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Scarlett

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Scarlett

Quando le luci calano e diventano soffuse all'interno della grande sala, mi sento schiacciare da un enorme peso devastante al petto.

Ho la sensazione di essere accerchiata da persone che continuano a fissarmi come se fossi un fenomeno da barraccone, la quale li rende curiosi e in dovere di scrutarmi attentamente.

Senza rendermene conto, mi faccio piccola nascondendomi alle spalle dell'uomo di cui dovrei scappare.

È inconcepibile cercare protezione da colui che mi ha reso la vita un inferno.

Non capisco come io stessa, inseguo la sua mano nella speranza di trovarla e stringerla forte, come se volessi una sorta di sicurezza da parte sua.

Vorrei che mi dicesse: "sono qui, non temere... nessuno ti farà del male."

Poi, mi sento più stupida di quanto io non lo sia già.
Quando le grandi dita di Aiden sfiorano le mie, l'adrenalina mi scorre impazzita dentro le vene.

Il calore della sua mano avvolge la mia solo per qualche secondo, poi, lesta e traditrice si allontana nascondendosi dentro la tasca del suo pantalone elegante.

I lineamenti ben definiti e contratti del suo viso mi fanno capire che, quel gesto così repentino da parte mia l'ha infastidito parecchio.

«Cerca di non entrare troppo nella scena», mi informa scorbutico accompagnandomi verso il nostro tavolo.

Delusa, è così che mi sento.

E non so nemmeno il perché io ci sia rimasta veramente male.

Alla fine, sono io stessa a disprezzarlo.

Non sto recitando affatto, mi sento solamente spaventata a morte.

Mi siedo senza fare alcun rumore, i miei piedi si spostano lentamente, come se avessi paura che qualcuno potrebbe girarsi da un momento all'altro per fissarmi.

Scelgo l'ultimo posto, dove ho l'opportunità di avere tutto e tutti di fronte, lasciandomi alle spalle soltanto il muro rivestito in pietra rustica color cammello.

Aiden invece, dopo essersi accertato che io mi sia seduta, resta in piedi a conversare con l'uomo che gli sta vicino da quando siamo arrivati.

Non so chi sia, e stranamente, non ho voglia di scoprirlo.
Devo stare fuori da tutta questa storia assurda e palesemente finta.

Scorro lo sguardo sui camerieri, corrono avanti e indietro tenendo i tanti piatti sulle braccia con molta abilità.

Mi sono sempre chiesta come fanno.

Io, a stento riesco a portarne uno e alla fine devo pure ringraziare me stessa per non averlo fatto cadere.

Dopodiché, mi concentro su Aiden.

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