Capitolo 5.3

10 1 1
                                    

Dovettero abbandonare ogni speranza di riuscire a scamparsela in silenzio. Il piede di porco, infilato tra il muro e la porta, aveva fatto tremare il metallo come un tamburo, e ora il suono echeggiava nel silenzio notturno in ogni angolo. Non c'era da stupirsene: Iason si era già preparato di fronte all'altra porta e aspettava, e Delia non poteva indugiare un secondo oltre.

Dipendeva tutto da quanto velocemente sarebbe riuscita ad aprirla e dopo quanto il Guerriero sarebbe riuscito a liberarsi dei Produttori. Tutti i muscoli erano indolenziti, e non si era mai sentita così fragile in vita sua, ma continua a spingere, a fare leva con tutto il suo corpo, e le scarpe strisciavano nella polvere.

I passi veloci, le voci e le urla dei Produttori coprirono persino i fragori della porta e Delia sentì un groppo al cuore quando l'altra venne spalancata, la luce si accese e quei rumori si fecero estremamente reali. Doveva concentrarsi solamente sullo spingere il piede di porco, buttandosi a intermittenza alla leva con tutto il suo peso. Il metallo rispondeva con dei brontolii feroci.

Fece di tutto per ignorare le urla e gli striduli di metallo che sentiva dall'altra parte degli scaffali, e soprattutto per ignorare il pensiero che Iason avesse uno stupido martello per difendersi a differenza dei Produttori che, a giudicare del suono, avevano recuperato le spade. Catturò un urlo straziato e pregò che non fosse quello di Iason. I graffi metallici continuavano. Non poteva fermarsi.

Spingi e basta. Il resto non conta.

Le braccia avevano cominciato a fiaccarsi per lo sforzo, e la porta si rifiutava di dare un qualche segno di cedimento.

Impugnando con più attenzione il piede di porco arrugginito, lo spostò più in prossimità della maniglia e continuò a far pressione.

– La ragazza, idiota, va a prendere la ragazza! – sentì gracchiare Leucò oltre gli scaffali. Spinta da una forza che non sapeva di avere, si mise a spingere di panico, e non si fermò nemmeno quando la porta di metallo si spostò, sporgendo pochi centimetri dal muro. Fece per l'ultima volta pressione, e si aprì con un tuono, rivelando il blu tetro della notte e il prato verdastro. Il suo viso venne investito dalla fresca brezza notturna.

"Iason!" stava per dire, ma venne spinta da un corpo due volte più grande di lei, e, facendo rovesciare due secchi di plastica bianchi impilati che contenevano acqua nera e stracci, finì a terra su alcuni attrezzi di lavoro.

Il Produttore dai grandi occhi rotondi incombeva su di lei con entrambe le mani sul manico di un pugnale acuminato. Delia inizialmente fu colta da un sollievo minuscolo - se non aveva la spada, infatti, voleva dire che poteva avergliela presa Iason - ma lo sostituì la consapevolezza che lei comunque non aveva nulla per difendersi. Si alzò in piedi, senza abbassare la guardia, tirandosi su con l'aiuto del banco che aveva alle spalle. I rumori dello scontro nel frattempo continuavano, sentiva le spade che graffiavano, qualcuno che veniva buttato a terra, un altro che grugnava e urlava di dolore e la cosa peggiore è che non riusciva a distinguere chi stesse facendo cosa.

Il Produttore avanzò verso di lei, il pugnale puntato, e Delia notò quanto gli tremassero le mani. Individuò un martello, separava lei dal ragazzo, lasciato a terra accanto ai secchi rovesciati e ai teli neri ormai inzuppati d'acqua sporca. Doveva raggiungerlo.

Andando a tentoni sul tavolo, trovò un bicchierino di plastica trasparente pieno di viti e lo gettò verso di lui. Gli caddero addosso come una pioggia di aculei. Ne approfittò per buttarsi ai suoi piedi e assestarli al ginocchio il colpo più forte che riuscì a dare con il martello da quella distanza ristretta. Il ragazzo si gettò a terra con la mano sulla gamba, con lo splash della pozzanghera d'acqua sporca, e trattenne tra i denti un urlo.

Lo Stato Ideale della mente - ORIGINAL STORYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora