Parte 9: Desiderata

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«Ehi, dormigliona, sveglia!»

Mi stiracchio pigramente girandomi verso di lui. Lo guardo con un occhio semiaperto «Un'altra oretta.»

Ride, strappandomi la coperta «No. Non abbiamo tempo. Dobbiamo uscire.»

«Mhhh, mhhh...» mugugno.

«Pensavo volessi farti un giro, vedere i posti che frequentavo... ma se non ti interessa...»

Mi sveglio completamente balzando sul letto «Si! Certo, dammi il tempo di prepararmi» mi fiondo in bagno accompagnata dalle sue risate.

Mezz'ora dopo, sono pronta e aspetto Can che si metta le scarpe.

«Allora, posso sapere dove mi porti?»

«Per la ventesima volta... no!»

Suonano alla porta

Can mi guarda dubbioso. «Chi sarà?»

«Forse è Alfred.»

«Chi è Alfred?»

«Il maggiordomo.»

Alza gli occhi al cielo, «Solo perché è un maggiordomo non vuol dire che si chiami Alfred.»

«Scommetto di sì.» vado ad aprire.

Spalanco la porta e devo alzare di molto gli occhi per guardare l'uomo davanti a me. La mia allegria si spegne. Non lo conosco, ma non ho nessun dubbio su chi possa essere. I capelli brizzolati, perfettamente sistemati, gli donano un aspetto elegante e affascinante. Indossa un completo grigio scuro, con la camicia bianca, un po' sbottonata sul davanti. In mano tiene una ventiquattrore che gli conferisce quell'aria da vero uomo d'affari. Mi sento arrossire vedendo i suoi occhi castani che mi scivolano addosso in un modo che non mi piace, e le sue labbra che si piegano lascive, mi fanno rabbrividire. Indietreggio davanti alla sua sfacciataggine e lui ne approfitta per entrare. Si guarda in giro per poi spostare i suoi occhi di nuovo su di me.

Mi schiarisco la voce «Salve, Mr Yaman.»
"Cavolo. Sembra di guardare Can con qualche anno in più. L'unica differenza, a parte il colore di capelli, è la corporatura, anche se Ryan Yaman per la sua età ha un fisico tonico, il figlio è più massiccio di lui."

«Tu sei, un'amica di Can?»

"Amica?" «Sì, io sono...»

«Chi è?» Can entra nella sala guardando in basso mentre si allaccia la giacca.

«Buongiorno, Can!» il padre lo saluta con entusiasmo.

Can getta lo sguardo oltre la mia testa. «Che ci fai qui?» chiede brusco.

Il padre mostra la valigetta che tiene in mano. «Ti ho portato i documenti.»

Can con grandi passi viene verso di noi. «Ti ho detto che sarei passato io più tardi.» si porta al mio fianco, e, prendendomi per un gomito, mi tira dietro di lui, come se volesse sottrarmi alla sua vista.

«Ero nei paraggi e ne ho approfittato.» Ryan si sposta di lato per guardare verso di me. Mi rivolge un sorriso gentile che non so se sono in grado di ricambiare.

«Stavamo uscendo.» taglia corto Can.

Gli stringo l'avambraccio e sento i suoi muscoli rigidi. Guardo verso di lui notando che stringe saldamente la mandibola.

«Non vi ruberò più di dieci minuti.» va verso il tavolo e appoggia la sua valigetta. La apre con attenzione e fruga dentro con fastidiosa lentezza.

Guardo il padre e intreccio le mie dita a quelle di Can, sperando possa bastare a frenare il suo nervosismo.

Io voglio te,  Tu vuoi me?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora