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Scarlett

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Scarlett

Sono le dieci del mattino e stranamente, nessuno ha ancora invaso i miei spazi.

Non che ne avessi più da quando mi sono trasferita, contro la mia volontà, in camera di Aiden.

Mi sollevo un po' mettendomi seduta portando le ginocchia al petto.
Lancio uno sguardo furtivo notando il suo posto completamente vuoto.

Non del tutto in realtà.

Al mio fianco, la sua maglietta nera a manica corta lasciata alla rinfusa sul materasso mi conferma che non è più in casa.

Avrà fatto talmente piano nel prepararsi da non averlo nemmeno sentito uscire.

Oppure, sono io che ho dormito meravigliosamente bene stanotte da non aver avuto il bisogno costante di stare sull'attenti come accade ogni santissimo giorno.

Allungo il braccio con timidezza, come se quel tessuto adagiato vicino a me avesse il potere di mettermi in imbarazzo.

La prendo in mano posizionandola sulle gambe tremanti, attaccandoci l'intera faccia subito dopo.

Deglutisco sorpresa da me stessa.
Non avrei mai è poi mai immaginato di arrivare a tanto.

Mi spaventano i miei stessi gesti volontari, il volere a tutti i costi pensare che Aiden potesse essere diverso.

Come se mi fossi bruciata mi libero di ogni cosa, gettando lontano quello che gli appartiene.

Scendo dal letto mentre lego i capelli con l'elastico che ho al polso e mi precipito fuori, lasciandomi alle spalle quella voglia bislacca che mi assillava lì dentro.

Quando arrivo in cucina trovo soltanto Loren, con l'immancabile presenza della piccola piagnucolona.

Mi sorride teneramente ed intanto mi mostra la super colazione preparata esclusivamente per me.

In seguito, prendo posto dopo aver guardato furtivamente Sofi.
Inizio ad essere molto più elastica nei suoi confronti, probabilmente sto imparando ad accettare la sua presenza.

Che mi piaccia o no, so che non posso fare più niente per cancellare il passato.

«Magdalena? Come mai non è salita a buttarmi giù dal letto come fa ogni mattina?» chiedo con un finto sorriso.

Intanto, mi concentro sui buonissimi pancake versandoci sopra mezza bottiglia di sciroppo d'acero.

«Ha chiamato poco fa, è malata e per oggi non potrà venire.»

«Allora, spero che continuerà ad esserlo per molto tempo. O magari, un colpo secco alla testa, così da levarsi di torno una volta per tutte.» Brontolo.

Non appena addento il primo morso, lei nega con la testa.

«Scarlett», mi rimprovera bonariamente.
So che sta antipatica anche a lei, ma evidentemente non può sbilanciarsi più di tanto.

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