Capitolo 1

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Concedimi, un'ultima volta.
Un'ultima alzata.
Un'ultima ricezione.
Un'ultima schiacciata.
Concedimi un'ultima volta.
In modo che possa finalmente, volare libero.

Perché loro, erano così. Il buio e la luce. Il sole e la luna. Il cane e il gatto. L'odio e l'amore.

***

Hinata

"Kageyama! Alzala di più! È bassa!!" disse quasi urlando Tanaka mentre le mie povere orecchie chiedevano pietà.
Le qualifiche del torneo erano quasi alle porte e lo stress era palesemente visibile ma io, Hinata Shoyo, non mi sarei fatto scoraggiare per nulla al mondo!
"Hinata ma che fai fermo lì? Ti muovi?!" urlò Kageyama aspettando la mia rincorsa, però ero troppo pensieroso.
Avremmo dovuto competere con altre squadre fortissime, ma volevo proseguire fino alla fine per poter competere con Kenma. Ho subito notato che fosse intelligente, mi pento però di averlo sottovalutato poiché durante tutte le nostre amichevoli, riusciva a capire quando stessi per schiacciare io, e con l'aiuto dei suoi compagni, murava sempre le mie formidabili schiacciate da centrale.
"Hinata guarda che se non ti muovi giuro che vengo la e-" per venirmi incontro Kageyama lanciò la palla in aria, era distante circa 5 metri.
In meno di due secondi tornai alla normalità e come un fulmine mi precipitai per schiacciare quell'alzata anche se un po'storta. Lui non ebbe il tempo di girarsi a guardarmi che avevo già schiacciato formidabilmente quella palla lanciata a caso. Inutile dire, che il suo sguardo dopo essersi girato mi metteva i brividi.
"Ne facciamo 10 laterali e 10 centrali, ok?" chiese Kageyama in modo glaciale.
A volte non riuscivo a capire perché fosse così apatico, mi sembrava che giocasse solo per far passare il tempo, ma una cosa era sicura: avrebbe fatto le peggio follie e pazzie pur di non perdere.
"Mh" mi limitai ad annuire alzando e abbassando la testa, ottenendo in risposta uno dei suoi sguardi terrificanti e nonostante ci conoscessimo da tempo, mi facevano comunque paura.
Quel giorno ero distratto, non riuscivo ad ascoltare i miei senpai. Era come se fossi imbambolato da non so che cosa, invece Kageyama era al top come sempre. Certe volte mi venivano dubbi seri, davvero non aveva mai mal di testa dopo aver fatto tutti quei calcoli per farmi trovare la palla vicina alla mia mano nel momento in cui avrei dovuto schiacciarla? Era un alieno?
"Va bene per oggi basta così, Asahi, Nishinoya, Daichi, venite un attimo fuori con me, devo dirvi alcune cose" disse il coach Keishin pensieroso.
"Gli altri possono andare, oggi niente allenamenti in più, chiuderò io la palestra." aggiunse prima di uscire.
Kageyama parve deluso, odiava quando non poteva esercitarsi fino allo sfinimento, così chiesi:
"Se vuoi possiamo allenarci qua fuori, magari con qualche alzata" quanto potevo essere stupido?
"Te l'ho detto mille volte, alzo solo a chi ritengo forte. Oggi sei pure più distratto del solito quindi al massimo mi alleno con Tsukishima."
Non smetteva mai un secondo di sminuirmi con il suo essere glaciale e visibilmente spietato. Mai. Tra di noi non c'erano parole dolci da "amici", nessuno dei due sapeva nemmeno se lo eravamo in realtà.
C'erano dei momenti in cui le persone potevano definirci migliori amici (accadevano quasi sempre in campo, quando dopo una sua alzata riuscivo a schiacciarla in un modo spaventoso e ci davamo il cinque) e altri momenti in cui sembravamo acerrimi nemici.

L'ho conosciuto durante la mia prima partita ufficiale, quella della terza media. Me lo ricordo come se fosse ieri. Vedere il suo sguardo letteralmente sconvolto dopo il mio salvataggio fallito mi fece capire che fui il primo a scatenare in lui qualche emozione.
Veniva definito il "re" del campo, ma in un modo dispregiativo.
Fui partecipe di un suo "trauma", perché altrimenti non saprei come definirlo: "l'abbandono, il rifiuto" durante quella partita, Kageyama faceva delle alzate quasi impossibili, sembrava che non si fossero allenati ed era stato coraggioso metterle in atto durante le qualifiche; ma, durante la sua ultima alzata, i compagni si rifiutarono di schiacciarla creando un varco immenso tra il re del campo e loro.
Sarà per il fatto che sgridava in continuazione tutti, credeva di potercela fare da solo, odiava perdere ma soprattutto, la crudeltà nei suoi occhi in quei pochi momenti cui ti capitava di assistere, era fatale. Non sapevo nulla del suo passato, e, per certi versi, sarebbe stato meglio non sapere niente.

"Dovresti essere più gentile qualche volta, lo so che sono distratto ma se mi sgridi non migliori la situazione" dissi, non tanto esasperato, bensì arrabbiato.
"Vuoi attenzioni? Non me ne frega un cazzo del perché sei distratto, tra poco abbiamo le qualifiche del torneo e non ho intenzione di perdere per colpa tua, vedi di darti una svegliata" certe volte sapeva essere davvero crudele.
"Non ti ho chiesto di farmi da mamma ti ho solo chiesto se volevi allenarti, bastava dire sì o no, non farne una questione universale! e ora ciao!" Dissi ancora più furioso, dirigendomi verso la mia bici. Come ho già detto, non c'erano parole o gesti dolci, ma al suo posto qualche volta sarei stato più comprensivo, e adesso che ci penso, in quel periodo era perennemente irritato. Certo, il suo sguardo minaccioso e l'espressione corrucciata lo facevano sembrare sempre arrabbiato, solo che in quel periodo, lo era di più.
"Sei un idiota." Disse prima che iniziassi a pedalare, voleva davvero litigare alle 10 di sera? Perfetto, perché mi aveva scocciato.
"Sarà perché passo molto tempo con te?" chiesi ghignando.
"Sei un deficiente. Puoi fare di meglio ma ti limiti a stare nella tua bolla di inferiorità, è per questo che non ti considero forte. Durante la partita non ti alzerò nemmeno una palla se non capisci che-" aveva toccato un tasto dolente, non mi conosceva abbastanza per sapere che mi stavo allenando con il vecchio coach Ukai, ma in fondo lui che ne sapeva?
"Smettila. Non devo dare conto a te e onestamente l'atmosfera in palestra sarebbe migliore se non fossi sempre incazzato." Sembrava sorpreso dalla mia affermazione, non se n'era mai accorto?
"Ma che dici, mi sono sempre comportato così-"
"Sì ma in questo periodo lo sei molto di più" Avevo il vizio di interromperlo e alcune volte lo facevo arrabbiare pesantemente.
"Non sono affari tuoi, il tuo ruolo è di schiacciare le mie alzate e basta." Stavo per tirargli un pugno in faccia.
"Non ti ho chiesto perché sei incazzato, non mi interessa, ma io schiaccio solo quando sono sicuro di me stesso e la tua rabbia ininterrotta non fa altro che influenzare tutti, dovresti bere qualche camomilla, non fanno mai male." Mi aveva sempre definito inferiore, ma non so perché, quella volta mi fece più male del solito.
Volevo solo che fosse mio amico, non chiedevo altro, ma lui non era fatto per l'amicizia, era un lupo solitario e stavo iniziando a odiarlo seriamente per questo. Non tanto per il fatto che non volesse amici, ero geloso della sua sicurezza nel credere di essere così perfetto da farcela da solo. Rimase lì, fermo, senza rispondere, rubai gli ultimi secondi per voltarmi e andare a casa, tanto avrebbe continuato imperterrito ad insultarmi e non mi sarei contenuto ulteriormente.

***
"Buongiorno ragazzi, oggi inizieremo con le ricezioni, Asahi e Hinata durante la prima rotazione, dopo le alzate e alcune veloci, farete delle schiacciate."
Kageyama quel giorno non si era ancora presentato. Ero quasi preoccupato, non aveva mai mancato un solo allenamento, e non era da lui farlo con le qualifiche del torneo alle porte. Preoccupazioni che svanirono quando la porta della palestra si aprì e un Kageyama con le nocche sanguinanti si presentò inchinandosi davanti al coach per scusarsi.
Ma che aveva fatto? Tutti lo guardarono ma nessuno si soffermò più di tanto, tranne il coach che lo chiamò fuori.
Cercai di fare dei palleggi il più vicino possibile alla porta, non me ne rendevo conto ma alcune volte ero davvero troppo curioso.
"Che è successo? Hai scatenato una rissa?" chiese comprensivo il coach mentre Kageyama era rigido come una roccia.
"No, semplicemente c'erano dei tizi che stavano infastidendo una ragazza."
Cazzate. Non dico che non l'avrebbe fatto, ma si sarebbe almeno fasciato, invece era come se fosse quasi scioccato, teneva tanto alle sue mani. Le curava ogni santo giorno e non si sarebbe mai presentato così; ad ogni modo il coach finse di crederci, avrebbe aspettato il momento in cui si sarebbe sfogato, ma per il momento non voleva mettergli pressione e Kageyama parve sollevato.
"Hinata la buona educazione dove l'hai lasciata? non si origliano le conversazioni degli altri!" urlò il coach, incredibile, ero così sfigato da farmi scoprire. Volevo letteralmente sotterrarmi.


Uhm...hello?

Sorry faccio pena con le presentazioni HAHAH, comunque volevo dirvi che questa è la mia prima storia, quindi chiedo scusa per eventuali errori grammaticali ;)

Vi chiedo di non offendermi se fa cagare, treat people with kindness🥺

E nulla questo è tutto, spero di non avervi annoiato e mi auguro che la continuiate, SJSJSKS ci vediamo al prossimo capituloooh

𝐈𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐦𝐢 𝐚 𝐯𝐨𝐥𝐚𝐫𝐞🕊 |𝐤𝐚𝐠𝐞𝐡𝐢𝐧𝐚|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora