Ho sempre pensato che un tributo, per ottenere un voto di merda alla prova finale (magari anche di poco più alto del mio), dovesse proprio mettersi d'impegno.
Quindi, non appena i miei carissimi tributi ricevettero un tre a testa, feci loro un grande applauso e li costrinsi a vuotare il sacco e a riferirci quello che avevano fatto per ottenere un voto così basso.
Ellie sputò subito il rospo e ci disse che era inciampata nel tentativo di sollevare uno di quegli enormi pesi presenti in palestra. Mi assicurò, con le lacrime agli occhi dalla vergogna, che lei durante l'allenamento ci era riuscita e che gli strateghi le avevano sabotato la prova.
<Sì, sì. . .> borbottai. <Hanno sabotato anche la mia anni orsono.>
Theo soffocò una risata per non rendere più tragica del dovuto la nostra situazione.
Thomas, dopo essere stato esortato da Kalina, narrò la sua grande impresa: cercare di utilizzare l'arco e di colpire le varie sagome.
<Non pensavo di essere andato così male. Scusateci se non siamo perfetti.>
Io avevo già dato abbastanza. Non potevo insultarli nuovamente.
Per mia fortuna fu Kalina a perdere definitivamente la pazienza.
Sputò loro addosso parole cariche di veleno. Li etichettò come "viziati e ingrati", aggiungendo che erano stati i peggiori tributi che il Distretto 5 avesse mai avuto da che lei era accompagnatrice.
Dopodiché, ancora furibonda, ordinò ai due ragazzi di andare a dormire e di pensare, se non fossero riusciti a prendere sonno, a un metodo per superare le interviste e a riacquistare consensi.
Ma non si sarebbe rivelato semplice.
Finnick aveva stregato tutta Panem.
E dopo di lui, i preferiti di Capitol City, erano i due tributi dell'1. Quelli del 2 seguivano a ruota i loro "colleghi" Favoriti, nonostante i due ragazzi non fossero questa gran bellezza.
Ellie, come avevo previsto, fece scena muta durante il nostro incontro.
Lasciai passare le tre ore senza dire nulla; anzi, per dare un senso a quell'incontro, mi preparai qualche spremuta e me le bevvi davanti agli occhi del mio tributo, che non si staccavano mai da me.
Kalina e Theo non ottennero risultati migliori.
Thomas aveva preparato un discorso da solo, ma si rifiutava di farlo leggere a Theo, così, il mio amico, si trovò del tutto impreparato durante la serata.
Gli occhi attenti dei mentori a noi legati notarono subito che eravamo ai ferri corti con i nostri tributi. Secondo Cecelia emanavamo troppa energia negativa; persino un cieco l'avrebbe notato.
Peccato che il capitolini, oltre ad essere terribilmente superficiali e creduloni, avevano coltri di prosciutti sugli occhi.
Molti accompagnatori credevano che Theo ed io fingessimo di essere ai ferri corti con i nostri tributi per portare avanti una strategia e addirittura insultarono i due ragazzi non appena rivelarono a Caesar quello che avevo detto loro: ossia che erano due ragazzini viziati e senza speranza.
<Ottimo. . .> disse Theo gratrandosi il mento. <Questi ci stanno condannando alla gogna.>
<Firmeremo pagine di Capitol Magazine in eterno. . .> commentò Kalina, seduta dietro di noi.
<Un giorno rideremo di questa storia.> aggiunsi io per concludere quella disastrosa serata.
La mattina dopo Theo ed io accompagnammo Thomas ed Ellie all'hovercraft.
La ragazzina tremava come una foglia.
<Tanto spavalda e menefreghista, quanto impaurita.> esclamai facendola sobbalzare.
<Jessie, dai. . . Non mi pare il caso.> cercò di fermarmi il mio collega.
Circondai le spalle dei due ragazzi con le mie braccia e li strinsi a me.
<E perché no? In fondo non ci siamo divertiti assieme?>
<Se tu. . . Se tu solo ci avessi aiutati. . .> mormorò con voce tremante Thomas. <F-Forse. . .>
<Forse cosa, Thomas?> lo incalzai. <Forse non dovreste farvi un mea culpa prima aggredirmi?>
Lui deglutì. E non solo il suo pomo d'Adamo si gonfiò, ma lo fece addirittura sonoramente.
Gesto di chi sa di essere nel torto, ma preferisce morire al posto di ammetterlo.
Cosa che accadde ai due tributi.
Ellie, con le lacrime agli occhi, si voltò verso di me e mi supplicò di darle un ultimo consiglio prima dell'inizio dei giochi.
Mi avvicinai a lei e le sussurrai all'orecchio: <Sta' lontana dalla Cornucopia. Se vedi Thomas correrci incontro, tu scappa nei boschi.
Fregatene.>
Lei annuì.
<Addio.> ci salutarono, poi, i due ragazzi.
<Addio.> disse a sua volta Theo.
Io feci un cenno con la mano. Nulla di più.
<Arrivederci, Jessie.>
Finnick, accompagnato da Mags, mi passò a fianco.
<Mi pari piuttosto convinto che ci rivedremo. . .> borbottai come risposta.
Anche io lo ero. Ma un po' di sana competitività non aveva mai fatto male a nessuno.
Il sorriso sul suo viso si allargò, mostrandomi tutti i suoi perfetti denti.
<Arrivederci, Finnick.>
Il tributo del Distretto 4 salì a bordo dell'hovercraft, lasciandomi in compagnia di Mags e Theo.
<Vincerà davvero.> disse a bassa voce Theo. <Non so come, ma lo farà.>
Mags, con la sua solita gentilezza, ci invitò a rientrare dato che si era alzato il vento e non eravamo abbastanza coperti per starcene fuori ancora.
<Hai ragione, Theo.> bofonchiai. <Quello stronzetto di Finnick Odair vincerà di sicuro.>
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ʟᴀ ᴛʀɪsᴛᴇ sᴛᴏʀɪᴀ ᴅᴇʟʟᴀ ʀᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴅᴇʟ ᴅɪsᴛʀᴇᴛᴛᴏ 5
ФанфикшнCaesar mi sorrise, mostrando tutti i suoi bellissimi, e fintissimi, denti bianchi come il marmo, e, al posto di rincuorarmi, mi chiese se avevo qualcuno da cui tornare finiti gli Hunger Games. Udendo quella domanda mi misi a ridere: chi mai avrebbe...
