posto di Ginevra.
In quel momento pensai a quanto stronza potesse essere la bambocciona, che avrebbe tranquillamente mandato sua sorella al macello, e a quanto male funzionasse il suo cervello per fargli partorire dei pensieri tanto malati su di me.
Diana e suo padre mi salutarono con le lacrime agli occhi e mi augurarono buona fortuna; così come la madre di Drew e Zaphyra.
Sinceramente mi sorprese non vedere Colton, ma poco dopo scoprii che era tornato in bottega per recuperare tutte le sigarette di contrabbando che aveva nel magazzino e me le diede alla stazione.
Anche Elvis venne ad abbracciare sua madre e me prima di partire, dicendomi che le sarei mancata e che mi avrebbe aspettata.
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ʟᴀ ᴛʀɪsᴛᴇ sᴛᴏʀɪᴀ ᴅᴇʟʟᴀ ʀᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴅᴇʟ ᴅɪsᴛʀᴇᴛᴛᴏ 5
FanfictionCaesar mi sorrise, mostrando tutti i suoi bellissimi, e fintissimi, denti bianchi come il marmo, e, al posto di rincuorarmi, mi chiese se avevo qualcuno da cui tornare finiti gli Hunger Games. Udendo quella domanda mi misi a ridere: chi mai avrebbe...