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Parte modificata

Londra

Scarlett

Percorrere Oxford Street non è mai stato così emozionante per me. Stringo il volante a fatica, le mani tremano tanto da temere che, da un momento all'altro rischio di tamponare qualche macchina.

Prima di lasciare quel posto decisamente deserto, pensavo che fosse una patetica messa in scena per farmi fuori.

Mentre giravo la chiave per accendere l'auto, lo guardavo furtivamente attraverso lo specchietto retrovisore e con mio stupore, non ho visto in lui un minimo tentennamento.

Stava dritto davanti il jet con le gambe ben divaricate, fumava tranquillo come se avesse tutto il tempo a sua disposizione.

Pensavo che una volta girata di spalle, un colpo dritto in fronte mi avrebbe colpita e fatta cadere sull'asfalto.
Invece no, niente di tutto questo è accaduto.

Mi ha lasciata andare con troppa sicurezza e questo mi inquieta parecchio.
Nessuno l'avrebbe mai fatto, è impossibile una cosa del genere.

Chi gli da la sicurezza che io, non dirò niente a nessuno?

Ancora lontana da casa, mi soffermo a guardare i vari negozi attraverso il finestrino voltandomi di tanto in tanto, pigio sull'acceleratore con l'adrenalina a mille, la sento scorrere lungo tutto il corpo fino a fermarsi sulle dita delle mani troppo sudate per i miei gusti.

Sarà l'ansia a procurarmi questa sudorazione eccessiva, e il forte temporale che si scatenerà tra non molto non mi aiuta affatto.

Dopo essermi allontanata abbastanza dal quel maledetto posto, tiro un mezzo sospiro di sollievo slacciando la cintura di sicurezza.

So che se mi beccasse la polizia rischierei una bella multa ma, sento il bisogno di toglierla.
È come se mi sentissi stringere ancora dalle mani di quell'uomo pronte a soffocarmi e farmi a pezzi.

Nessuno prima d'ora l'aveva mai fatto, mio padre non si è mai permesso nemmeno di sfiorarmi e sentire il tocco violento di un estraneo sul mio corpo è stato distruttivo.

Abbasso lo sguardo sulle cosce mezze scoperte, la maglia nera di quell'essere spregevole sfiora di continuo la mia pelle.
A completare il tutto è il forte profumo sprigionato dal tessuto.
Il suo.
Strapparmela di dosso sarà la prima cosa che farò appena varcherò la soglia di casa.

Dopo mezz'ora, finalmente, arrivo a casa. Quello che vedo non è affatto piacevole, anzi, mi agita ulteriormente. Un'auto nera è parcheggiata a qualche metro di distanza, mentre proprio davanti casa c'è una volante della polizia.

Anche la macchia di mio padre è parcheggiata fuori e questo mi da la sicurezza che sono tutti dentro.

Come se avessi dieci cani pronti a corrermi dietro, parcheggio davanti casa e mi precipito velocemente alla porta.

Infilo la chiave nella toppa lasciandola girare lievemente fino a scorgere la figura di mio padre proprio davanti l'ingresso.

È di spalle, conversa animatamente con un poliziotto, sembra abbastanza agitato e a confermarlo, è il suo modo sguaiato di gesticolare.

«Papà», sussurro in procinto di un pianto isterico.
Adesso, mi aspetto un suo abbraccio come faceva quando ero bambina.

Ma con mia sorpresa, resta a fissarmi sdegnato senza muovere un muscolo.

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