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Il giorno dopo.
Londra, Canary Wharf.

È incredibile come le cose possano cambiare da un momento all'altro.

La gente progetta la propria vita durante gli anni, riuscendo perfino a realizzare perfettamente i propri sogni.

Ne avevo anch'io alcuni.
Con la differenza che i miei di sogni sono rimasti incastrati dentro quel maledetto cassetto immaginario.

È patetico guardarsi allo specchio e non sapersi riconoscere.

Non riuscire più a vedere la persona che si è, o addirittura convincersi di essere veramente cambiati.

Ad oggi, io non so chi sono.
Non so a chi appartiene la mia vita costantemente appesa ad un filo.

O forse lo so, ma non voglio ammetterlo.
Non mi rassegnerò mai all'idea che un uomo piombato dal nulla mi abbia trasformata in ogni modo possibile.

Sorrido amaramente fissandomi i piedi nudi.
Me ne sto seduta in un letto vuoto, dove neanche la mia presenza è in grado di riempire la stanza.

Eppure, dovrei starci bene da sola.
Mi alzo dal comodo materasso per raggiungere la finestra.
La camera si trova nel piano più alto della villa, questo mi permette di osservare l'infinita strada ricolma di auto e di passanti spensierati.

A rendermi inquieta è la deliziosa casa dalla facciata azzurrina a circa duecento metri da me.

La mia casa.

Ammiro malinconica la staccionata bianca che richiude un piccolo giardino.
E poi... loro. I miei genitori.

Stamattina, verso le sette, mio papà è uscito fuori a prendere il giornale.
Ho completamente rimosso dalla mia mente le sue abitudini.
Da piccola, ero io che uscivo a prenderlo.
Dopodiché, entravo fiera in casa e lo posavo sul tavolo, in attesa che mio padre lo leggesse in totale silenzio. Mi sedevo sullo sgabello accanto a lui e bevevo rumorosamente la mia tazza di latte. Dopo, mi distanziavo dal piano colazione e sputavo i cereali nella convinzione di centrare la tazza e fare canestro.
E cavolo, non sbagliavo mai un tiro.
Mi sentivo realizzata.

È buffo pensare che ai bambini piccoli basta così poco per sentirsi indipendenti.

È anche molto deprimente avere la propria famiglia vicino e doversi nascondere.

Brad è stato chiarissimo prima di scendere dal jet.
Mi ha assolutamente vietato di uscire fuori.
Se prima Aiden non arriva io non posso permettermi di andare a trovare i miei.

Questo mi rende maggiormente ansiosa.
Ma non voglio dargli problemi.

È stato gentile con me, mi ha aiutata e non farò nulla che possa creargli complicazioni con Aiden.

Venire a conoscenza che lui entrerà in casa mia e dovrà parlare con i miei genitori mi tormenta l'anima.

Nonostante ciò, devo comunque fare una doccia e prepararmi per incontrare la mia famiglia.

Questo mi ha costretta a chiedere a Brad dei vestiti prima.
Non avendo avuto neanche il tempo di portare le mie cose, ho pensato che l'unica persona che può prestarmi un cambio è Enly.

All'inizio ha borbottato frasi incomprensibili, dopo, una gli è sfuggita più nitida in modo che io potessi sentirlo forte e chiaro.

Ha urlato: "Non sono il tuo fottuto baby-sitter."

Però, mentre sbraitava, ha afferrato lo stesso le chiavi dell'auto ordinandomi di non muovermi dalla mia stanza.

***

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