È da dieci minuti che sono in macchina e non ho il coraggio di scendere. Sudo freddo e ho le palpitazioni. Il cuore batte all'impazzata.
"Che ti prende? Non dirgli niente e tutto andrà bene," mi ripeto, cercando di convincermi.
Ma non posso tenerglielo nascosto. Mi viene già da piangere adesso, pensa a quando lo vedrò.
"Pensaci bene, sai che se glielo dirai litigherete," continua la mia mente, insistente.
"Prima o poi lo scoprirà, meglio che glielo dica io. Magari sarà più propenso a passarci sopra," mi dico, cercando una scusa per trovare il coraggio.
Entro in casa e vengo accolta da Hope che abbaia e salta allegra. Mi lascio cadere a terra per salutarla e perdere ancora un po' di tempo. Le faccio i grattini sul pancino, cercando di distrarmi, ma sento le gambe tremanti. "Non posso farcela," penso, mentre tolgo la giacca e le scarpe e le ripongo nel ripostiglio all'ingresso.
Percorro il corridoio con Hope che s'intrufola in mezzo ai miei piedi rischiando di farmi cadere. Le sue zampette fanno un leggero rumore sul pavimento, come piccoli tamburi che accentuano il mio stato d'ansia. Mi affaccio nella cucina dove Can è di spalle, intento a preparare la cena. L'odore di cipolle e spezie riempie l'aria.
Rimango immobile a guardarlo, il cuore che mi rimbalza su e giù nel petto. Indossa pantaloni della tuta e una maglia larga.
Can si muove con destrezza, i suoi movimenti fluidi e sicuri contrastano con il mio stato emotivo. La luce calda della cucina crea un'atmosfera accogliente, ma dentro di me c'è solo confusione.
«Ciao. Sei rientrata tardi,» dice, parlandomi girato di schiena. «Dove sei stata?»
Non riesco a decifrare il suo tono, non è allegro ma nemmeno incazzato. Sono entrata solo da due minuti e la situazione mi sta schiacciando come un macigno. "Ecco, ci siamo," penso, mentre il respiro si fa affannoso.
Non avendo risposta, Can si gira alzando un sopracciglio in attesa. Non riesco a sostenere il suo sguardo e abbasso il mio mentre mi avvicino alla penisola. "Come glielo dico? Devo trovare il coraggio."
«Ero a Killend, da Rosie,» mi siedo nello sgabello di fronte a lui.
Can mi fissa come se non fosse convinto della mia risposta. "O mio Dio. Lo sa!" penso, mentre mi schiarisco la gola sentendola secca.
«Tu invece sei rientrato presto.» La mia voce trema, tradendo la mia ansia.
«Sì.» Spegne i fornelli e, con un'espressione seria, fa il giro del bancone sedendosi sullo sgabello accanto al mio. «Devo parlarti.» Il suo sospiro profondo non promette nulla di buono.
"O cazzo! Dom mi ha mentito e ha tenuto ancora il cellulare sotto controllo? O magari qualcuno ci ha visti?" Ormai il mio battito è da fibrillazione accompagnato da respiro affannato. «Di cosa si tratta?» chiedo guardinga.
"È chiaro che da come ti guarda sa qualcosa, forse è meglio che confessi e basta!"
"Certo! Adesso ti è passata tutta la spavalderia, eh!"
«Ho sentito Dom, ha scoperto che...»
Alzo la mano, interrompendolo con fermezza. «Prima vorrei parlare io!» Non volevo alzare il tono, ma sapere che Dom mi abbia tradita mi fa incazzare. «Devi sapere che te lo avrei detto comunque...» La sua fronte si increspa dubbiosa. «Ti dirò la mia versione, ma devi promettermi che non ti arrabbierai!»
Mi guarda confuso. «Di che cosa stai parlando?»
«So cosa ti ha detto Dom e ho le mie ragioni per averlo fatto.»
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Io voglio te, Tu vuoi me?
Fanfiction🔞 Sequel di: IO HO VOLUTO TE, TU HAI VOLUTO ME. 2°libro Nonostante le difficoltà che gli hanno messi alla prova, Evelyn e Can possono vivere la loro storia senza catene. Allora, perché Evelyn si sente tormentata? È colpa dei suoi incubi? Delle su...