62ⁿᵈ ʜᴜɴɢᴇʀ ɢᴀᴍᴇs 1/2

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Anno nuovo. Nuova mietitura.
Seneca era diventato a tutti gli effetti uno stratega, grazie anche a Plutarch, che continuavo a non sopportare;
aveva lasciato la nostra casa al Villaggio dei Vincitori per Capitol City: c'era un'Arena da preparare.
Theo, a differenza dell'anno precedente, e per la gioia di Kalina, era tornato nelle vesti di mentore e mi avrebbe assistito nella preparazione dei tributi.
Non erano un granché.
Non appena li vidi, capii subito che non avevamo speranze: lei aveva dodici anni, lui tredici.
Ricordo perfettamente i loro nomi: Allison e Zach.
Theo aveva scelto Allison come protetta e mi aveva lasciato Zach, come se avessi avuto più chance di poterlo portare a casa.
Allison non aveva fatto altro che piangere durante tutto il viaggio, mentre Zach non aveva toccato cibo.
Inutili le lamentele e i consigli, ben pochi, di Kalina.
Theo ed io li lasciammo andare a riposare e ci ritrovammo a tirare le somme con la nostra accompagnatrice, che ci lasciò pochi minuti dopo.
<Cosa ne pensi?> mi chiese Theo.
Io, dopo aver acceso una sigaretta, scossi il capo.
<I Favoriti se li mangeranno vivi al bagno di sangue. Ho visto la ragazza del 2: è peggio di Danae.>
Avevo imparato a convivere con i miei incubi e i miei scatti d'ira.
Se mi svegliavo durante la notte, Seneca era lì, con gli occhi perennemente spalancati, a rassicurarmi.
Avevamo fatto un patto: "Se non riesci a distinguere la realtà dall'incubo, chiedi."
Le domande erano sempre più frequenti, ma Seneca aveva la pazienza necessaria per spiegarmi qualsiasi cosa.
Theo fece un rewatch delle varie mietiture e mi soffermai sui Favoriti e sui tributi dell'11 e del 12.
<Come si chiama la ragazza del 2?> domandai a Theo.
<Enobaria. E sono sicuro che il suo mentore sia Brutus. . .>
Enobaria pareva essere decisamente più forte rispetto al suo compagno di Distretto, che aveva sì sedici anni, ma era un mingherlino.
<Nessun volontario?>
Theo scosse la testa.
<Penso che abbiamo trovato la nostra nuova vincitrice.>
Sgranai gli occhi.
<Scherzi? Stai già gettando la spugna?>
<Jessie, quanti mentori, secondo te, hanno lasciato perdere dopo averti vista? Woof è addirittura venuto a farmi i complimenti per la tua vittoria dopo l'intervista con Caesar.>
<Ti sei dato una grattatina?> borbottai, giocherellando con la penna.
<Molto simpatica.> commentò, lasciandomi in balia di un tempaccio.

Come consuetudine, a Capitol City ci attendevano i numerosi fan del programma.
Concessi loro qualche fotografia e risposta alle loro invadenti domande.
Kalina si fece largo tra la folla e condusse i due ragazzini, già bianchi in volto, verso l'uscita della stazione.
Allison e Zach avevano appuntamento al Centro Immagine con Eda e Icaro; Theo ed io, invece, andammo al Centro di Addestramento in attesa della sfilata.
<A dopo!> ci salutò Kalina, che ci lasciò dopo aver rivolto a Theo qualche occhiatina.
<Ma che le prende?> disse il mio collega.
<È contenta di vederti.> risposi rimanendo vaga.
<Sai qualcosa che io non so?>
<Theo, per favore... ti pare che io abbia passato due settimane a confessarmi con Kalina?>
Lui mi squadrò e poi rispose con un sonoro no.
Anche se, in verità, spesso ci eravamo scambiate qualche parere.
<Non vai dal tuo maritino prima della parata?>
<Ottima idea.> dissi alzandomi. Subito dopo mi risedetti.
<Guarda che gli strateghi non sono ancora operativi. . . e poi non penso ti diranno di no.>
<Le uniche volte che ha un minuto libero, lo passa al telefono.>
<E allora?> fece Theo. <Deve tenere monitorata Gae.>
Feci un sorriso sarcastico.
<Non parla con Gae. Parla con Plutarch.>
<Sei gelosa di un collega di Seneca? Sul serio?>
Sentii le gote andarmi in fiamme e sbottai: <Sì, cazzo. Sono gelosa del rapporto tra Plutarch e Seneca.>
Detto ciò, presi il portafoglio e uscii dall'appartamento.
<Dove vai?> gridò Theo prima che gli sbattessi la porta in faccia.
Non risposi principalmente perché non sapevo neppure io dove stessi andando.
E di sicuro Theo non mi avrebbe trovata tra le braccia di mio marito.

Vagai per quasi un'ora, forse, e incontrai pochissima gente: si stavano tutti preparando per la sfilata dei tributi.
Mi sedetti sul marciapiede e fissai, con particolare insistenza, uno studio di tatuaggi.
Con quell'insegna al neon non poteva certo passare inosservato; persino un cieco sarebbe riuscito a vedere tutto quel bagliore.
Entrai e una puzza di fumo, molto più respirabile rispetto a quello che c'era in camera mia, pervase le mie narici e mi attirò sempre di più all'interno del locale.
Il volume della musichetta di sottofondo aumentava man mano che mi addentravo, finché non incontrai un tizio alto quasi due metri, e largo altrettanti, che stava dando da mangiare ad una cagnetta con i peli tinti di rosa.
<Lei non ha visto niente!> ringhiò il tatuatore, nascondendo il barboncino dietro alla parete.
<Visto cosa?>
Lui ghignò compiaciuto e mi fece accomodare.
<Desidera farsi un tatuaggio?>
Ci pensai su.
Ero maggiorenne e non avevo certo bisogno del permesso di Seneca per potermi fare un tatuaggio.
I soldi li avevo per pagare il tizio.
Annuii e mi fece accomodare su uno sgabello nella stanza principale dello studio
<Allora? Cosa vorrebbe impresso nella sua pelle?>
<Una ghiandaia imitatrice.>
Tirai fuori il ciondolo che avevo fatto con la spilla di Evelyn.
<Soggetto singolare. Altro?>
Annuii.

ʟᴀ ᴛʀɪsᴛᴇ sᴛᴏʀɪᴀ ᴅᴇʟʟᴀ ʀᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴅᴇʟ ᴅɪsᴛʀᴇᴛᴛᴏ 5Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora