Capitolo 6.1

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Il salone principale di fronte all'entrata era strapieno di studenti dell'Accademia. Dubitò che fossero lì per farla sentire meglio, d'altronde con la maggior parte di loro manco ci aveva mai parlato. Piuttosto dovevano essere incuriositi.

Scorse da lontano Sofia ed Eva, circondate da un gruppetto compatto di altri alleati che si aprì soltanto quando la videro. Era troppo distratta per ascoltare i complimenti e le parole di chi le mostrava il proprio stupore, perché con gli occhi stava seguendo Iason e il suo atteggiamento distante.

Persino quando Damiano e Keelan si avvicinarono a lui per chiedergli come stesse, quello scosse la testa e si recò all'uscita, lasciandoli lì. Il giovane, dopo un secondo di perplessità, tornò vilipeso a sedersi su una delle panche di marmo affianco alla scalinata, ma il biondo continuava a tenere uno sguardo preoccupato verso la porta che si richiudeva, avendo capito qualcosa che a lei invece continuava a sfuggire.

– Stai bene? – le si piazzò davanti Alex, con tutti i ricci scuri disordinati. Doveva essersi appena svegliato.

– Sto bene...ora.
Poi abbassò gli occhi, ricordandosi di come si erano lasciati l'ultima volta. Sembrava volerle dire qualcos'altro, ma indugiava e per fortuna comparve Bemus a impedirglielo, che, dando una pacca generosa al braccio di lei, sospirò: – Eccoti qua!

Poi allargando la mano per mostrarle la sala strapiena: – Hai visto quanti alleati si hanno quando si è quasi morti?

– Non fare l'Eracle da quattro dracme – lo rintuzzò Krix che, anche a quell'ora del mattino aveva la divisa senza neanche una piega – Fino a pochi giorni fa saresti stato esattamente come noi.

Poi le rivolse un sorriso, che sembrò quasi sincero. – È bello sapere che sei viva.
Delia rimase di stucco. Pensò che fosse così stupido che adesso si curassero di lei, quando l'altro giorno Bemus aveva quasi fatto i salti mortali per farla stare nel gruppo di filosofia.

– Avevamo tutti pensato il peggio – sospirò Sofia che nel frattempo l'aveva raggiunta – Che cosa orribile che è successa! Non potrei immaginare cosa avrei fatto se fossi stata al tuo posto. Pensa che c'era chi diceva fossi fuggita via dalla Polis...

– Noi ovviamente abbiamo detto che tu non l'avresti mai fatto – specificò Eva. Delia si allontanò da loro, non seppe bene perché, e Bemus sembrò intuire il suo disagio.

– Bene, bene, presumo che voglia tornare all'Accademia. Fate largo, via, via!

Mentre si facevano spazio tra le persone, Delia intravide la treccia chiara di Elena. Era ancora molto bella, seppur un poco male in arnese, specialmente per qualche macchia rossa sulle guance e le profonde occhiaie sotto gli occhi. Si guardarono, senza proferire parola, e poi Delia si introdusse nel corridoio che portava nel retro.

– Visto che avevo ragione io alla fine? – si vantò Bemus mentre passeggiavano – E tutti che pensavano fossi un pazzo a darti una mano.
Si ticchettò due volte col dito la guancia sotto l'occhio, come per dirle "io ci vedo lungo", e la lasciò davanti alla porta a vetri, verso il giardino che congiungeva direttamente alla mensa dell'Accademia.

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