Capitolo 2 - CAVALLI E CAVALIERI PARTE 1

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– Sei sicura che non vuoi mangiare altro, cara?

Scosse la testa, non è che non avesse fame, anzi, il cibo di Altea era squisito, ma sperava di affrettare la partenza di Nereo, il Governante smilzo e dai capelli spiaccicati in fronte che per qualche ragione inspiegabile faceva parte del Consiglio dei Duecento. Aveva una voce viscida e strascicata, spesso finiva coll'essere rauca, e i suoi discorsi non si distanziavano dai libri noiosissimi che leggeva mentre passeggiava e che gli avevano regalato una gobba per niente affascinante.

– Lascia stare, balia, noi Governanti dobbiamo mangiare il giusto, né troppo, né troppo poco – disse mentre con le unghie graffiava via un pezzo di carne rimasto incastrato tra i denti. Poi si versò dell'acqua e per poco il suo stato infermo non fece rovesciare la caraffa su tutto il tavolo. – Ha per caso mai visto un Governante grasso? – continuò fingendo che non avessero notato i suoi modi maldestri – È perché siamo consapevoli che la vera virtù sta nel senso di misura, mi sembra l'abbia detto qualche scemo dopo Platone, e poi...

Altea, una donna enorme con una spruzzata di lentiggini sulle braccia, sembrava ascoltare con interesse mentre continuava a tirare la tovaglia del tavolo, quasi temesse fosse troppo stropicciata per dei Governanti. I Guerrieri che avrebbero dovuto scortare Delia non si erano ancora fatti vedere e la notte copriva quella casa piccola, come una gigantesca ombra che faceva sentire tutti e tre in pericolo.

Sperò che arrivassero, nonostante avesse scongiurato l'idea per tutta la settimana, principalmente per liberarla da quel peso di insetto che si era dovuta portare indietro. Le ore sembravano non scorrere mai e l'unica cosa che la bloccava dall'andarsene nello sgabuzzino che la balia le aveva preparato, era lasciare quella povera donna con quella mosca dalle sembianze umane.

Il rumore di zoccoli e il graffio di armature coprì l'oscurità di quel viale dormiente. Delia si era immobilizzata come se fosse spuntato un serpente.

Quasi non vide la balia e Nereo alzarsi. Stava urlando parolacce e insulti su chi non rispettava le scadenze e non sapeva essere puntuale, sul fatto che ai suoi tempi i ritardi venivano severamente puniti e che lui non era più giovane per aspettare degli incompetenti fino a quell'ora. Davanti alla casa quei tre Guerrieri erano sporchi e stanchi.

– Pensate sia un gioco? Guardate che il nostro Platone ha investito tutta la sua vita per gente come voi, brutti – disse una parolaccia che fece sussultare Altea – che non siete altro!

– Oh, che lo sente tutto il vicinato! – sussurrò quella, che si teneva la mano al petto quasi temesse le saltassero via le costole – Poi mi bisbigliano della poco di buono dietro al bancone del pesce, santa Artemide!

I Guerrieri invece non risposero, sembravano troppo stanchi per alzare un polverone. Notò che avevano tutti e tre quegli occhi che aveva spesso visto nei volti fiacchi di quelli della loro casta: alteravano sguardi di assoluto distacco a occhi incredibilmente lucidi.

I Guerrieri che tornavano dalle guerre sembravano spesso vivere altrove, e si muovevano con una tale franchezza che per nulla al mondo avrebbero fatto dubitare di star facendo qualcosa di sbagliato. Emanavano quel senso di protezione che formalmente promettevano, e quei corpi torniti erano più belli e forti di quelli di un qualsiasi altro Governante, nonostante l'aspetto rovinato dalle guerre.

Scesero dai cavalli e li accostarono a un lampione poco distante, mentre Nereo continuava il suo monologo. Ad un certo punto strappò dalle mani della balia la lanterna.

– Mi venisse un colpo, da quando mandano in guerra i bambini? – disse puntando la fiamma verso uno di loro, che si coprì il viso per l'improvvisa luce – Che balordaggine, un insulto! Poi si sorprendono se le guerre in oriente non vanno troppo bene, quando mandano i picci-picci a giocare a fare la guerra. Succederà che il nostro stato finisce nelle mani degli assassini di Socrate, vedrete! Guai a voi se vi riposate! Farò rapporto al Consiglio, domani mattina, all'alba, e farete bene a sembrare sfiniti perché questa è la vostra punizione.

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