Percorro il lungo corridoio e sbatto le palpebre per permettere agli occhi di abituarsi all'illuminazione bassa. L'unico spiraglio di luce arriva dalla dalla porta alle mie spalle. Ho i muscoli contratti e le orecchie tese per captare ogni minimo rumore. Non so se sia il mio cuore che mi rimbalza nel petto, o i miei passi che sbattono contro le assi del pavimento a riecheggiare per tutta la casa. Non mi fermo a guardare i dettagli, o a curiosare dentro le porte di cui non ricordavo l'esistenza, vado dritta al punto. Quando sono all'entrata della cucina, mi fermo e mi volto ancora per vedere Can, e lui è lì, che non mi perde di vista.
Mi porto le mani sul ventre per darmi coraggio e, senza esitare oltre, entro.
L'aria puzza tremendamente di chiuso. Le persiane di legno sono chiuse, ma qualche raggio di sole riesce comunque ad entrare dalle fessure malridotte. I miei occhi si muovono cauti per la stanza. Il microonde, il tavolino e le due sedie, sono ancora lì. C'è anche la padella sui fornelli, ma ovviamente non c'è più traccia del cibo. Quando abbasso gli occhi a terra e vedo la macchia violacea del vino ormai secco e assorbito dal legno, il vetro in mille frantumi, mi viene in mente l'immagine di Darrell inerme, disteso a terra, dopo che lo colpii con la bottiglia, e un sorriso soddisfatto mi compare sulle labbra.
"Okay, per ora nessuna reazione contrastante"
Mi sposto verso sinistra, perdendo la visuale con la porta d'ingresso e con Can, ma non mi fermo. La porta del bagno è semiaperta e, vedendo che dentro è completamente buia, prendo il cellulare dalla tasca e accendo la torcia. La punto all'interno, e con il piede spingo la porta per aprirla. Il rumore cigolante che fa, mi fa rabbrividire.
"Spero che non salti fuori qualche animale"
Non entro, mi affaccio solo all'interno.
Allargo le narici e annuso l'aria, ma del forte odore di candeggina che ricordo, non c'è traccia.
"Bene, anche qui nessuna reazione"
Arriva la parte più difficile. Deglutisco lentamente mentre vado verso la stanza qui vicino. Il cuore batte più forte, i palmi delle mani mi sudano e una stretta alla gola mi vuole impedire di respirare. Mi sembra che ogni fibra del mio corpo frema per la tensione, le mie gambe si fanno più pesanti e la mia mente mi fa pensare al percorso da percorrere per scappare.
"Forza, Evy"
Trattengo il fiato quando vedo il letto contro la parete. Faccio uno sforzo enorme per non far vincere la paura, mentre arrivo fino al centro della stanza, proprio davanti al letto.
L'unico spiraglio di luce su cui posso contare entra da una tavola mancante della finestra che riesce a mostrarmi quei particolari che vedo sempre nei miei incubi. Ma è la vista delle corde, rimaste ancora legate alla testiera del letto, che mi fanno scorrere un brivido lungo la spina dorsale. La paura primitiva in un attimo si impadronisce di me, poi una leggera nausea mi ricorda che non sono sola e ridà spazio alla ragione. Respiro lentamente e riprendo il controllo di me gradualmente. Mi affianco a letto, e con le dita sfioro la corda. La osservo con attenzione e la tiro, sentendo quel rumore che ogni volta mi imprigiona nei miei incubi. E cosa vedo? Una semplice corda.
L'avvolgo attorno alla mano destra e tiro. Quante volte mi è capitato di fare lo stesso gesto negli ultimi mesi?! Spesso, ogni giorno, ogni volta che mi sono ritrovata a dover fermare un cavallo che non voleva rimanere fermo, e la sua forza tendeva la corda ricreando lo stesso identico rumore.
Allora perché nei miei sogni sembra tutto così spaventoso?
Fisso il letto, indecisa se farlo veramente.
Mi siedo al centro del materasso spoglio dalle lenzuola e afferro le corde avvolgendomele ai polsi. Appoggio la schiena e la testa contro il legno e rimango immobile, in attesa. Di che cosa non lo so, ma aspetto. Muovo gli occhi per la stanza, ma quando ero nella stessa situazione non potevo farlo, quindi li chiudo.
Alla mia mente non piace questa situazione e contrae ogni muscolo del mio corpo. Resistito alla tentazione di riaprire gli occhi e tendo la corda più che posso.
Il ricordo accende la paura che mi fa scoppiare il cuore nel petto. D'improvviso mi sembra di sentire dei passi per la stanza, una voce robotica che mi parla e un shh detto con rabbia.
Mi sembra di non respirare. Le lacrime mi bruciano gli occhi. Vorrei urlare, chiamare Can per venirmi a prendere, per portarmi lontano da qui, ma dalla mia gola esce solo un debole lamento, nulla di più. Proprio come nei miei incubi.
Sono consapevole che potrei semplicemente slegarmi e scappare, ma non ci riesco, sono paralizzata.
Poi... sento un rumore, basso e profondo. Il mio orecchio si tende, riconoscendo il ruggito. Mi sforzo di calmare il battito che mi risuona nelle orecchie, perché voglio sentire meglio e, funziona.
Lo sento di nuovo, più forte di prima.
Ripenso alla leonessa, alla sua forza, al suo cucciolo, e tutto dentro di me si calma. Il mio cuore, il mio respiro, la mia mente. Tenendo sempre gli occhi chiusi rimango in ascolto e dopo qualche minuto riesco a percepire i rumori diversamente. Sento l'acqua del fiume e sento la corda tendersi. Apro gli occhi lentamente, e continuo ad ascoltare. Sento le stesse cose, nello stesso modo. L'acqua del fiume e la corda tendersi, che non hanno nulla di diverso da qualsiasi fiume o da qualsiasi corda. Guardo la mano mentre libero il polso, poi faccio la stessa cosa con l'altro, guardo i segni che la fune ha lasciato e che iniziano a svanire senza lasciare traccia.
"Cosa ha detto papà a proposito di cambiare la visone dei ricordi?"
Scendo dal materasso e mi guardo ancora intorno. Il ricordo che avevo di questa stanza era di quando ero prigioniera, di quando aveva tolto la mia libertà, ma ora sono libera, e guardandola meglio, vedo soltanto un orrenda camera da letto, con le pareti ricoperte da una scolorita carta gialla con dei fiorellini rosa. La mia paura si è creata qui, ma è qui che deve rimanere, nel passato.
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Io voglio te, Tu vuoi me?
Fiksi Penggemar🔞 Sequel di: IO HO VOLUTO TE, TU HAI VOLUTO ME. 2°libro Nonostante le difficoltà che gli hanno messi alla prova, Evelyn e Can possono vivere la loro storia senza catene. Allora, perché Evelyn si sente tormentata? È colpa dei suoi incubi? Delle su...