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Londra - Tottenham Hale

Scarlett

Il lieve venticello solletica il mio viso provocandomi una piccola scossa in entrambe le guance. Il corpo dell'uomo a distanza di qualche metro, continua a mettermi in soggezione soltanto a guardarlo.

Tra le figure dei miei colleghi ne scorgo uno in particolare. 

 E' Louis, intento a servire al tavolo numero tre con il solito sorriso armonioso. Ne approfitto per spingere con forza la grande porta e fiondarmi dentro in direzione del mio collega senza mai alzare gli occhi verso la stazza imponete di quell'uomo minaccioso.

«Che bello vederti, verresti con me negli spogliatoi a farmi compagnia? Devo solo cambiarmi», biascico impacciata.

Incredulo dalla mia richiesta, alza un sopracciglio interrogativo. Ma sembra che l'idea gli piaccia giusto un po'.

«Mi stai dicendo che ti spoglierai davanti a me?» ammicca provocatorio.

Scuoto la testa agitando frettolosamente le mani, «niente di tutto ciò. Mi serve qualcuno che mi faccia da palo», bisbiglio attaccandomi al suo corpo.

Più confuso di prima allarga le braccia senza capire ma nonostante sia perplesso, ridacchia camminando in avanti.

Mi sento leggermente sollevata seguendolo con un immenso timore di ritrovarmelo davanti, proprio come è accaduto a casa mia.

Però, penso che qui non mi potrà fare nulla essendo un luogo pubblico e pieno di gente. Questo mi rassicura parecchio.

Arrivati dentro, blocco Louis portando la mano sul suo petto.

«No, devi farmi da palo fuori la porta ricordi?» lo rimprovero scherzosamente.

«Va bene, ci stavo provando ma non funziona.» Porta le mani in aria in segno di resa indietreggiando di qualche passo.

E' un ottimo collega, sempre disponibile e con la battuta perennemente pronta. Il suo modo strambo di vestirsi lo distingue da qualsiasi ragazzo ci sia qui dentro. Lui è un amante delle maglie larghissime e super colorate, i jeans totalmente strappati e quelle orribili svolte alle caviglie. Il pezzo più forte sono i suoi capelli color blu elettrico definiti da riccioli cadenti sul viso.

Mi richiudo la porta alle spalle sospirando non appena vedo il mio grembiule appeso su un chiodino della  parete frontale, proprio dove c'è scritto il mio nome su una targhetta.

Mi siedo sulla panca in legno grattandomi nervosamente la testa quasi a strapparmi il cuoio capelluto. Non appena finirà questa maledetta serata, correrò verso casa alla velocità della luce sperando di non dover tornare mia più in questo posto.

«Louis sei ancora li?» Urlo per assicurarmi che non abbia fatto uno dei suoi soliti scherzi.

Dall'altra parte nessuna risposta.

Stringo il pugno lungo il fianco respirando a fatica, il tremore si impossessa nuovamente del mio corpo costringendomi a retrocedere fino ad urtare contro gli armadietti in alluminio.

Fisso la porta ancora chiusa pregando mentalmente che quest'ultima rimanga proprio com'è.

Qualche secondo dopo però, la maniglia viene abbassata con lentezza  senza mostrami chi c'è al di là.

«Avanti Louis smettila di fare lo stronzo» Rido nervosamente volendo a tutti i costi convincermi che questo, sia solo un maledettissimo scherzo da parte sua.

Dalla piccola fessura fuoriesce del fumo espandendosi all'interno della stanza.

Questo mi allarma all'istante.
Tuttavia, decido di mantenere la calma e non lasciarmi travolgere dal panico.

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