Capitolo 4 - IL SOGNO

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Era su un treno che viaggiava veloce. Al centro del vagone una donna con il viso ricoperto di rughe e capelli lunghi e grigi legati in una coda bassa, stava dando informazioni riguardo le case, la flora e la fauna della città che stavano attraversando. Vicino a lei c'era una ragazza giovane, ma più tardi si rese conto che avevano la stessa età. Dal finestrino una miriade di case bianche e cubiche le slittavano a fianco, poi grandi edifici grigi, identici alle fabbriche dei Produttori. Sembrava che il treno stesse andando a schiantarsi ai piedi di una montagna.

Il cuore le salì in gola quando si inclinò all'ingiù. La galleria era completamente nera, e Delia si concentrò sul rumore del treno che sbuffava e si trascinava sui binari. Poco dopo era tornato a viaggiare dritto, e cominciò a tremare tutto come se la galleria fosse ricoperti di sassi.

Esplosero striduli metallici e dalla finestra cominciò a intravedere scintille dorate. Il treno sterzò e si ribaltò, e lei affondò le unghie nei braccioli. Stava scoppiando tutto, Delia stava sbattendo ovunque e l'unica cosa che non la faceva saltare fuori dal sedile era la cintura di sicurezza. Le orecchie le esplosero per il rumore dei vetri che venivano frantumati.

Alla fine, il treno incontrò un muro e si fermò, oscillando parecchio prima di ristabilizzarsi. Sangue caldo le scivolava giù dall'orecchio, e il sedile di fronte doveva essersi deformato all'indietro, visto che qualcosa la stava tenendo inchiodata. Dopo tutto quel rumore, sembrava esserci un silenzio teso, come se fosse morto tutto il mondo.

Partì un allarme, assordante, e una sirena sul soffitto del vagone cominciò a lanciare raggi di luce rossa a intermittenza, che le permisero di intravedere il treno a pezzi, i sedili distrutti e il corpo di qualche ragazzo che giaceva a terra. A causa del sedile piegato, non riusciva a muoversi.

– Lasciami! No, no! Aiuto per favore!

Giunsero le prime urla. Rimase pietrificata, mentre il treno venne sommerso da altre voci terrificanti. Quasi fosse uno sciame di insetti, vide tra i fasci di luce rossa figure saltare fuori dai sedili, andarsi addosso, cadere, pestarsi. Le grida erano tanto alte che quasi coprivano il rumore dell'allarme.

Spinse le braccia sul sedile che le stava davanti, e i frammenti di vetro sotto i suoi piedi scricchiolarono. A un certo punto la sua mano toccò qualcosa di caldo e allo stesso tempo bagnato. Ritrasse velocemente la mano quando si accorse che era il sangue di qualcuno.

Una luce improvvisa l'accecò e per un secondo non vide più niente. Alcuni sedili alle sue spalle avevano preso fuoco e vampate calde le si stesero sul viso. Finalmente riuscì a intravedere le figure scure, che afferravano i ragazzi e li gettavano fuori dal treno.

Piegò le braccia e cercò di spingere, e la pancia le si strinse per la fatica. La pressione si fece improvvisamente più facile e si accorse che un ragazzo che conosceva aveva cominciato ad aiutarla. Il sedile si sbloccò con un rumore secco, e si piegò in avanti, schiacciando il corpo del ragazzo privo di sensi che ci era seduto. Delia non riuscì a fare a meno di soffocare un urlo tra i denti.

Il ragazzo accanto a lei gridò qualcosa sul fatto che non avessero più tempo.

Dal momento che era ancora immobile per la paura, la prese per un braccio e la tirò fuori dal sedile. A terra giacevano corpi squarciati, qualcuno reso una poltiglia irriconoscibile di sangue e carne per i rottami del treno che erano caduti, e molti dei ragazzi attorno a loro continuavano a essere afferrati indietro e gettati dalle finestre.

L'allarme, le urla, il fuoco incombevano minacciosi, e sembrava non esserci via di uscita, come se fossero bloccati nel Tartaro.

Con un grande tonfo tutto tremò ancora, facendoli barcollare, e fu costretta ad aggrapparsi allo schienale di un sedile per non cadere. Pezzi del soffitto del vagone si staccarono e lei e il ragazzo si guardarono, proprio mentre un raggio di luce rossa dell'allarme gli illuminò completamente il viso.

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