Parte 22: Per una notte

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Nei giorni successivi, comincio a emergere dal torpore che mi ha avvolto. Anche se mi sento ancora angosciata quando non vedo Can per troppo tempo, ho imparato a godermi ogni minuto insieme, come quando passa a vedere Hope o va a casa dei miei. Ogni momento condiviso è prezioso, e faccio del mio meglio per non forzare la nostra vicinanza.

Voglio Can, ma voglio farlo nel modo giusto, mostrando di essere in grado di affrontare i miei problemi e migliorare me stessa. Il mio desiderio è che torni a me vedendo il cambiamento autentico che sto compiendo, non perché manipolato o forzato. Perciò, rispetto la sua determinazione e mi concentro sulla mia crescita personale, impegnandomi a meritare una seconda possibilità.

Ammetto che queste notti senza lui sono interminabili e agitate, e si alternano tra incubi e visioni erotiche di noi, nudi, sudati e intrecciati sul letto. Quando passo la notte con quelle fantasie faccio di tutto per non vederlo, perché si vedrebbe quanto sono disperata, rischiando allontanarlo ulteriormente, e io non voglio perderlo; voglio ritrovarlo.

Oggi è uno di quei momenti. Ieri sono andata a letto esausta, e il sonno mi ha catapultato in un incubo dove ero legata e imbavagliata. Non riuscivo a urlare o a muovermi, ma poi, qualcosa mi ha fatto bloccare. Una carezza. Una mano calda che saliva lungo la coscia e la voce di Can che mi chiamava. Non riuscivo a vederlo, a toccarlo, ma la sua voce profonda è riuscita a calmarmi e accendermi di desiderio. Ero completamente nuda e lui aveva libero accesso a ogni parte del mio corpo. Mi sono svegliata sconvolta e palpitante tra le gambe.

Faccio una doccia per aiutarmi a far passare l'eccitazione, ma il ricordo delle sue mani, della sua bocca, della sua voce, è ancora troppo forte e ci vuole più tempo delle altre volte per farmela passare. Ormai sono arrivata al limite, e sapere che oggi sono obbligata a vederlo mi spaventa. Sì, perché oggi è il compleanno di Simon e oltre al pranzo in famiglia, stasera lo festeggiamo al The Sawmill.

"Sarà un'estenuante tortura!"

L'intera famiglia è riunita a casa dei miei. Mi sono tenuta il più possibile impegnata per non trovarmi in nessun modo vicina a lui, ma quando siamo tutti a tavola non posso evitarlo.

Seduta a tavola, sento i suoi occhi su di me, e il cuore inizia a battere più forte. Cerco di concentrarmi sulla conversazione con gli altri, ma la sua presenza è innegabile. Ogni volta che alzo lo sguardo, lo trovo già lì, i suoi occhi pieni di qualcosa che non riesco a decifrare.

"Rimani calma," mi ripeto, cercando di mantenere una facciata serena. Continuo a sorridere e a partecipare alla conversazione, ma dentro di me c'è un tumulto di emozioni. Mi sento di nuovo quella ragazzina con lo stomaco pieno di farfalle, imbarazzata al punto da avere perfino paura di guardarlo.

"Ma ora sei una donna!" 

"Giusto!"

Con la mano gli sfioro il braccio. «Mi passi il vino, per favore?»

Can mi guarda per un secondo, poi si allunga per prendere la bottiglia. Sorride lascivo. «Posso versartelo io?»

Annuisco. Sono così disperata che anche il modo in cui riempie il calice lo trovo sexy. «Grazie,» mormoro.

Mi fa l'occhiolino. «Di niente.»

Guardo la tavola e ogni oggetto che potrei usare come scusa. Pane, sale, pepe, acqua... Mi mordo il labbro nervosa. Mi muovo di scatto facendo cadere la forchetta.

"Ops! Che sbadata!"

Mi chino sotto il tavolo per prenderla. Nel risalire, appoggio la mano sulla sua coscia muscolosa. La sua gamba si contrae e, quando alzo lo sguardo verso di lui, trovo i suoi occhi che mi osservano con desiderio. Sorrido maliziosa e sostengo il suo sguardo, ma sono io la prima a distoglierlo, cercando di fare la preziosa. Nella mezz'ora successiva non faccio altro che sfiorarlo: il ginocchio, il braccio, la mano.

Io voglio te,  Tu vuoi me?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora