Capitolo 7.1

11 1 1
                                    

Forse era stupido aspettarsi che le cose sarebbero tornate come prima dopo quello che era successo. Delia vide che aveva ripreso a catturare gli sguardi degli studenti, e non sapeva se dovesse esserne felice o meno. Passando per i corridoi sentiva che la gente sussurrava e la indicava, ma non era in modo malevolo come era successo anni prima, quando il fatto che fosse la sorella di Teodora attirava i giudizi di tutti. Quando incontrava i loro sguardi le sorridevano, e qualcuno addirittura si complimentò con lei per quello che era riuscita a fare. Se avessero saputo che aveva mentito al processo probabilmente non sarebbero stati così colpiti.

Tutte quelle attenzioni non aiutarono a metterla su di morale.
Cercò di concentrarsi in tutti i modi sulla lezione di matematica, copiando alla lavagna le infinite disequazioni logaritmiche che il grasso Artimos scriveva in punta di piedi. In qualche modo il suo sguardo finiva sempre fuori dalla finestra verso il cancello dove i capelli neri di Iason brillavano al sole. Non capiva cosa stesse cercando, e tornava rimproverandosi ai segni scuri che scriveva sul quaderno.

Durante musica Alex non spiaccicò parola. La cosa le dispiacque in un modo che non credeva possibile. Aveva perso anche lui ora? Dopo Elena? Dopo Teodora? Voleva dirgli qualcosa, ma non ogni volta che ci provava, si ricordava del modo in cui le aveva preso la mano e le parole le si attorcigliavano in bocca come spaghetti cotti.
Seguire le note dello spartito sarebbe stato più facile, se Delia non fosse stata continuamente distratta da Bemus che diceva qualcosa a Sofia per farla ridere o le spostava i capelli dal collo.

Dopo l'ora di pranzo, non potendo andare al Botanico, si recò alla stanza della preghiera del dormitorio. Era da un po' che non ci tornava, e si rese conto che non rivolgeva le sue preghiere agli dei da quando si era allontanata dall'Accademia. Il fuoco del camino era spento, la stanza vuota coperta da una annoiata luce solare che colpiva la statua di Zeus rendendola grigia topo.
Inginocchiata ad occhi chiusi non seppe cosa dire. Si sentiva osservata dagli stupidi occhi sporgenti dell'aquila sul bassorilievo.
Grazie?
Per cosa? Per aver fatto morire Teodora? Per averla fatta rapire dai Produttori?
Almeno lei era ancora viva. Ringraziò di essere viva e... niente.

Tenete gli usurpatori della città lontano dalle mura.

Si sentì inutile e per niente sollevata. Forse quello che era successo era dovuto proprio al fatto che non aveva pregato per quasi una settimana intera, e adesso si stava solo mettendo in ridicolo davanti agli dei, che probabilmente se ne stavano distesi sulle nuvole a banchettare e ridere delle sue sventure.

Fu felice che Selene le chiese di aiutarla a fare i compiti di fisica, anche se non era proprio il suo genio. Non erano problemi difficili, ma dopo due anni passati a fare attività fisica non era facile tornare a lavorare con la testa, lo sapeva per esperienza. Sarebbe stato molto meno umiliante se non avesse dovuto rilegge ogni problema tre volte prima di capirlo, dal momento che aveva la testa completamente altrove. Pensava al Guerriero e a come si fosse rifiutato di venirle incontro. Anche se in qualche modo si sentiva tradita, dopo averci rimuginato sopra a lungo, concluse che non doveva esserne poi così sorpresa. Aveva messo ben in chiaro fin dall'inizio che non gli andava a pallino, anzi, probabilmente non esisteva persona sul pianeta terra che gli stesse per davvero simpatica. E a lei non importava.

– Non sono molto urgenti, possiamo tornarci domani – le disse Selene, vedendola immobile davanti al libro.

Delia sospirò, scuotendo la testa. – Giuro che quando mi hanno rapita, il cervello me l'hanno lasciato intatto.

Selene ridacchiò. – Immagino. Per questo non serve che me lo butti qui sopra proprio oggi – chiuse il libro e il quaderno. – Facciamo qualcos'altro.

– Ma le tue alleate dove sono?

La ragazza esitò e i suoi occhi marroni sfuggirono da un'altra parte. – Non devi stare con me per forza, se non ti va.

Lo Stato Ideale della mente - ORIGINAL STORYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora