Parte 25: Cuore di ghiaccio

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Sposto gli occhi tra i due scioccata.

«Ma...lei...?» rimango a bocca aperta incredula.
"Non può essere!"
Eppure, è proprio lei, la donna di ghiaccio, con l'aspetto sempre elegante e impeccabile accentuato da un tailleur nero, stile anni 50'.

Can fa un passo verso di me. «Evy...»

«Cosa ci fa qui?» chiedo rivolta a Can continuando a fissarla.

«Vieni!» mi prende per mano lui. «Andiamo a sederci»

Mi guida nel ristorante verso un tavolo che a quanto pare è il nostro.
Continuo a fissare con occhi spalancati Briony Adams, che si accomoda davanti a me.
Mi siedo nel posto che mi indica Can, poi anche lui si siede a sua volta di fianco a me, prendendo la mia mano nella sua.
Il cameriere interviene subito per consegnare il menù e suggerire qualche vino della casa, ma io continuo a fissarla. Non vedo e non sento le persone sedute nel ristorante, c'è solo lei. Non so esattamente come comportarmi. Sono spaventata ed eccitata al tempo stesso.

"Lei è qui! Perché?"

Mentre lei guarda la carta dei vini approfitto della cosa e, senza mai perdere il contatto visivo da lei, mi allungo verso Can.

«Che cosa sta succedendo?» sussurro.

«Non lo so, mi ha cercato alla centrale e voleva vederti. Ha detto che è qui da ieri.»

«Perché?»

Can si stringe nelle spalle per dire: "Non ne ho idea"

«Perché è qui?» chiedo improvvisamente facendole alzare i suoi occhi su di me. Poi mi viene in mente solo una risposta e, senza darle modo di rispondere, aggiungo, «Vuole riprendersi Alì? Ha firmato un contratto ormai è nostro!» sbotto, poi guardo Can per avere conferma. «È così giusto, Alì è nostro!?»

Can annuisce accennando un sorriso «Certo!»

Sospiro sollevata, poi mi giro verso la donna «Quindi, perché?»

Il cameriere tossisce un po' imbarazzato.
Briony sospira pesantemente, poi porta di nuovo l'attenzione sul cameriere per poi comunicargli la sua scelta.
Sbuffo e aspetto che il cameriere si allontani prima di parlare.

«Quindi...!» dico appena siamo soli.

Lei appoggia i gomiti sul tavolo e congiunge le mani davanti al suo petto. «La domanda è, perché mi ha mandato quelle lettere!»

Mi coglie impreparata. Non stavo pensando minimamente alle lettere, anzi, le avevo proprio rimosse.

Mi stringo nelle spalle, «In realtà... non lo so! Forse per farle sapere che la vita di mia madre è andata bene anche senza di lei.»

«È la sola ragione?»

«Lei pensa che ce ne sia un'altra?» ribatto.

«Signore...» interviene cauto Can «Se andiamo avanti così non arriveremo a una conclusione.»

«Perché mi hai mandato le lettere!» insiste Bryony.

«Lo vuole sapere veramente? Per... perché speravo di poter sciogliere quel suo cuore di ghiaccio! Ecco perché! Non l'ho fatto per lei. Non l'ho fatto per me, ma per mia madre. Perché non si merita il suo odio!» mi si inumidiscono gli occhi.

Segue un silenzio imbarazzante nel quale lei mi fissa impassibile.

Mi guarda, e qualcosa nei suoi occhi cambia «Voglio essere sincera, mi ha fatto... piacere» non sembra una parola che usa spesso, perché suona strano detto da lei.

Guardo Can per avere conferma di quello che ho sentito, anche lui sembra confuso quanto me.

La guardo con più attenzione «Vuol dire che le ha lette?»

Io voglio te,  Tu vuoi me?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora