Parte 33: Troverò il modo

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Evelyn
Mi sveglio fissando lo sguardo sul volto di Can, così bello e affascinante anche mentre dorme. Ha la gamba sopra la mia e il suo braccio mi stringe possessivo. Ed è caldo, talmente caldo che mi sta facendo sudare.
Chiudo gli occhi per un attimo e prendo un gran respiro, è così facile farlo adesso e tutto grazie a lui. Le immagini di ieri sera sono sfocate e confuse, ma ricordo la sua voce calma e sicura che mi ha rassicurata e fatta addormentare.
Studio la sua barba, è cresciuta dall'ultima volta che l'ho visto. Con l'indice gliela sfioro. Mi mordo il labbro inferiore per trattenere un sorriso, vedendo che arriccia il labbro infastidito. Poi mi stringe più forte a lui, aumentando il calore. Riesco a liberarmi dal suo abbraccio senza svegliarlo. Mi siedo nel bordo del letto e guardo la felpa che mi ha messo. Sorrido, vendendo che è quella che gli ho comprato a New York. Mi guardo attorno e vedo i miei vestiti asciugati e accuratamente piegati sulla sedia. "Quando l'ha fatto?"
Mi vesto silenziosamente e infilo gli stivali. Lo guardo prima di andare via. "Grazie, amore"

*****

Non so perché sono qui. So solo che invece di prendere la strada per casa, ho preso l'autostrada e adesso fisso quella casa che mi ha tenuta prigioniera.
Stringo le mani attorno al volante e sento il respiro accelerare, ma non posso permettergli di vincere. Afferro la maniglia e scendo dalla macchina con gambe tremanti. L'aria è ancora troppo fredda, così mi alzo la zip della giacca fino al colletto. Mi porto lentamente davanti alla macchina a debita distanza. Respiro profondamente cercando di controllare la paura. Vedo il nastro giallo della polizia che sbarra la porta e le finestre che sono chiuse da tavole di legno. La casa è piccola rispetto a come la immaginavo, ma è comunque inquietante. È costeggiata da alberi alti che impediscono al sole, ancora basso, di illuminarla.
Provo a dirmi che non devo avere paura, che è solo una casa vuota, ma non funziona. Il cuore mi martella comunque nel petto.
Presa di rabbia, afferro la pietra ai miei piedi e la tiro con tutta la forza che ho in corpo verso la mia paura.

«Lasciami in pace!» urlo.

La pietra rimbalza sulle assi di legno e colpisce un lamiera di ferro abbandonata lì vicino, creando un boato che mi fa accapponare la pelle e scappare velocemente dentro la macchina.
Metto in moto e faccio retromarcia creando un gran polverone sulla strada sterrata.
Guardo nello specchietto retrovisore la casa che sembra che se la rida per la mia sconfitta.

«Troverò il modo di batterti!»

_

Quando rientro a casa mi butto sul lavoro per non pensare più a nulla. Parlo con le persone, rispondo al telefono, faccio le mie visite, parlo con mia nonna, mio padre. Finisco di lavorare, gioco con Hope, mi faccio la doccia, mangio una cosa veloce e metto il pigiama di flanella sperando che almeno lui riesca a riscaldarmi. Ho una voglia matta di riandare da Can, ma non mi ha chiamato o scritto per tutto il giorno, quindi, deduco che la mia visita di ieri l'abbia ancora di più allontanato da me.

Mi infilo sotto le coperte del mio grande letto solitario e rimango per un po' a fissare il soffitto. Rifletto un po' su quello che ho fatto stamattina. Senza pensarci, mi sono ritrovata davanti alla casa che perseguita i miei sogni, ma quello che mi spaventa ancora di più è l'interno.

"Che cavolo voglio dimostrare! Potrei solo peggiorare le cose"

Il suono del campanello mi fa sussultare. Hope attacca con il suo abbaiare e si lancia fuori dalla stanza per andare di sotto. Guardo l'ora sul cellulare, sono le dieci e trenta. Il campanello suona di nuovo, facendo incazzare ancora di più Hope.

La corsa che faccio per scendere le scale aumenta ancora di più il mio battito. "Dimmi che è lui!"

Zittisco Hope e guardo dallo spioncino. Tiro un sospiro di sollievo. "Can!"

Quando apro la porta, Can abbassa lo sguardo scorrendolo sul mio pigiama orribile e piega un angolo della bocca che forma la fossetta sulla guancia. «Eri già a letto?»

Annuisco, non riuscendo a parlare. "Sono troppo felice di vederlo qui"
Hope saltella attorno a lui, ma i suoi occhi sono incollati nei miei.

Io voglio te,  Tu vuoi me?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora