Epilogo

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Due anni dopo.

Colombia, Medellin.

Cosa fareste se un uomo vi costringesse a convivere con lui?
O ancora, cosa fareste se quest'uomo si comportasse impeccabilmente nei vostri confronti nonostante una convivenza forzata?
Quella maledetta doccia fredda di due anni fa, me la ricordo ancora come se fosse passato un solo minuto.
Da allora, mi pongo le stesse domande senza riuscire a trovare una risposta ad entrambe sebbene io abbia fatto tutto di testa mia.
Tornare a Medellin dopo essere stata cacciata bruscamente via di casa da mio padre, ha scatenato in me una sorta di ribellione.
Probabilmente mi sentivo talmente sola e in cerca di conforto da colui che mi ha cacciata in questo enorme casino.
In realtà, la promessa di Aiden è stata mantenuta alla perfezione.
Io, ero perfino soddisfatta di aver ottenuto quello che più desideravo.
Ma con il trascorrere dei giorni, mi sono ritrovata ad essere pienamente insoddisfatta.
Non avevo decifrato bene la sua frase sussurrata al mio orecchio da parte sua, mentre l'acqua ricadeva abbondantemente sul mio corpo facendomi attaccare i vestiti sulla pelle.
Io manterrò la mia promessa, tu piccola Scarlett, no.
E cazzo se aveva ragione.
Non ero in grado di restarmene indifferente.
Intanto, i giorni scorrevano velocemente ed io, provavo un senso di vuoto che non riuscivo mai a spiegarmi.
Dopo è subentrata la gelosia, patetico.
Aiden stava continuando a fare la sua vita senza disturbare più la mia che, con il passare del tempo, diventava una vera tortura.
Il primo anno, chiamavo ininterrottamente i miei genitori e, puntualmente, il telefono mi veniva staccato in faccia.
Ma io non smettevo mai di insistere.
Alla fine, dopo innumerevoli tentativi ho ottenuto il loro perdono.
Strano visto che la parte illesa ero esclusivamente io.
Ciononostante, ho messo da parte la mia delusione e sono andata avanti.
Aiden mi permetteva di tornare a Londra durante le feste: il Natale, il ringraziamento...
Anche d'estate ho avuto modo di poter stare con loro.
Quando accadeva, l'uomo dal cuore di ghiaccio spariva chissà dove e venivo sorvegliata ininterrottamente dai suoi uomini.
Quando arrivava l'ora di tornare a Medellin, appariva dal nulla.
Da lì, avevo capito di avere una sorta di dipendenza affettiva.
Credo che la maggior parte delle persone ne abbia una.
C'è chi lo è dall'alcol, dalla droga, dal gioco d'azzardo, dal cibo, dal sesso...
La mia era proprio una dipendenza affettiva.
Ciò ha fatto scoppiare un vero e proprio inferno dentro di me.
Strano, assurdo, patetico... Maledettamente asfissiante.
Nel frattempo, tradivo ancora i miei genitori.
Volevo placare in qualche modo il mio essere insoddisfatta, pretendevo rispetto da Aiden.
Lo stava facendo.
Mi rispettava.
Non c'erano più minacce da parte sua, non provava più a toccarmi o addirittura costringermi a dormire con lui.
Allora che tipo di rispetto pretendevo?
Aveva una vita, più che sicuramente faceva sesso con altre donne... lo intuivo, non ero stupida.
Mi dava fastidio il solo pensiero.
Mi dava fastidio essere ignorata.
Mi dava fastidio essere trasparente ai suoi occhi quando la sera rientrava a casa e si chiudeva nel suo studio.
Tutto, mi dava fottutamente fastidio.

Flashback

Sentivo caldo.
Ma dentro l'aria era piacevole.
Volevo che Aiden stesse lontano da me.
Ma lo volevo nel mio letto.
Stava rispettando la promessa.
Ma io volevo che la infrangesse.
Ero una continua contraddizione.
Convinta di essere totalmente impazzita.
Forse i miei genitori avevano ragione.
Il mio compito era soltanto quello di stare assieme a Sofi e, continuare i miei giorni in tranquillità senza che niente e nessuno mi disturbasse.
Pensavo addirittura che forse, si sarebbe stancato di me e mi avrebbe lasciata andare.
Passai la mano sulla faccia e tirai svogliatamente la vestaglia gettata sulla poltrona.
La indossai sospirando.
Premetti i piedi sulla moquette strofinandoli su di essa per poterli riscaldare.
Odiavo i miei piedi costantemente gelidi.
Mi avvicinai alla finestra mentre cercavo di formare uno stupido fiocco con la cintura per nascondere per bene i miei piccoli seni.
Vidi rientrare Aiden dal cancello e mi soffermai più del dovuto a fissarlo spudoratamente.
Desideravo ardentemente poter entrare dentro la sua mente e scoprire tutto su di lui.
Qualcosa di misterioso mi spingeva sempre a voler indagare più a fondo.
Mi fu inevitabile non pensare ad Amelie in quel momento. Mi ricordai di quella volta in cui venne alla villa a farci visita per conoscere la bambina.
Tutto sembrava normale, almeno fino a quando non rimanemmo da sole. In tutta segretezza, mi confidò di aver ascoltato una conversazione abbastanza animata tra Aiden e suo padre.
Fu così che Amelie scoprì che quest'ultimo non era suo fratello.
Era rimasta tutto il tempo ad origliare dietro la porta, e quando capì che stava per andare via, lei filò alla svelta.
Quel giorno decidemmo di fare finta di niente, di continuare come se nulla fosse accaduto.
Non ne valeva la pena rimischiare ulteriormente il loro passato.
Scossi la testa frettolosamente e raggiunsi le scale.
Tentennai più del dovuto prima di raggiungere la cucina.
Sapevo che l'avrei trovato lì.
Prima di sorpassare il salone mi sistemai frettolosamente i capelli.
Non lo sapevo neanche io il perché lo stessi facendo.
Mi ero convinta che il momento di parlargli era arrivato.
Ma in cuor mio sapevo benissimo che volevo solamente vederlo.
Volevo ribaltare ogni santissima cosa.
Volevo la sua attenzione rivolta esclusivamente su di me.
E l'avrei ottenuta.
Era molto tardi, a quell'ora dormivo sempre ma quella sera decisi di aspettarlo.
Per camuffare la mia bugia mi bastò prendere una bottiglietta di acqua dal frigo.
Restai in piedi poggiando le spalle contro gli sportelli della cucina e finsi di bere.
A quel punto, la porta dell'ingresso si aprì.
Aiden varcò la soglia ignaro della mia presenza poiché le luci erano spente.
Io però lo vedevo benissimo grazie alla luce dei lampioni che filtrava attraverso le tende.
Gettò le chiavi dell'auto sul grande tappeto dal pelo lungo disposto al centro dei due divani color beige e tolse il chiodo di pelle, liberandosi anche di quest'ultimo con poca grazia.
Ingoiai la misera saliva presente in gola e strinsi la bottiglietta con fare nevrotico.
Il rumore della plastica intrappolata tra le mie mani, lo fece voltare curioso verso la mia direzione.
Tirai su col mento fingendo una calma che non avevo affatto.
In verità la sua presenza mi agitava parecchio.
Solitamente, quando ero più piccola, sentivo parlare di quelle strane farfalle allo stomaco.
Io, percepivo enormi dinosauri fare a lotta con i miei organi.
Perché doveva essere tutto così insano?
In seguito, oltrepassò il buio pesto fino a raggiungermi completamente.
Mi schiarii la voce impacciata.
«Ciao», lo salutai sentendomi ridicola.
Stavo letteralmente facendo a pezzi la piccola bottiglietta, torturandola ininterrottamente a causa del mio eccessivo nervosismo non appena lui non ricambiò il mio saluto.
«Che ci fai qui, a quest'ora?» mi rimproverò mantenendo lo stesso una certa calma che non gli apparteneva affatto.
Presi coraggio e sibilai scontrosa: «Sto bevendo», gli feci notare mostrando l'acqua.
Vidi indurire i lineamenti del suo viso all'istante.
Era certo che gli stavo dando fastidio.
Aveva ragione.
Il nostro patto era quello di mantenere le distanze e lui non mi avrebbe fatto alcun male.
«Scarlett, vattene di sopra.» Serrò i denti allontanandosi verso l'angolo bar.
Si versò da bere nell'attesa di rimanere da solo.
Mi bloccai risoluta a non muovere un passo.
Sudavo senza aver fatto niente.
Sospirai nevrotica.
Avevo la possibilità di andare in camera mia e lasciare le cose come stavano, e invece, mi girai per guardarlo meglio.
Stavo mandando tutto a puttane, ma non me ne fregava niente.
Se dovevo restare per forza in quella casa con lui e fingere di essere sua moglie solo davanti a certa gente, allora pretendevo qualcosa che andasse oltre.
«Vai a letto con altre donne?» azzardai a chiedere mentre giocavo con il fiocco della vestaglia.
Ero certa che non avrebbe mentito.
La mia domanda lo fece ridere.
Una risata che mi trafisse il petto in due.
Mi raggiunse a passo lesto, fermandosi proprio davanti a me.
Arretrai di qualche passo dimenticandomi che all'interno della stanza c'erano presenti anche dei mobili.
Scontrai le natiche contro il tavolo mentre davanti a me il corpo massiccio di Aiden mi destabilizzò.
Emanava un buon profumo di colonia.
Come sempre, del resto.
«Scopare, per me è un piacere», sussurrò inclinando leggermente la testa.
Mi tremarono le gambe davanti a quella rivelazione che mi fu sbattuta in faccia.
Era palesemente un "sì".
«Che cazzo vuoi ancora da me, Scarlett?» continuò sfiorandomi la coscia all'altezza dell'inguine.
Feci fatica a deglutire.
Non riuscii a fermare il suo tocco piacevole.
Chiusi gli occhi cullata dal suo respiro lento sul mio orecchio.

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