ɪʟ ᴛᴏᴜʀ ᴅᴇʟʟᴀ sᴄᴏɴғɪᴛᴛᴀ

28 3 0
                                        

<Lara, si aspettano una tua risposta.> dissi alla ragazza quando fummo solo lei ed io nel vagone del treno. Kalina si era assentata per andare a riposare e ci aveva lasciate discutere riguardo alla proposta indecente di Capitol City.
<Che cosa succederà alla mia famiglia se rifiuto?> domandò lei girandosi verso il finestrino per non incontrare il mio sguardo.
<Non lo so. . .> mentii mordendomi il labbro inferiore. <Non ne ho la minima idea.>
<Non voglio farlo.> disse lei con un nodo al gola. <Non me la sento, Jessie. Voglio vivere per quanto mi è concesso.>
<Penso sia una scelta coraggiosa.> dissi sforzando un sorriso. <Riposa un po', vado a sgranchirmi le gambe.>
Mi alzai con la scusa di lasciarla in pace, ma in realtà ero io che avevo bisogno di svagarmi la mente: stavo condannando a morte la famiglia De La Cruz e lo sapevo perfettamente.
Continuavo a dirmi che loro avrebbero voluto che Lara declinasse l'offerta; ma la ragazza non l'avrebbe mai fatto se a dirglielo fossero stati i genitori.
Mi chiedevo spesso che diritto avessi io di decidere per la famiglia che mi aveva accolta come una di loro.
Andai nel vagone del bar e mi versai del whiskey fino all'orlo del bicchiere. Me lo scolai in mezzo secondo; l'alcool mi bruciava la gola, sentivo pizzicarmi la carne e strabuzzai gli occhi dal dolore.
<Jessie, ma cosa stai facendo?>
Kalina mi allontanò dal tavolo degli alcolici e si piazzò di fronte a me afferrandomi il viso tra le mani.
<Non farlo, Jes. Non cadere anche tu nella trappola dell'alcool.>
Scossi la testa e scoppiai a piangere.
Appoggiai la testa sul petto dell'accompagnatrice e lasciai che le lacrime sgorgassero senza mai fermarsi.
Mi portò in camera mia e mi fece sedere sul letto.
<Jes, che cosa succede?> chiese Kalina accarezzandomi la testa.
<Li sto condannando. . .> singhiozzai. <Li ucciderò tutti.>
<Jes! Jes!> disse lei premendo le mani sulle mie tempie. <Jes, non sei più nell'Arena. Sei fuori.>
Kalina non riusciva a capire che in realtà io non ero mai stata così lucida prima di allora.
<Devi riposare.> mi disse trascinandomi verso il vagone dove si trovava la mia camera da letto.
<No, devo andare da Lara.> ribattei sbracciandomi e tentando di sgattaiolare fuori dalla stanza. <Non voglio dormire. Kalina, non ce la faccio.>
La testa mi pulsava e scottava: stavo delirando e non potevo far nulla per fermarmi.
<Tu sei un ibrido.> le dissi infine.
Respiro accelerato e allucinazioni.
Vedevo la figura di Kalina diventare sempre più scura e animalesca; l'accompagnatrice indietreggiò d'istinto e portò le mani in avanti.
<Calma, Jessie. Va tutto bene, sono solo Kalina.>
<Sì, appunto.> borbottai. <Ibrido di Capitol City.> insistetti accusandolo senza alcuno scrupolo.
<Jessie, non costringermi a farti sedare.>
<Perché vuoi sedarmi?> chiesi afferrando una penna e puntandogliela contro.
<Non sei in te!> rispose lei cercando di mantenere la calma.
<Ah no?!> gridai io saltando sul tavolino e restando accovacciata come un predatore. <Una persona malata riesce a fare questa cosa? E parlare con fluidità? No. Io sì.>
<Le tue frasi non hanno senso, Jessie, cerca di rinsavire.>
<Io non sono pazza!>
<Mi spiace, Jes, ma non mi lasci altra scelta.> disse Kalina uscendo dalla mia stanza e sbattendo la porta. Inizialmente non capii. Ma poi, udendo il click della chiave nella serratura, realizzai che Kalina mi stava isolando per il bene mio e delle persone sul treno.
Cominciai a urlare con tutta l'aria che avevo in corpo, ma nessuno venne ad aprirmi. Rimasi lì dentro per giorni, saltando quasi tutti i distretti.
Riuscii ad assistere solo alle performance ai Distretti 2 e 1.
Kalina mi faceva portare il cibo a orari prestabiliti; ogni tanto lei e Lara passavano per accertarsi che non avessi compiuto gesti estremi.
<Guarda che sto bene.> dissi appena arrivata a Capitol City. <E non ho per nulla gradito il tuo modo di risolvere i problemi.> rinfacciai a Kalina tirandole addosso la mia roba sporca. <Questa è da lavare dato che non mi hai neppure dato l'occasione di fare una lavatrice.>
<Plutarch vuole vederti più tardi.> mi informò l'accompagnatrice. <Alla festa in onore di Lara. Non ti preoccupare, nessuno si accorgerà della tua assenza.>
<E perché dovrei volerlo vedere anch'io?>
Sì, cercavo di fare la disinteressata sperando che Kalina abboccasse.
<Sì, Jessie, adesso facciamo finta che non ti importi nulla di lui.> borbottò Kalina roteando gli occhi. <E tira via quel muso dalla faccia. Ricordati che sei qui per Lara.>

ʟᴀ ᴛʀɪsᴛᴇ sᴛᴏʀɪᴀ ᴅᴇʟʟᴀ ʀᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴅᴇʟ ᴅɪsᴛʀᴇᴛᴛᴏ 5Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora