La cena. (28)

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-marta

Ho un peso al cuore enorme.

Mi sento male.
Ed e' colpa mia.
Esco da scuola, mi guardo intorno.
Quanto mi manca. Mi manca come l'aria.
Mi sento male da morire senza di lui, ma mi devo abituare alla situazione.
Vedo un ragazzo biondo, ha un viso familiare.
Ma certo, l'autista.
Mi sorride e mi saluta. Non ricambio ancora offesa.
Si avvicina, ha il fiatone.
"Scusami per l'altra sera, ma mi piaci tanto, tantissimo."-mi dice ridendo.
Sorrido anche io.
Non credo alle mie orecchie.
"Voglio invitarti a cena fuori, che ne dici?"-mi chiede.
"Mh, ti direi di no."-gli rispondo.
"Dai, e' una cena mica e' una proposta di matrimonio, no?"
Sbuffo.
"Va bene."
"Ti vengo a prendere stasera alle 20."
Annuisco e poi vado via.

"Ti vengo a prendere"

Il motorino, ricordi? Quando ti veniva a prendere? E tu eri felice?
***
Torno a casa con davvero molti pensieri.
Come ho fatto a accettare un invito del genere? Simone non e' venuto a scuola per un paio di giorni, e tu fai questo?  E se stesse male?
Scaccio via i pensieri.
Mi esce una lacrima, l'asciugo subito.
Apro l'armadio.
Non c'è molto, tutti i miei abiti preferiti l'ho gia' usati con Simone.
Vedo, un vestitino ripiegato. Lo vedo.
E' un vestitino molto carino, non troppo volgare e adatto a me e alla mia eta'.
Lo metto, mi osservo nello specchio.
La mia faccia, dice tutto.
Mi trucco e mi sistemo i capelli. Per le 20 sono perfettamente pronta.
Lui suona.
Scendo dalle scale.

"Non dovresti."-mi dice mamma.
"Faccio, quello che voglio."-gli rispondo prendendo la giacca.
Apro la porta, lo vedo. E' elegantissimo.
Chiudo la porta dietro di me. E' una bellezza decisamente diversa da quella che ha Simone. Il suo viso, e' dolce. Mi apre un sportello del suo taxi.
"Ancora non ho una macchina mia."-mi dice entrando dall'altra parte.
"Tranquillo."-sorrido.
Accende la musica.
L'atmosfera e' tranquilla.

"Dove mi porti?"-chiedo curiosa.

"Ti porto a un ristorante molto elegante, non e' nemmeno tanto lontano da qui. Pero' spero ci sia un posto."-mi dice sorridendo.

"Non hai prenotato?"-gli chiedo ridendo.

Lui fa cenno di 'no' con la testa.

Rido piu' rumorosamente e anche lui.

"Sono tontolone."-mi conferma.

Simone non avrebbe mai dimenticato una cosa del genere, io probabilmente si.

Daniele e' uguale a me.

***

Scendiamo entrambi dalla macchina, una volta arrivati. Vedo molta gente all'interno. Entriamo. Io rimango ferma per ammirare la belezza del ristorante, non ci sono mai entrata. Daniele invece parla, con una cameriera, credo.  Ma dalla sua faccia, sembra proprio che non ci sia posto.

Daniele mi viene incontro.

"Non c'è posto."-mi dice e poi continua "Scusami."

"Scherzi? Non fa nulla!"-dico ridendo.

Lui sorride. Usciamo, il vento mi fa alzare un po' la gonna. Daniele si tira via la giacca e  la mette sopra alla mie spalle. Mi ricorda quando Simone, ha condiviso la sua coperta con me.  Quanti brividi quel giorno.

Rientriamo in macchina.

"PIZZA?"-Mi chiede Daniele sorridendo.
Annuisco.
Andiamo ad una pizzeria lì, vicino. Scendiamo dalla macchina ed entriamo dentro.
"Due pizze, una con il tartufo, per te?"-mi chiede Daniele.
"Anche."-gli dico sorridendo.
Ci sediamo in un tavolo qualsiasi. Molti ci guardano a causa degli abiti.
"Scusami ancora."-mi dice.
"Dovresti smetterla di scusarti, davvero."-gli dico.
"Ho fatto gia' due casini con te."-mi dice ridendo.
Ci rido su anche io.
"Gia', mi sono dimenticata tutto. Ciao, sono Marta, tu?"-dico scherzando.
"Oh ciao! Io sono Daniele, e mi piaci un casino Marta."
Inizio a sudare freddo.
(Continuaa..)

Superiamo insieme queste paure.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora