Effie si era preoccupata di farmi avere tutto il necessario per la mia permanenza i casa sua ancora prima che varcassi la soglia dell'appartamento.
Non appena entrai un odore dolciastro per poco non mi fece svenire. E poi le pareti! Effie aveva fatto dipingere tutte le pareti di rosa. Ripeto: di ROSA.
E non di un rosa pastello, bensì di un rosa shocking.
Le feci notare che casa sua avrebbe potuto essere scambiata per quella di una bambola e che il battiscopa brillantinato era un pugno nell'occhio.
Le non mi rispose, ma intuii che ero riuscita a farla infastidire a tal punto che avrei dovuto fare qualcosa per farmi perdonare prima che la convivenza terminasse e che lei mi sbattesse fuori da casa sua.
Pensai che avrebbe potuto anche venirmi un po' in contro: non era mica colpa mia se vivevo in una casa con le pareti bianche e battiscopa e parquet blu notte.
L'accompagnatrice del Distretto 12 mi aveva imposto alcune regole: non fumare in casa, non insultare i vicini, non fumare, mantenere un comportamento consono, non mangiare con le mani, non fumare. . .
Contai i "non fumare" presenti in lista e ne trovai almeno sette.
L'ideà di ospitarmi a casa sua era piaciuta ad Effie, anche se avevo detto, e fatto, un po' troppe stronzate in quei due giorni, e aveva accettato dopo che a chiederglielo era stata Kalina.
<Kalina è stata molto persuasiva. E poi sei super, super, super carinissima!> mi confessò la ragazza quella mattina dopo che le chiesi come si fosse convinta definitivamente.
Credevo che una volta giunte a casa si sarebbe tolta quella parrucca così imbarazzante e quel vestito strettissimo che a stento la faceva respirare.
Mi preparò il pranzo e mi fece accomodare sulla terrazza vista parco di Capitol City.
Durante il pasto decisi di conversare con la capitolina che avevo di fronte; almeno per conoscerla un po'.
<Effie?>
<Sì?> domandò lei non troppo eccitata.
<Perché sei così tanto ossessionata dalle buone maniere?> dissi io dopo essermi accorta troppo tardi che una lisca del salmone che stavo mangiando mi stava per andare di traverso; Effie inorridì quando mi vide estrarla con le mani dal pezzo di pesce.
<Per evitare di dare figure del genere a tavola!> rispose lei disgustata.
<Non sono un'incivile.>
Lei tagliò un pezzo di pesce e lo masticò delicatamente, come se lo stesse uccidendo pian piano.
Spostai lo sguardo verso il basso per non farmi vedere con le lacrime agli occhi e tornai al salmone. Effie si accorse che non ero a mio agio e si fermò.
<Jessie, non piangere. . .>
Troppo tardi: ero già una fontana quando me lo disse.
Effie si alzò e mi fece accomodare sul divanetto rosso e mi prese dei fazzoletti; era un po' imbarazzata perché non sapeva bene come dovesse comportarsi.
Mi porse, contro la sua volontà, una sigaretta e mi diede il permesso di fumarla.
<Ma a te dà fastidio.> frignai.
Lei mi mise una mano sulla spalla e mi assicurò che se era un modo per farmi stare meglio, per lei non c'era nessuno problema. A patto che non abusassi della sua gentile concessione.
<Tesoro, devo andare. . . Non fare danni!> gridò Effie già fuori dall'appartamento.
Non mi disse dove stava andando; quello lo fece quando ritornò a casa.
Non è che avessi molto da fare.
Decisi, allora, di curiosare per l'appartamento.
Iniziai dal salotto, guardando tutte le foto che Effie teneva sulle mensole e appese sui muri della casa. Erano decisamente tantissime.
Ovviamente raffiguravano l'accompagnatrice e la sua famiglia nei momenti più felici della sua vita.
La cosa che attirò di più la mia attenzione fu il colore naturale di capelli di Effie: un biondo strano, ma non brutto.
Non riuscivo a capire come mai li nascondesse sotto a delle orride parrucche; almeno Kalina doveva nascondere i suoi capelli indomabili color merda.
Letteralmente color merda. Glieli avevo visti una volta per caso e preferii non farlo mai più.
Quelli di Effie sembravano essere molto più belli.
Spostai lo sguardo su un'altra fotografia, che rappresentava Effie e i suoi genitori il giorno del suo debutto in società.
Almeno era quello che pensavo.
<Tradizioni inutili per far baldoria. . .> sospirai io.
Poi andai in cucina, ma non c'era un granché da sbirciare: era una normalissima cucina standard accessoriata.
Mancavano da guardare il bagno, camera mia e quella di Effie.
Mi diressi in bagno, ma neanche lì c'era molto di speciale; aveva le pareti di un colore strano, non rosa per fortuna, ma l'unica cosa diversa dagli altri bagni che avevo visto (e non erano tanti) era la grandissima quantità di prodotti di bellezza e i diversi oli, shampoo, trucchi, essenze. . .
A stento riuscii a trattenere i conati di vomito: decisamente troppi profumi mischiati in uno spazio di una decina di metri quadrati.
Uscii dalla stanza e mi diresse verso camera mia. Dovevo ancora disfare la valigia nonostante fossi arrivata da ore.
Effie aveva fatto ripulire la stanza e mi aveva messo dei fiori profumati sul comodino.
Doveva avermi lasciato la camera degli ospiti: quella con un colore più neutro (e normale) e molto, probabilmente, più spoglia, in termini di mobilia, rispetto alla sua.
Non avevo portato molti indumenti di ricambio, anche perché del mio abbigliamento durante il Tour della Vittoria se ne occupavano i miei stilisti; ma Effie mi aveva promesso che mi avrebbe trascinata in tutti i negozi di Capitol City per farmi acquistare qualcosa.
Come se avessi avuto voglia di fare shopping. . .
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ʟᴀ ᴛʀɪsᴛᴇ sᴛᴏʀɪᴀ ᴅᴇʟʟᴀ ʀᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴅᴇʟ ᴅɪsᴛʀᴇᴛᴛᴏ 5
Fiksi PenggemarCaesar mi sorrise, mostrando tutti i suoi bellissimi, e fintissimi, denti bianchi come il marmo, e, al posto di rincuorarmi, mi chiese se avevo qualcuno da cui tornare finiti gli Hunger Games. Udendo quella domanda mi misi a ridere: chi mai avrebbe...
