Reflection

9

Parte modificata
Londra - Canary Wharf

Scarlett

Ultimamente mi chiedo se tutto questo possa durare per molto.
A tutto c'è un inizio e una fine. E forse, è questa la piccola speranza che mi lascia un po' in bilico dal non farmi cedere più del dovuto.

È la strana fantasia che balena nella mia mente a rendermi più forte di quello che sono, e voglio crederci.

Sto cercando con tutte le forze che possiedo di non lasciarmi abbattere, di non mollare e di tenere duro.

Non avrei mai creduto di portare sulle spalle un peso tanto opprimente, di trascinarlo con me ovunque io vada, perché tutta questa agonia non mi lascia respirare un attimo.

Ma io, aspetto  pazientemente la fine di questo tormento.

Guardare la luce del giorno mi tranquillizza solo per qualche ora, poi però, al calare della sera inizia a diventare tutto scuro.

Manca tanto per tornare al lavoro e fortunatamente per il momento mi scrollo di dosso il tremore.

Sto crollando anche se non voglio ammetterlo, mi manca un minimo tocco per essere distesa al tappeto da lui.

Vorrei poter staccare le labbra e urlare a squarciagola al mondo intero di aiutarmi, oppure vorrei semplicemente che tutto questo fosse soltanto una cosa di passaggio al quale tra qualche mese potrò buttarmela alle spalle.

Invidio qualsiasi altra ragazza presente in questa stanza, le vedo spensierate e sorridenti.

Enly ha avuto la fantastica idea di invitare qualche amica con la scusa di distrarmi un attimo da questo grande caos.

Ma la verità è che ogni tentativo di aiuto da parte sua fallisce.

Non mi serviranno di certo quattro sconosciute a farmi dimenticare.

In realtà le loro risate mi infastidiscono, perché anche solo sentirle mi provoca un vuoto immenso.

Mi ricordano il doppio che forse, non sorriderò mai più.

Come potrei mai rimuovere dalla mia mente una cosa così grave?

Come può, un uomo continuare a vivere con la coscienza sporca e fare finta che non sia mai successo nulla?

Sto diventando chi non sono mai stata, apatica e senza sentimenti.
Inizio ad odiare chiunque mi sta intorno, ogni singola persona che prova a fissarmi vorrei incenerirla e disintegrarla totalmente.

È come se sentissi i loro occhi puntati contro, con il potere di scavarmi affondo e immaginarli in camera mia ad assistere pietosi davanti a quella scena.

«Vado via», mi avvicino a passi lenti toccandole il braccio per staccarla da quelle interminabili conversazioni inutili.

«Voglio che stai qui con noi, accetta la compagnia di altre persone. Non restare da sola», bisbiglia tirandomi verso la cucina.

So che i suoi gesti sono del tutto amorevoli ma ovviamente non immagina minimamente quello che ho passato la notte scorsa.

«Voglio andare a casa a fare una doccia», rispondo tergiversando l'argomento.