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Scarlett

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Scarlett

Mi schiarisco la gola prima di provare a spicciare parola e mi scanso da lui, in modo tale riuscire a mettere assieme un paio di sillabe senza balbettare.

Cosa dovrei dirgli?

«Non so a cosa ti riferisci... nello specifico, insomma.» Farfuglio.

Il passaggio di Magdalena e il modo di come solleva stizzita la testa, mi fa capire che gli avrà già detto tutto, aggiungendo perfino qualcosa di inventato.

Tuttavia, abbasso di poco la cerniera scoprendo la clavicola.

Sento sempre quel fastidioso calore che mi fa perdere la ragione.

In seguito, Aiden accorcia nuovamente la distanza ritornando a farmi mancare l'aria.

Dopodiché, stringe tra le mani il mio polso trascinandomi in cucina, dove ad attendermi c'è un abbondante colazione.

«Siediti», ordina.

Nego rifiutandomi con assoluta fermezza.

Sono già costretta a dormire con lui, e non asseconderò anche questo.

È troppo imbarazzante e spiacevole dover fare finta che tutto vada bene, che questa situazione assurda possa passare per una cosa del tutto normale.

«Mangerò quando tu, te ne sarai andato.» Mi impunto ignorando il suo respiro frenetico alle mie spalle.

«Non costringermi a piegarti in due, proprio qui», indica il tavolo tirando fuori il suo lato più perverso.

Ed io, che stanotte ho perfino pensato di percepirlo un po'... diverso.

«Non lo farai», ribatto mordendomi la lingua.

Non può farlo, sento i passi di Loren farsi più vicini, e probabilmente anche mia nonna sarà qui tra non molto.

Si muove alle mie spalle con lentezza, una calma micidiale che riesce a dilaniarmi il petto.

Nonostante ciò, mantengo una calma che non ho e continuo a puntare lo sguardo alla parete di fronte.

Posa la mano sul mio collo solleticando la pelle con i polpastrelli.

Provo un brivido di freddo che mi causa una pelle d'oca ben visibile ai suoi occhi maligni.

Allora ride.

Con uno scatto fulmineo vengo piegata a forza sul tavolo, evitando per un pelo di finire con la faccia dentro il dessert al cioccolato.

«Ti avevo chiesto di posare il culo sulla sedia», sbraita abbassandosi al mio orecchio.

Stringo la tovaglia tra le mani non volendogli dare la soddisfazione di avermi umiliata ancora una volta.

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