Keelan era l'apogeo dello sconforto.
Se ne stava seduto a terra con la schiena incurvata e si rigirava tra le mani un sasso smussato. Quando la vide arrivare, alzò gli occhi verso di lei, che brillarono per un secondo di speranza e poi tornarono a fissarsi a terra, con il sasso che era diventato il centro indiscusso di tutta la sua attenzione.
– È ancora dentro? – chiese Damiano, appoggiato alla balaustra del cancello. Era serio e distante, ma conteneva con dignità i propri pensieri.
– Sì – rispose Delia – Ma non credo ci vorrà molto.
Si passò una mano tra i capelli chiari e calpestò con gli scarponi l'erba davanti a lui, come se volesse liberarsi di qualcosa attaccato alla suola.– Quindi torniamo? – chiese Keelan.
– No. Aspettiamo che ci dicano cosa fare.
Delia era ancora in ansia: poteva ancora andare tutto a rotoli. Non poteva ancora dire loro quello che aveva fatto. E se Iason non fosse riuscito a fare quanto gli aveva detto, o, peggio, non lo avesse fatto per scelta?
Se la verità fosse venuta fuori, sarebbe finita nei guai, questo lo sapeva.Il tempo scorreva lentissimo e Delia, anche se avrebbe dovuto recarsi all'Accademia per mangiare qualcosa, aveva perso completamente l'appetito. Aspettava inquieta che il processo si concludesse, desiderando con tutta se stessa di essere altrove.
La porta a battenti del consiglio si aprì e trattenne un respiro. Keelan si alzò come se davanti a lui fosse comparso un fantasma.
Iason non era contento né tantomeno sollevato, anzi, sembrava essere pronto a picchiare qualcuno.– Non ti azzardare più a fare una cosa del genere – si limitò a dire. I buchi neri dei suoi occhi erano stretti su quelli di lei, e così inquisitori, che le sembrò quasi potesse leggere quello che stava pensando. Intraprese il sentiero di ritorno da solo, senza prendersi la briga di voltarsi, e ignorando Keelan che aveva cercato di afferrargli un braccio.
– Cosa è successo?
Damiano sembrava sorpreso quanto il giovane Guerriero.– Io, io l'ho coperto – riuscì a dire Delia mentre lo guardava allontanarsi, ancora non molto sicura se dovesse sentirsi sollevata.
Passeggiando per il Botanico raccontò loro come erano andate le cose al rapimento e quello che invece aveva detto al processo.
– Forse non ti rendi conto di quello che hai fatto – le disse Damiano, che ancora stentava a credere a quanto aveva sentito.
– Allora avevo ragione?
Abbassò la voce, anche se sapeva che non c'era anima viva nel parco. – Non dovrei dirtelo, ma ormai non credo che abbia più importanza. Sono le regole dei turni di guardia, non si limitano solamente all'assoluto rispetto degli orari stabiliti. I comandi vietano di essere visti dai cittadini mentre si mangia o si beve, si riposa o si dorme, e non si deve mostrare un qualsiasi altro segno di debolezza fisica. Di solito si rischia un'ammonizione, poi dipende dalla gravità della situazione, perché c'è anche chi è stato ritirato dall'incarico e chi ha rischiato la sentenza in tribunale. Ma Iason, è la seconda volta che viene sottoposto a un processo. Dubito che lo avrebbero lasciato andare.
Keelan le camminava attaccato, e dopo quello che aveva sentito sembrava sentirsi molto più propenso a partecipare alla conversazione. – Sei una forza! – esclamò – Come hai fatto a capirlo da sola?
– Ci ho solo pensato sopra. A volte hai tutti gli indizi, devi solo essere in grado di collegarli tra di loro.
– Incredibile! Ma allora è vero che non siete tutti dei bigotti antipatici. Eh, senza offesa – poi lasciando passare del tempo, forse cercando di recuperare quanto detto – Che storia! Questo è quel tipo di notizia che farebbe rimanere tutti a bocca aperta. Scommetto che se lo dicessimo laggiù al fronte nessuno mi crederebbe-
– Appunto per questo non dovrà saperlo nessuno – lo rimproverò Damiano, serio – Iason ha rischiato molto, e anche Delia nel coprirlo. Non so come andrà a finire d'ora in avanti, ma dovremo fare attenzione.
Delia era taciturna. Pensava ai comandi dei Guerrieri. Quindi era così che dovevano apparire, delle macchine da guerra indistruttibili che non pativano la fame e il sonno. Forse quei divieti erano necessari. Eppure, perché si sentiva così? Come... come se non era proprio come doveva essere.
Al vedere il suo laghetto, là dall'alto nella strada sassosa, le si strinse il cuore. Era tutto ancora come lo aveva lasciato quella stessa mattina, tranne che l'acqua, invece che essere perfettamente dritta e calma, stava venendo tagliata a metà da due anatre che si seguivano.
Con quella vista conosciuta decise due cose.Uno, avrebbe mantenuto la promessa che aveva fatto a Teodora e sarebbe entrata nel Consiglio, mettendo leggi ancora più dure per fare in modo che nessun'altro Produttore avrebbe mai osato fare una cosa del genere.
Due, non avrebbe permesso a quelle nuove circostanze di farle perdere la ragione.
Si ricordava quello che aveva detto ad Alex il primo giorno di quell'inseguirsi di sfortune.
"Non posso prometterti che non cercherò un modo per raggirare leggermente la cosa, se sarà necessario, per impedire che esca di testa."
Quel momento era arrivato. Avrebbe fatto in modo di tornare a essere la Governante che tutti si aspettavano.Non si era accorta di essersi fermata. Keelan camminava ancora spedito, continuando a sussurrare tra sé e sé "che storia!", ma Damiano la stava aspettando. Non parlò fin quando non fu sicuro che non era più distratta a guardare lo stagno.
– Iason è troppo orgoglioso per dirtelo, ma quello che hai fatto non è da poco. Io, noi ti siamo molto grati. Non lo dimenticheremo.
E la consapevolezza che c'era almeno qualcuno dalla sua parte le alleviò leggermente le preoccupazioni.
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Lo Stato Ideale della mente - ORIGINAL STORY
Science FictionDelia sta studiando per diventare Governante della Polis, città sopravvissuta per più di milletrecento anni, e che sorge sulle rovine dell'antica Siracusa. Sa esattamente qual è il suo dovere: essendo studentessa dell'Accademia deve studiare sodo, r...