Capitolo 9 - IL BACIO

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Ora che si era sfogata, che si era anche lavata e cambiata, si sentiva molto meglio. L'aria era ancora fresca per la tempesta, ma non affatto spiacevole. Era stato uno di quei temporali che preannunciavano la fine dell'estate. Questo voleva dire che ci erano voluti due mesi perché fosse in grado di accettare la morte di sua sorella.
Quando ripensava alle labbra di Iason sulle sue, il cuore le faceva su e giù.

Aveva i gomiti appoggiati al davanzale della finestra della cucina. La balia dietro di lei era intenta a trafficare con pentole e cucchiai, seguendo una ricetta da un grosso libro arancione, imprecando ogni volta che faceva cadere qualcosa. Ma Delia era troppo interessata a guardare Damiano e Keelan che si stavano affrontando a duello.
Aveva pensato che combattere fosse una questione di forza e resistenza, e che perdessero i più deboli. Ma c'era molto di più in gioco.
Non si stavano avventando l'uno contro l'altro come se volessero farsi a pezzi. Aspettavano entrambi, studiando con circospezione ogni movimento dell'avversario.

Dopo lunghi secondi interminabili, alla fine Keelan passò all'attacco. La sua stoccata venne fermata dalla lama di Damiano, che, facendo roteare le spade sull'altro fianco, non si discostò all'indietro, ma al contrario fece un passo verso di lui. Delia non riuscì a capire cosa avesse fatto fin quando Keelan non lasciò cadere la spada: Damiano aveva bloccato l'elsa e le mani del giovane con l'ascella. Lo rilanciò indietro con uno spintone.

– Troppo precipitoso – lo rimproverò mentre piegava la schiena per raccogliere l'arma a terra.

– Tu non attacchi.

Gliela passò dal manico, tenendo la lama verso il basso. – Aspetto di coglierti di sorpresa.

– Invece no, non hai alcuna intenzione di attaccare. Aspetti che perda la pazienza e che lo faccia io.

Damiano sorrise. – E tu ci caschi sempre.

Ritornarono entrambi in guardia, le gambe spalancate, le spade dritte come alberi. Keelan non si fece ripetere due volte il rimprovero di Damiano, per cui aspettava. Il tempo passò forse per minuti e Delia cominciò ad annoiarsi. Damiano alla fine fece un sospiro sommesso, come volesse dire "tocca sempre fare tutto a me", e dopo una finta, stoccò un destro verso il giovane. Adesso capì perché lasciasse che fosse Keelan ad attaccare: era bravissimo a schivare. Si abbassava, si tirava di lato, parava con la lama, persino rotolò a terra: sembrava stesse danzando, e a ogni passo Delia tratteneva il respiro perché la lama lo sfiorava appena. Parò un attacco e fece strisciare entrambe le spade verso l'alto: si trovarono faccia a faccia con le braccia alzate. Un secondo e Keelan aveva assestato un calcio dritto tra le costole di Damiano, usando il rimbalzo per lanciarsi indietro. Nonostante lo avesse colto di sorpresa, il colpo non era abbastanza forte per far cadere qualcuno della sua stazza.
Il biondo fece ruotare la spada e si sgranchì il collo, poi strinse le dita all'elsa per una presa più salda. Attaccò subito, un destro, un colpo basso, uno alto, un altro destro. Keelan perse l'equilibrio e Damiano con una stoccata lo disarmò.

– Bravo – disse soddisfatto boccheggiando per prendere aria – Solo che ti concentri troppo sullo schivare. La guerra si vince con l'attacco, non con la difesa.

Poi sospirò. – Se solo avessi un po' più di forza in queste gambine.
Diede un colpetto scherzoso alle cosce di Keelan con la piatta della spada, che si allontanò infastidito.

– Facile per te, di secondo nome fai Sacco arrogante di muscoli.

Delia si lasciò sfuggire una risata sottovoce. Entrambi scattarono verso di lei, poi Keelan abbassò lo sguardo, all'improvviso in imbarazzo.

– Da quanto assisti allo spettacolo?

Delia alzò le spalle. – Da abbastanza tempo per renderlo interessante.

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