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«La vita umana è come un pendolo
che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia, passando per intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia»

-Schopenhauer -

Linda mescolò con noia il ragù dopo averlo messo sul fuoco, il profumo della pietanza ancora cruda le fece brontolare lo stomaco.
Mangiare era l'ultimo dei suoi pensieri e si dimenticò perfino di quando era stata l'ultima volta che aveva messo qualcosa in bocca.
Cercava di passare le giornate seguendo la stessa routine, ma la realtà era tutt'altra cosa.
Consapevole di essere una donna distrutta.
Il suo matrimonio sembrava crollare, la sparizione improvvisa di Scarlett aveva fatto degenerare le cose.
Seppur il marito stesse al suo fianco, sapeva benissimo che non vi era niente di vero se non un immensa compassione.
La madre entrò in cucina a passi lenti e spostò con delicatezza la sedia accanto al tavolo ripieno di cianfrusaglie accumulate negli ultimi mesi.
La voglia di sistemare casa era pari a zero.
«Mia figlia non tornerà mai più», parlò rivolgendosi alla madre con voce flebile.
«Non bisogna perdere le speranze», le rispose raggiungendola.
Si mise accanto a lei curvando le spalle.
Anche a lei mancava da morire la sua nipotina.
Ogni tanto, nel cuore della notte, si alzava silenziosamente e apriva la porta della camera di Scarlett.
Guardava il lettino vuoto e la stanza era terribilmente fredda.
A differenza di quando c'era lei, era un completo manicomio.
I vestiti scartati occupavano anche il pavimento, gli innumerevoli fogli appallottolati ricoprivano il cestino posizionato sotto la scrivania e tutte le scarpe da tennis erano sparse dappertutto tranne che nelle loro apposite scatole.
Sorrideva malinconica quando la ricordava a confabulare con Enly, e lei, si divertiva ad origliare da dietro la porta. Peccato però, che la maggior parte delle volte, veniva beccata.
Sospirò con l'affanno prendendo un bicchiere d'acqua, quei ricordi le provocarono un immensa tristezza.
Nel frattempo, entrò Cristiano accompagnato da Jason, nell'ultimo periodo era proprio il ragazzo ad occuparsi dei clienti.
«Ciao», Salutarono entrambi all'unisono.
Linda si voltò verso di loro con aria cupa, odiava avere gente estranea in casa. Si sentiva come se fosse incatenata, costretta a sopprimere le proprie sensazioni per non darlo a vedere.
Tornò a concentrarsi sul ragù, fingendo interesse per quello che stava preparando e diede le spalle al marito.
«Io non ho fame», vociò lui , facendole capire che anche quel giorno, avrebbe pranzato fuori.
Linda si sentì sull'orlo della disperazione, e presa dal nervoso, afferrò la pentola bollente e la gettò dentro il lavandino.
La tensione era palpabile, abbastanza da costringere l'anziana madre a tremare violentemente.
«Neanche io ho fame», rispose gesticolando frustrata.
Non potevano andare avanti in questo modo, pensò lei esausta.
Nessuno diceva niente, la polizia non aveva più notizie, come se si fossero dimenticati di loro.
Cristiano abbandonò la stanza seguito da Jason, sbatté la porta con un tonfo e la chiuse a chiave.
Linda posò le spalle sugli sportelli color avorio e scivolò sul pavimento portandosi le mani tra i capelli.
«Non ce la faccio più, mi sento morire», pianse liberandosi davanti la madre interdetta sul posto.
«Ti prego cara, cerca di calmarti adesso. Tutto questo inferno passerà», le accarezzò il braccio addolorata per lo stato d'animo della figlia.

Scarlett

Agito il bigliettino più volte picchiettandolo nervosamente sul letto disfatto.

Lo lascio sparire tra le coperte per evitare di leggerlo per la centesima volta.

Come se fissarlo ripetutamente potesse cambiare quella frase scritta perfettamente.

«Scarlett», mi richiama una voce ormai familiare.

Indecisa se proseguire o meno, sbatte le ciglia totalmente confusa.

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