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Parte modificata

Londra - Canary Wharf.

Scarlett.

Il pavimento risulta estremamente gelido, abbastanza da sentire il freddo trapanarmi le ossa.
La figura imponente dell'uomo ad un centimetro dal mio corpo, mi fa sentire piccola e umiliata.

Gettata ai suoi piedi come se stessi implorando pietà.
Ma lui, sembra non avere intenzione di smettere, anzi, il suo sguardo lascia trapelare benissimo le sue intenzioni.

Solo una misera canottiera nera mi copre a malapena il seno, e la decisione di non indossare il reggiseno dopo aver fatto la doccia è stata pessima.

Il modo prepotente di afferrarmi per il braccio mi lascia perplessa, e per mia sfortuna, ho già capito che quest'uomo non chiede, sta in silenzio e fa di me ciò che vuole.

Senza nessuna accuratezza mi rialza da terra lasciandomi sbattere sul tavolo.
Il forte balzo scaraventa la tazza piena di latte lungo tutto il pavimento ma lui sembra non farci caso.
Il mio respiro frenetico pare divertirlo, tanto da continuare a mettermi in soggezione.

Si abbassa alla mia altezza consentendo al suo corpo di aderire al mio, e con strafottenza, la sua grande mano si posa sul mio viso per tapparmi completamente gli occhi.

Vorrei urlare e scrollarmelo di dosso ma il mio corpo non reagisce.
Accade tutto al contrario, sembro arrendevole e consenziente alla sua pura follia.

«Scarlett», sussurra posando il viso sul mio collo.

Tremo ascoltando la sua voce, e da vicino, è ancora più inquietante.

Mi muovo di scatto al contatto della sua lingua sulla mia guancia, una scia umida percorre decisa fino al labbro.

A quel punto, lascia che veda nuovamente la sua faccia togliendo la mano per poi stringersi sul mio fianco.

«Per favore»
Lo supplico sperando che smetta ma lui, continua ancora.

«Non mi piacciono le bionde», pronuncia derisorio premendo il bacino contro il mio.

Qualcosa di enormemente duro comprime sulla mia coscia ed è allora che ricordo il suo corpo nudo.

Come se mi fossi risvegliata da uno stato di tranche, pianto le unghia sui suoi fianchi con l'intenzione di fargli male, ma l'unica a rimetterci sono io.

Questo scatena soltanto la sua ira, un comportamento insolito che cancella la frase detta prima.

Curva leggermente la testa di lato per guardarmi meglio e quando meno me l'aspetto, le sue labbra si posano sulle mie.

Spalanco gli occhi interdetta dal contatto troppo intimo e mai provato con nessuno.

Serro i denti agitandomi sotto il suo corpo come un'ossessa, la paura di essere violentata eccede senza alcun freno.

Tra le mie labbra strette, le sue si allargano possessive di continuare quello che ha appena iniziato, e nervoso dal mio rifiuto, torna a stringermi la  faccia obbligandomi a schiudere le labbra.

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