L'avevo già detto che Dorotea Flickerman l'avrebbe pagata.
Eccome se l'avrebbe pagata.
Ma prima di mettere in atto la mia vendetta, decisi di passare a casa sua e affrontarla.
Mi accolse una senza-voce e mi fece accomodare, facendomi intendere che la sua padrona sarebbe arrivata da un momento all'altro.
Le pareti erano leopardate. Arricciai le labbra schifata da quell'arredamento.
Certo non ero un'esperta, ma quelle decorazioni erano proprio di cattivo gusto.
Ma la cosa che mi fece più raccaponare fu Dorotea stessa; mi accolse in biancheria intima color rosa carne.
Aveva i capelli tutti scompigliati e il rossetto sbavato.
Dovevo averla interrotta durante un incontro molto ravvicinato con qualche suo amico. O amica.
<Signora Crane. . .> mi accolse lei.
Alzai gli occhi al cielo.
<Signorina Flickerman. Brutto momento?>
Lei scosse la testa e si leccò le labbra. <Ma le pare? Anzi, se vuole unirsi è la benvenuta.>
<Grazie, ma penso che declinerò l'offerta. Veniamo a noi due.>
Dorotea si tolse il rossetto sbavato con un gesto fulmineo delle dita.
<Data la nostra intimità, proporrei di darci del tu.>
Acconsentii. Le minacce sarebbero suonate meglio in quel modo.
<Desideri?> domandò lei con voce suadente.
Mi appoggiò una mano sul braccio e mi diede una stretta.
Stava flirtando con me?!
<Sta' alla larga dal Centro di Addestramento e da noi vincitori.>
La modella ritrasse la mano e si lasciò scappare una risata.
<Non sai di che cosa sono capace.> le dissi. O meglio, la minacciai.
<Tentami.>
<Ti appendo come un salame nella hall del Centro di Addestramento. E sono capace di farlo, fidati.>
<Vedremo. . .> mi sussurrò lei all'orecchio. <Ci vediamo presto, Jessie.>
Girai i tacchi senza salutarla, aprii la porta d'ingresso e uscii immediatamente da quella casa.
<Ma vaffanculo.> mormorai prima di accendermi una sigaretta.
I miei ragazzi erano entrati nell'Arena da solo qualche ora. E io ero tremendamente in ansia per loro.
Il fatto che entrambi i tributi dell'11 e del 12 fossero morti, le possibilità di avere degli alleati per Preston e Lively si rivelarono pari a zero.
Tornando verso il Centro di Addestramento, riflettei sulla minaccia per nulla spaventosa di prima. . .
Probabilmente Dorotea sarebbe tornata a letto con il suo amante e si sarebbe burlata di me.
Stavo per entrare dall'ingresso principale del Centro di Addestramento, quando andai a sbattere contro un'accompagnatrice.
<Scusami.> dissi in fretta.
Mi rialzai e porsi una mano alla povera donna che avevo, per errore, fatto cadere.
Quale fu la mia sorpresa nel vedere Effie Trinket che si rialzava grazie a me.
Era l'unica persona che, dopo quasi una settimana di preparazione, non ero riuscita ancora a salutare. Ed era strano. . . Perché, in fondo, nel bene e nel male, Effie era una figura di spicco tra i capitolini. E di rado si perdeva le attività mondane che i giochi offrivano.
<Effie!> esclamai entusiasta. <Eri l'unica che non avevo ancora visto.>
La abbracciai e lei, con poco entusiasmo, ricambiò.
<Ciao, Jessie.>
Anche il suo tono era piuttosto mogio. Che si aspettasse qualcosa da me?
Magari che arrivassi prima?
<Tutto bene? Insomma, Effie, mi aspettavo un saluto più caloroso da te. . .>
Lei fece le spallucce e cercò di liquidarmi, ma fui più svelta e la agguantai.
<Non così in fretta! Almeno finché non mi dirai quello che ti è successo.>
L'accompagnatrice sbuffò.
Davvero ce l'aveva con me?!
<Il tuo amichetto Haymitch è stato così gentile da insultarmi in diretta nazionale alla mietitura, accusandomi di essere una poco di buono. Utilizzando un termine inadeguato.>
Forse avevamo spento la televisione prima dell'accaduto. Perché, sul serio, non mi ricordavo affatto di quel particolare, altrimenti me la sarei presa con Haymitch.
Le posai una mano sulla spalla.
<Posso immaginare come ti senti.>
<Non penso proprio!> squittì lei. <Nessuno può davvero sapere come mi sento!>
Ma che diavolo le prendeva?
Non era certo solo lei a venire umiliata costantemente durante le mietiture.
Non se la passavano bene neanche l'accompagnatore del 6, Caius, e quella dell'11, Iulia.
<Se vuoi parlarne. . .>
<Non con te.>
Allargai le braccia.
<Pazienza.>
Andai dritta verso la hall del Centro di Addestramento.
Il cuore mi batteva all'impazzata. Mi fermai per riprendere fiato, ma non feci in tempo che mi ritrovai a dovermi asciugare le lacrime.
Non pensavo davvero quello che avevo detto ad Effie prima di entrare.
Lei era. . . Lei era la mia migliore amica.
<Jessie. . .>
La vocina tremante di Mags, che non sempre parlava, mi fece sobbalzare.
<Io n-non ho nulla.> cercai di sviare il discorso io, nella speranza che la mentore del 4 mi lasciasse in pace.
Ma a quella donna non si poteva nascondere proprio nulla. Così come a Woof.
Entrambi erano capaci di leggerti come se fossi un libro aperto.
Erano perfettamente in grado di farti vuotare il sacco anche se avevi fatto voto di silenzio permanente.
Mags capì che non stavo bene e mi invitò a bere una tazza di tisana per aiutarmi a rilassarmi.
Le domandai del suo tributo, ma le scosse la testa.
Doveva essere la mentore del ragazzo che era scivolato male su una pozza di fango ed era svenuto. Poi, nella furia, era stato calpestato dagli altri Favoriti e da altri tributi che cercavano di scappare dalla Cornucopia.
<Sono un disastro, Mags. . . Ogni anno faccio delle gaffe clamorose con i mentori che mi salvano.>
Lei mi accarezzò la guancia e mi lasciò un bacio tra i capelli.
<Perché Effie si è comportata così con me?> mi impuntai io. <Oh, Mags. . . Non voglio disturbarti. Penso che andrò di sopra. Grazie di tutto.>
Lei mi sorrise dolcemente.
Forse mi sarei dovuta dirigere almeno nella sala per incontrare qualche sponsor, ma non ne avevo affatto le forze.
L'unico posto in cui avrei potuto svagarmi un po' era l'attico del 12, dove Chaff e Haymitch furono ben lieti di accogliermi tra loro.
Prima di passarmi la bottiglia di gin, però, Chaff mi fece promettere che non l'avrei riferito a Seeder, altrimenti gli avrebbe mozzato anche l'altra mano.
Lo promisi.
Nessuno dei due, anche per quell'anno, avrebbero lavorato.
Io avrei dovuto, ma Preston e Lively avevano assaltato la Cornucopia e, lesti, erano sfuggiti illesi con alcune provviste e un coltellino.
Nulla di che, ma sempre meglio che bazzicare per l'Arena a mani vuote e con una fame da lupi.
<Che cosa ti è successo, saettina?> mi domandò Haymitch, ancora abbastanza sobrio.
Deglutii.
<Ho avuto una discussione.>
Non dissi con chi. Lasciai tutto in sospeso.
Chaff mi circondò le spalle con il braccio e ridacchiò.
<Ma che testa calda che sei, saettina. . . Una vera cattiva ragazza.>
Allungai le gambe sul tavolino in cristallo di fronte al divano su cui eravamo seduti e buttai la testa all'indietro, incontrando lo schienale del sofá.
<Con chi?> chiese subito dopo il mentore dell'11.
<Nessuno di importante.>
Mi salì un nodo in gola. Ritenere Effie "nessuno di importante", calcando l'ultima parola, fu la cosa più difficile per me.
<Se non è una persona importante,> cominciò Haymitch. <allora non dovresti starci così male.>
Girai leggermente la testa verso di lui, socchiudendo leggermente gli occhi.
Faceva dei discorsi veramente brillanti quando era mezzo ubriaco. . . Che dovessi farlo bere sempre di più per ottenere un colloquio di un livello superiore?
Idea balorda.
<Su dai, saettina. . .> mi stuzzicò Chaff facendomi il solletico. <Dicci chi è. Dicci chi è. Dicci chi è!>
Spostai lo sguardo da Haymitch a Chaff. Poi scossi la testa.
<Per favore. . .> piagnucolò il mentore dell'11.
<Non insistete.> biascicai prima di nere un altro sorso di gin. <Vi arrabbiereste.>
Anche Haymitch fece scivolare un braccio attorno alle mie spalle.
Stava per ribattere, quando vennero inquadrati Preston e Lively, facendomi balzare improvvisamente in avanti.
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ʟᴀ ᴛʀɪsᴛᴇ sᴛᴏʀɪᴀ ᴅᴇʟʟᴀ ʀᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴅᴇʟ ᴅɪsᴛʀᴇᴛᴛᴏ 5
FanfictionCaesar mi sorrise, mostrando tutti i suoi bellissimi, e fintissimi, denti bianchi come il marmo, e, al posto di rincuorarmi, mi chiese se avevo qualcuno da cui tornare finiti gli Hunger Games. Udendo quella domanda mi misi a ridere: chi mai avrebbe...
