Parte 44: Dov'è Evy!

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La mattina, dopo aver passato l'intera notte sveglia per preparare il viaggio e la valigia, ritorno a casa dei miei per portare Hope.

«Ho spento il cellulare. Vi chiamerò io per dirvi dove sono»

Mamma annuisce con occhi lucidi, «Stai attenta!»

«Mamma, sto andando in vacanza...» l'abbraccio.

Anna si avvicina a me con aria fiera, «Bene, Evy. Dacci soddisfazione almeno tu. Quando Can verrà a chiederci di te, troverà tre gatte da pelare»

Rido e la stringo forte. Poi guardo Bryony che mi passa un bigliettino.

«Ho già avvisato il signor Moder del tuo arrivo. Questo è il suo numero. Ti farà trovare la dispensa piena, così non dovrai preoccuparti di niente. Per qualsiasi cosa chiedi a lui»

«Grazie, nonna» abbraccio anche lei. «Sono un po' eccitata. Ho visto le foto su internet di Loon mountain, ed è fantastico.»

«Vedrai... la baita è più in alto rispetto al resort. E da lì, si ha una vista che ti toglie il fiato...»

Papà entra in cucina con aria abbattuta. Non mi guarda, e la cosa mi fa un po' preoccupare.

Vado da lui. «Papà, che c'è?»

Si schiarisce la gola, «Vieni Evelyn, devo parlarti di una cosa»

«Parliamo mentre mi accompagni alla macchina» Abbraccio ancora mamma, nonna, Anna e saluto Hope, poi prendo sottobraccio papà. «Andiamo»

Camminiamo senza fretta nella stradina del giardino che porta ai parcheggi. Lui si gratta la testa un po' a disagio.

«Evy... forse devi sapere che...» fa un gran respiro «... è colpa mia se tu e Can avete litigato»

Mi fermo e lo guardo con aria interrogativa, «Di che parli...?»

«Io, ecco...» Continua, «... avevo visto che tu non stavi bene e sono stato io a dire a Can che doveva trovare un modo per farti reagire»

Sgrano gli occhi, «Gliel'hai detto tu?»

Annuisce colpevole.

«E... gli hai detto tu di lasciarmi?»

«Ho detto che la sua presenza era quello che ti impediva di affrontare i tuoi problemi»

«Papà...» mi strofino gli occhi. Per quanto la cosa mi irriti non ce l'ho con lui, perché, se ci penso meglio, aveva ragione, pensavo che la sola presenza di Can bastasse per farmi stare bene. Ripensare a me stessa qualche mese fa, sembra di ricordare una persona completamente diversa da quella che sono ora. «...non ti devi sentire in colpa. È anche per merito tuo se adesso riesco ad andare da sola a farmi questa vacanza» mi stringo forte a lui, che sembra più sollevato dalla risposta.

Mi bacia la fronte. «Allora divertiti»

«Divertirmi?» lo bacio sulla guancia e vado vero la macchina, «Io vado a rilassarmi»

_

Mi fermo davanti alla biglietteria degli autobus «Un biglietto per Dallas, per favore.»

«Andata e ritorno?» chiede la ragazza al di là del vetro.

«No, solo andata»

«Sono ventidue e cinquanta. Il pullman parte tra quindici minuti»

Non ho detto alla mia famiglia di questa mia piccola deviazione prima di prendere l'aereo per Boston. Per quanto mi senta tesa e nervosa, è una cosa che sono decisa a fare, e lo farò da sola!
Inizia il mio viaggio, ma ben presto la notte passata in bianco si fa sentire e la testa mi ricade per il sonno. Mi sveglio solo quando il bus arriva alla stazione di Dallas.

Io voglio te,  Tu vuoi me?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora