Capitolo 10.3

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Non era certa che quella sarebbe stata la scelta più divertente secondo i parametri di Bemus, ma era convinta che si sarebbe fatto comunque una sonora risata non appena avesse scoperto che, dopo che si era decisa a lasciarlo, aveva cambiato idea per una poesia che lui le aveva scritto. Sarebbe stata molto più entusiasta di dirglielo se non fosse stata convinta che l'avrebbe presa in giro per tutti gli anni a venire, probabilmente con la storia di una Statua dura come la pietra, che si era innamorata e lasciata momentaneamente abbindolare da qualche bella parola.

Questa mattina ad accompagnarla all'Accademia erano sempre Damiano e Keelan, ma comunque non poté fare a meno di ripensare all'occhiata complice che si erano lanciati lei e il Guerriero, prima che lui si mettesse di nuovo a passeggiare per conto suo con le mani nelle tasche. La lettera era sotto il cuscino, vicino alla poesia, e pensarci le dava la stessa inquietudine di ieri. Per cui il voler parlare con Bemus era una distrazione eccellente, l'aveva fatta persino recare a scuola con un quarto d'ora d'anticipo.

La mensa era un guazzabuglio di studenti, ma non le ci volle molto per capire che il vero c'entro d'attenzione era riservato alla zona centrale, dove Bemus stava in rialzo, a cavallo tra il tavolo e una sedia, circondato da un gruppo di studenti in euforia. Aveva entrambe le mani sui fianchi, il mento alzato. La sua chioma bionda catturava la luce delle lampade, in volto il solito sorriso brillava di sicurezza. La sua voce cercava di sovrastare le risate di quelli attorno a lui.

A quanto pare stava cantando una versione travisata di Se airon gameso.

Ci pranzo, con la morte, l'uomo e il padre
ho rubato la soppressa e il salame.
Per me son belle tutte, le vecchie, le ladre
perché, per gli dei, sapessero che fame!
Bella, e avara, non mi permetterà
di mangiare solo il pranzo, ma a volontà.

Tutti ridevano, alcuni fischiavano, poi cominciarono ad applaudire. Qualcuno dal pubblicò lanciò un pugno di pane verso di lui, che Bemus prese al volo con una mano e poi addentò con un colpo solo, mandando la folla in estasi. Delia si unì all'applauso, non riuscendo a smettere di ridere, e cominciò a farsi strada tra di loro per assistere meglio.

Il suo alleato interruppe un inchino a metà non appena la vide. Il suo sorriso scomparì. Poi i suoi occhi corsero lungo tutta la parte della mensa, e si bloccarono alla porta, dove un gruppo in tunica era appena entrato. Tre Governanti grossi e di tre piazze più grandi del normale – probabilmente sostituivano il lavoro dei Guerrieri – si fecero spazio in mezzo alla mensa.

Nonostante la sala si fosse completamente acquietata, Delia non era abbastanza vicino per sentire cosa stessero dicendo a Bemus. Gli sguardi dei suoi compagni erano sbigottiti quanto il suo. Scese dal tavolo e cominciò a camminare con loro, uno davanti a lui, due dietro. L'aria era sospesa, come una candela pronta a spegnersi a un soffio di vento. Non poté ignorare lo sguardo durato come un respiro che le rivolse il suo alleato.
Aveva gli occhi pieni di paura.

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