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È un invito?

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È un invito?

Passano attimi tremendamente affilati a squassarmi il cuore in due.
Momenti di terribili ripensamenti ad impedirmi di staccare le labbra ormai divenute secche.

Aiden pare lasciarmi tutto il tempo che mi serve per metabolizzare la sua insolita proposta affinché io, possa rispondere solo quando mi sento veramente pronta.

Perché mai dovrei accettare?

Ad oggi, non è assolutamente cambiato niente tra di noi, o forse è soltanto una stupida illusione a farci credere ad entrambi che tutto ciò possa cambiare.

Non abbiamo mai avuto niente che ci accomuna, o un qualcosa che possa darci un piccolo spiraglio per far in modo che sia così.

È Sofi a tenerci inevitabilmente legati.

Lo sappiamo benissimo che se non ci fosse stata una bambina di mezzo noi non saremmo qui a parlare come due persone normali.

Non trovo un senso a tutto ciò.

Il suo cambiamento repentino.

Il suo mezzo sorriso.

Le mani nascoste dentro le tasche della tuta.

La calma di aspettare pazientemente una parola da parte mia.

A me, però, sembra tutto così strano da avere paura.
Paura di ferirmi e farmi talmente male da non dormirci più la notte.
«Questa è ancora valida, nel caso dovessi rifiutare?» sventolo la chiave con molta insicurezza.

È ingiusto dirmi che mi riporterà a Londra e subito dopo chiedermi di andare assieme a lui.

Rilasso i muscoli del corpo quando i lineamenti del suo viso non si contraggono affatto.
Questo è decisamente un buon segno.
Calo lo sguardo sul suo torace nascosto da una maglietta nera.
Mi è inevitabile non ricordarlo nudo.

«Mmh»

Inclina leggermente la testa per farmi capire che non cambierà idea sulla promessa fatta minuti prima.

Allora, trovo sia più che giusto scappare via prima che possa pentirsene.

Anche se, in tutta sincerità, la curiosità di scoprire qualcosa in più su di lui mi fa tentennare un attimo.

Ma non sarei coerente con me stessa poiché dico sempre di detestarlo a causa di quello che ho dovuto subire.

In seguito, dopo essermi fatta il lavaggio del cervello da sola, cerco di scoprire lo stesso qualcosa in più, anche se, la mia risposta non cambierà affatto.

«Che posto?» mi dondolo incerta restando sempre sulle mie.

«Un posto e basta», taglia corto riducendo la distanza.

È sempre così di poche parole, come se non avesse mai il bisogno di esprimersi più di tanto.

Non so il perché, ma la sua indifferenza mi lascia un attimo senza fiato... incapace di reprimere quel senso di amarezza fermo in gola.

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